Alessia: vivo in Scozia
A cura di Maricla Pannocchia
La Scozia ha sempre fatto parte della vita di Alessia da quando, nel 2007/2008, ha vinto una borsa di studio Erasmus che l’ha portata a frequentare la University of Glasgow. Tuttavia, sono dovuti passare diversi anni prima che Alessia, incoraggiata anche dalle persone dell’Informagiovani della sua zona, decidesse di lasciare del tutto l’Italia per ricominciare proprio a Glasgow. Come accade a molti, per la prima settimana Alessia ha vissuto in ostello e poi ha fermato un appartamento per i primi due mesi e, intanto, è cominciata la ricerca del lavoro. Adesso, la donna è madre di due bambine, a cui vuole insegnare l’importanza e la ricchezza della diversità, propria e degli altri.
Ciao Alessia, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Mi chiamo Alessia Bruni e sono nata a Torino in un afoso giovedì di fine giugno del 1987.
Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
Ho deciso di lasciare definitivamente l’Italia nel 2016, dopo aver imparato a mie spese che non c’era posto per me. Tramite una responsabile dell’Informagiovani di Moncalieri mi era già stato detto, a gennaio 2015, di espatriare, ma non volevo crederci, pensavo che mi stesse “adulando” perché era più facile mandarmi via piuttosto che trovarmi un posto di lavoro. Quando mi arrivò l’opportunità di fare un porta a porta ho provato a dimostrare a me stessa che quel lavoro mi piaceva ma alla fine gli attacchi di panico sempre più frequenti mi hanno convinta a mollare la presa, quando avevo praticamente perso già tutte le (poche) amicizie.
Come sei finita proprio in Scozia?
È stato un ritorno, perché nel 2007/2008 vinsi la borsa Erasmus per studiare alla University of Glasgow per sei mesi. Mi innamorai di Glasgow, della cultura scozzese, dei ceilidh, dell’haggis e della pacatezza e tranquillità dei locals. Dopo l’Erasmus, una volta in Italia riuscii a partecipare per un anno a un progetto di Servizio Civile Nazionale in biblioteca con un progetto chiamato Biblioteca in ospedale, dove avevo il compito di promuovere le attività e i servizi delle biblioteche civiche torinesi in luoghi non convenzionalmente adibiti e pensati alla lettura. Mi sarebbe davvero piaciuto lavorare in una biblioteca e, con il senno di poi, dopo il progetto di Servizio Civile Nazionale, sarei dovuta tornare in Scozia!
Come ti sei mossa per organizzare la partenza?
Ho fatto un corso d’inglese presso una scuola privata di Torino per prepararmi all’Ielts e ho fissato un budget con la mia famiglia che comprendeva una settimana di ostello e poi due mesi di deposito di affitto per un appartamento. A quel punto, una volta ottenuto il NIN, mi son messa alla ricerca forsennata di un lavoro. Tra novembre 2016 e gennaio 2017 ho lavorato in due posti, durante la settimana lavoravo in una lavanderia professionale e nel week-end facevo la lavapiatti in un ristorante del centro di Glasgow.
Hai ricevuto supporto da chi ti era vicino?
La mia madrina mi ha supportata economicamente e un po’ anche mia madre. Tuttavia, sapevo che mia mamma non avrebbe potuto sostenermi dal punto di vista economico e così ho dovuto contare su me stessa.
Ricordi i primi giorni passati in Scozia?
Sì, ricordo la casa praticamente vuota, i primi mobili che mi sono dovuta comprare nei vari negozi dell’usato ma soprattutto ricordo che scoprii Onepoundlane, dove potevo acquistare libri da leggere a cifre veramente molto basse! Il primo libro che lessi è stato The news is read di Charlotte Green. Sul mio blog potrete trovare la recensione che scrissi all’epoca!
Di cosa ti occupi?
Attualmente lavoro part time in una lavanderia professionale (non la stessa in cui lavoravo all’inizio) dove mi occupo di preparare materiale per hotels, ristoranti, ospedali e scuola di chirurgia. Laviamo, stiriamo, pieghiamo tovaglioli, copricuscini, lenzuola, copri piumoni, accappatoi e asciugamani. Controlliamo ovviamente che vadano ai clienti senza buchi, macchie o pieghe. Da novembre 2018 sono mamma di due bambine, Chikaima Maitea e la sorellina Chimamanda Lavinia. Durante il lockdown ho avuto il privilegio di far parte di un progetto di volontariato sull’eredità femminile a Glasgow con l’associazione Empower Women for Change e il 15 marzo 2021 ho autopubblicato il primo libro della Famiglia Cosmopolita, illustrato magistralmente da un’artista veramente talentuosa, Rosa Iannello, che vorrei aiutare a coltivare il suo talento. Da operaia e mamma non posso fare molto, ma il progetto della famiglia cosmopolita mi accompagnerà fino ai quarant’anni e vorrei che fosse la mia eredità per le mie bambine e per il mondo intero. Sono una donna, brutta da sempre, che ha avuto la fortuna di essere l’unica figlia di un uomo speciale, un litografo, che mi ha trasmesso la passione per i libri e per la conoscenza, oltre che il piacere di aiutare il prossimo. Purtroppo in questi anni ho incontrato diverse persone che si sono solo approfittate di quest’ultimo lato, ma ho imparato a mie spese a lasciarle andare e a concentrarmi su coloro che invece mi hanno dimostrato pazienza e amicizia. CinnaMom, l’illustratrice del primo libro della Famiglia Cosmopolita, è la prima persona che, durante la sua prima maternità, ha trovato il tempo per illustrare i disegni del primo libro seguendo le mie indicazioni e tutti i guadagni delle copie vendute sono andati e vanno a lei, per aiutarla a non lasciarsi alienare da questo mondo e a investire tempo per migliorare il prezioso talento che la sua mamma le ha trasmesso. Purtroppo il libro in inglese non sta avendo molto successo, ma spero di riuscire a fare meglio nei prossimi mesi! La Famiglia Cosmopolita è un progetto più articolato che comprenderà altri libri che usciranno nei prossimi anni e i cui messaggi principali sono l’importanza di accettare e amare la diversità, propria e degli altri, l’importanza di raccontare e di ascoltare e la necessità di trovare, nella quotidianità, il tempo per leggere e per parlare con qualcuno di ciò che si legge. Inoltre, è un veicolo per raccontare in particolare le mie esperienze di volontariato europeo e di servizio civile nazionale. Nonostante non sia stata all’altezza successivamente di lavorare in un’associazione che, mediante i fondi europei, aiuta i giovani europei a formarsi una propria coscienza (e conoscenza) europea, vorrei che ciò si formasse nelle mie figlie. Vorrei che loro fossero consapevoli di cosa vuol dire essere europei, scozzesi e africane. In una parola, cosmopolite. Il modo migliore per conoscere una cultura, un popolo, ai miei occhi, è attraverso le favole che si ascoltano durante i primi anni di vita.
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Quali sono state le difficoltà principali che hai affrontato e come le hai superate?
La solitudine, in primis. Per i primi sei mesi andavo al cinema da sola e avevo ben pochi contatti umani. Poi mi sono un poco sciolta, anche grazie al gruppo d’italiani a Glasgow, anche se la vita mi ha fatto incontrare a una cena il padre delle mie figlie, con cui pensavo di poter costruire una famiglia felice. È questo il mio obiettivo principale, essere felice con le mie bambine.
Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?
Molto buono, soprattutto se si è single e vegani! Con i figli le spese sono tante, ma sono anche tanti gli aiuti che arrivano dallo Stato, specie se si è studenti e/o madri single.
E quello dei servizi pubblici, della sanità e della burocrazia?
Devo dire che non mi posso lamentare. Lo scorso 14 ottobre ho avuto un’operazione chirurgica che mi avevano programmato per agosto in un altro ospedale ma è stata posticipata perché, essendo da sola con due bambine, non potevano garantirmi assistenza. L’ho apprezzato, anche se non vedevo l’ora di risolvere il mio problema. In questo caso penso che il problema fosse solo il fatto di non avere amici o famigliari disposti a venire ad aiutarmi nel post operazione. Come afferma Buchi Emecheta nel libro The Joys of motherhood, una volta in cui si diventa madri si resta spesso isolate.
Come sei stata accolta dalla gente del posto?
All’inizio vivevo a Govanhill, nella zona Sud di Glasgow, abitata prevalentemente da zingari della Romania e dell’Est europeo. Avendo vissuto sette mesi in Romania grazie all’opportunità Evs (che ora si chiama Corpo Europeo della Solidarietà) era molto divertente poter parlare e ascoltare rumeno anche in Scozia!
È facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa lì?
Trovare lavoro, con la Brexit, è un po’ difficile ormai però se ci si specializza in qualcosa prima di venire qui, potrebbe essere più semplice. Se si hanno almeno 50.000 Euro a disposizione e si ha anche un’idea innovativa e sostenibile, aprire un’attività la vedo difficile ma non impossibile!
Che consigli daresti a chi sogna di trasferirsi in Scozia?
Adesso, infatti, sappiamo tutti che per via della Brexit è diventato molto difficile…
Il mio consiglio è avere dei soldi da parte e contattare Incube, uno sportello a cui proporre un’idea imprenditoriale sostenibile. Se si è giovani e al verde, consiglio di chiedere al proprio Comune di appartenenza informazioni sui progetti del corpo europeo di solidarietà relativi al proprio ambito d’interesse. Non escluderei neanche il programma Erasmus con l’università, qualche collaborazione tra le università europee e quelle scozzesi c’è ancora e pure in diversi ambiti.
Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del vivere lì?
Quelli negativi: il meteo ballerino che non consente di fare cambio stagionale degli armadi e inoltre fa sì che non si vedano i propri vestiti asciutti in tempi brevi, a meno che non sia abbia un’asciugatrice.
Quelli positivi sono la disponibilità e la simpatia degli scozzesi, la loro generosità ereditata da personaggi fantastici quali i brownie o i wulver, la presenza pressoché quotidiana dell’arcobaleno nel cielo e le favole e le poesie scozzesi, una fra tutte “In love for long” di Edwin Muir.
Cos’hai imparato vivendo in Scozia?
“Make the hay while the sun shine”, ovvero che svegliarsi presto la mattina e iniziare da subito a lavorare (in casa e nel proprio posto di lavoro), ti consente di avere una vita piena di soddisfazioni. Soprattutto, ho imparato che, anche se sono figlia di un operaio e di una casalinga, senza un quoziente intellettivo particolarmente alto e oggettivamente brutta esteticamente, mi merito di essere trattata con dignità e di avere uno stipendio che mi consenta di avere una casa.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Tornerei in Scozia dopo l’anno di Servizio Civile (2009/2010) con mio padre e, successivamente, con mia madre.
Pensi di aver insegnato qualcosa alle persone del posto?
Loro stanno insegnando a me molte più cose di quante io ne possa insegnare a loro. Comunque, ogni volta che confondono il mio nome, Alessia, con Alice, dico loro che non posso chiamarmi Alice brutta come sono, in quanto Alice deriva dal germanico e significa bella, pretty. Alessia, invece, significa protettore ed è questa la mia missione di vita: proteggo sempre qualcuno, a costo di rimetterci (economicamente). In questo momento sto proteggendo le mie figlie dall’ignoranza e dall’odio insegnando loro i valori del cosmopolitismo.
Progetti futuri?
Continuare a lavorare in Elis, la lavanderia francese dove sono attualmente, e far conoscere a più persone possibili La Famiglia Cosmopolita e i sette artisti che la illustreranno, dimostrando empiricamente che la diversità è ricchezza e che anche una semplice operaia può aiutare giovani artisti talentuosi a iniziare una carriera e diventare famosi! Sono fedele allo slogan: The earth without ART is just EH!
Per seguire e contattare Alessia:
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