Angelo e il lungo viaggio che l’ha portato in Nuova Zelanda

Angelo Zinna è un ragazzo giovanissimo che ha detto “no” ad un percorso di vita già prefissato, decidendo di mettere da parte la paura e le incertezze, per intraprendere un lungo viaggio con un zaino di 100 litri sulle spalle. Un viaggio “lento”, lungo, ricco di sfide, di incontri, di alti e bassi, che l’ha portato in Nuova Zelanda. Un viaggio importante, che gli ha insegnato a dare un giusto valore alle cose e soprattutto a riconoscere i propri limiti.

Angelo Zinna in Nuova Zelanda

Angelo, sul tuo blog ti descrivi così: “20 anni e temporaneamente nomade”. Ma come e da cosa è nata questa voglia di evasione?

Quando sono partito, quasi tre anni fa, non sapevo bene né dove sarei arrivato né quanto sarei stato via. Quando decisi di partire per l’Australia, nel Gennaio 2010, avevo da poco finito le scuole superiori e non riuscivo bene a decidermi sul passo successivo da affrontare, non mi sentivo stimolato da ciò che mi circondava e tutto mi appariva un po’ fine a se stesso. Non mi piaceva l’idea di avere un percorso già prefissato davanti (scuola-università-lavoro-pensione) senza neanche aver visto quali altre possibilità fossero disponibili. Viaggiare mi sembrava l’idea migliore, prendermi sei mesi per confrontarmi con me stesso e chiarirmi le idee. Ora sono passati tre anni e ho le idee più confuse di prima, ma questo è un altro discorso.

Così a 20 anni hai lasciato la famiglia e gli amici per andare dall’altra parte del globo. Quanto ti è costato tutto questo in termini emotivi?

All’inizio dovevano essere solo sei mesi, quindi non ci ho pensato due volte. Ho sempre pensato a questo viaggio solo come ad una pausa e, pur essendosi dilungato sempre di più, non credo di aver mai abbandonato chi conta per me. Alcuni amici sono venuti a trovarmi, altri tornerò a trovarli io. Le distanze non hanno rovinato i rapporti più importanti e non credo che lo faranno.

La tua famiglia ti ha creato problemi?

No, da casa la mia decisione è stata supportata e, col passare del tempo, credo di essermi guadagnato la fiducia di tutti. Sapere che la mia famiglia mi considera in grado di fare scelte responsabili, seppur alternative, per me è un grande regalo.

Come ti sei preparato alla partenza?

Sinceramente volevo sapere il meno possibile su cosa mi attendesse. Per me la cosa fondamentale era fare un salto nel buio, volevo arrivare in un ambiente completamente nuovo, dove avrei potuto misurarmi partendo da zero. Sono partito abbastanza disorganizzato, non avevo né un posto dove dormire la prima notte, né un biglietto di ritorno, ma tutto è andato liscio. Se dovessi descrivere la preparazione, potrei parlare solo dei 7-8 mesi precedenti alla partenza, in cui ho cercato di lavorare il più possibile, per mettere da parte abbastanza soldi da poter andarmene.

Angelo Zinna in Nuova Zelanda

Cosa hai portato con te?

Mi viene da ridere se ripenso allo zaino da 100 litri che portavo sulle spalle. Erano quasi tutti vestiti, qualche libro, la macchina fotografica e una bella serie di oggetti inutili, che non ho mai tirato fuori. Ma poi mi è stato rubato quasi tutto e sono rimasto con una busta del supermercato per tre mesi. Oggi le cose sono cambiate, ho pochi vestiti, nessun libro di carta e un quaderno, ma in compenso l’attrezzatura fotografica e un portatile, per quanto piccolo, sono un peso in più da portarsi dietro.

Qual è il tuo stile di viaggio?

Io viaggio, quando posso, molto lentamente. Ci metto mesi, a volte anni, a conoscere un luogo, ma per me è l’unico modo. Questo ovviamente non è sempre fattibile, di conseguenza cerco di fermarmi a lavorare dove posso, quando posso. Quando viaggio cerco un’esperienza, mi piace visitare attrazioni più o meno turistiche, ma alla fine quello che conta sono le persone che incontro, quello che mangio, ciò che conosco.

Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato fino ad ora?

L’unica difficoltà, se così la si può chiamare, è che con questo stile di vita si è costretti a ricominciare da capo ogni volta che ci si sposta, soprattutto se da soli. Questo però é anche il bello, ogni città, ogni nuova tappa, è una nuova sfida. Ci sono stati molti alti e bassi, ma fino ad oggi tutto ha girato per il verso giusto. Ho incontrato tante persone, fatto tante amicizie e ho dovuto salutarne altrettante, ma ricordo sempre a me stesso che quello che faccio è una scelta, con delle conseguenze, ma pur sempre una scelta.

Come ti sostieni economicamente?

Fino ad oggi ho alternato periodi di viaggio a periodi in cui mi fermo a lavorare. Ho quasi sempre lavorato nel settore dell’ospitalità, in bar o ristoranti, a seconda di cosa trovavo. Di solito mi fermo alcuni mesi per recuperare i soldi spesi in viaggio e guadagnarne abbastanza per ripartire, ma non è mai facile pianificare troppo in anticipo, spesso mi capita di conoscere persone che mi fanno cambiare i piani, oppure mi trovo così bene in un posto da decidere di fermarmi più a lungo. Oggi una piccola parte delle mie entrate inoltre arriva da internet, tramite il blog e la vendita della mia guida, che mi aiuta a finanziare parte dei miei viaggi.

Così, pian piano, tra gioie e difficoltà sei arrivato in Nuova Zelanda…

Sì, è ormai un anno e mezzo che vivo in Nuova Zelanda. Sono arrivato qui dopo aver lasciato l’Australia a Gennaio dello scorso anno. Ho girato un po’ sia le isole di questo Paese che il sud est asiatico, poi mi sono fermato a Wellington, dove mi trovo al momento.

E’ una scelta permanente o conti di rientrare prima o poi in Italia?

Ripartirò dalla Nuova Zelanda all’inizio dell’anno prossimo per attraversare l’Asia tornando in Europa. L’Italia rimane un dubbio, credo che ci tornerò, ma solo di passaggio, a meno che qualcosa non cambi. Non vedo opportunità per me e non sono interessato a farmi sfruttare.

Qual è il tuo primo ricordo australiano?

Jonas, la prima persona che ho conosciuto, che è poi diventata anche uno dei miei migliori amici. Condividevamo la camera insieme ad altre persone, eravamo entrambi nuovi. Ma lui era un pazzo, potrei scrivere un libro di storie. Forse lo farò.

Come hai fatto per il permesso di soggiorno?

In Australia e Nuova Zelanda ho utilizzato il visto Working Holiday, che permette di soggiornare e lavorare per dodici mesi all’interno di ognuno di questi Paesi. Durante il mio anno in Nuova Zelanda poi, ho conosciuto la mia ragazza, grazie alla quale ho potuto richiedere un altro visto, chiamato partnership, valido per un secondo anno.

✍ Consigliato: leggi la nostra Guida per andare a vivere in Nuova Zelanda! ☆

Cosa hai fatto appena sei arrivato? Come sei riuscito a trovare casa, lavoro, ecc..?

Avevo comprato nient’altro che un biglietto per Melbourne e la prima notte, arrivato tardi, ho dormito in aeroporto, su una panchina. Il giorno dopo mi sono messo alla ricerca di un ostello, dove ho vissuto per i primi tempi e fatto le prime conoscenze. Grazie al consiglio di questi nuovi amici, ho deciso di spostarmi in un paesino di campagna, dove poi ho trovato lavoro in una fattoria. Ho sempre vissuto in ostello per i primi mesi, mi piaceva l’idea di conoscere sempre persone nuove ed essere a contatto con molte culture nello stesso luogo. Da lì in poi è stato tutto in discesa.

Viaggiare in Nuova Zelanda

Come si vive in Nuova Zelanda?

In Nuova Zelanda si sta bene, non ci si può proprio lamentare. La qualità della vita è buona e seppure il costo della vita sia molto alto, si riesce a sopravvivere senza problemi. Non è però il paese dei balocchi, non mi stanco mai di dirlo e i primi tempi possono essere difficili. È un Paese dove tutto scorre molto lentamente, la possibilità di crescere c’è, ma ci vuole pazienza e voglia di tirarsi su le maniche. Il lavoro non abbonda, ma si trova sempre, con un po’ di esperienza. È un Paese ancora giovane, lontano e poco popolato, il ritmo della vita è molto diverso rispetto all’Italia. La Nuova Zelanda è stata buona con me. Le persone sono molto socievoli, sempre pronte a scambiare due chiacchiere o a fare conoscenza. Le cose funzionano, non c’è la burocrazia come la conosciamo noi, il lavoro è ancora fondato sul merito, la mentalità è aperta e c’è spazio per tutti. Detto questo però, è anche vero che la distanza dal resto del mondo crea non pochi problemi. La mia impressione della Nuova Zelanda, dopo quasi due anni, è che questo è il luogo ideale dove crescere una famiglia, ma a vent’anni non è abbastanza, manca di dinamicità, è ancora troppo piccolo per poter pensare in grande.

Com’è il sistema lavorativo?

Come ho già affermato prima, il lavoro non abbonda e darei l’idea sbagliata se dicessi che qui è tutto facile. Evito di fare confronti con l’Italia, perché non c’è un vero e proprio confronto. Il concetto stesso di lavoro è diverso, qui ci sono diritti che vengono rispettati, ma altrettanti sono i doveri. Le paghe minime non sono alte, ma anche le tasse sono basse. Il lavoratore detta buona parte delle condizioni e se qualcosa non va, si cambia. Io ho cambiato tre lavori nell’arco dell’ultimo anno, sempre in meglio. Ma è ovvio, la lingua è fondamentale, così come l’esperienza e la voglia di tirarsi su le maniche.

Hai creato il sito http://exploremore.it/. Da quale esigenza è nato e quali argomenti tratta?

Exploremore (al principio non si chiamava così) era un blog di viaggi come ce ne sono tanti, dove raccontavo ciò che mi succedeva in giro. Con il tempo però, l’attenzione ricevuta è aumentata di molto, ho cominciato a ricevere domande, contatti e commenti da sempre più persone che desideravano cambiare qualcosa nella propria vita. E così questo progetto si è evoluto in un sito più grande, Exploremore appunto, che per me è un punto di incontro con altri viaggiatori “zaino in spalla”, dove continuo a raccontare cosa mi succede, ma dove cerco anche di dare informazioni, di discutere e lasciare un segno in quello che è il mondo dei viaggi in Italia. Successivamente, date le tantissime e-mail ricevute, ho creato una guida digitale chiamata Working Holiday Australia, che in 160 pagine spiega nel dettaglio come affrontare un’esperienza del genere, con pochi soldi, in modo indipendente, passando dall’organizzazione, al come trovare lavoro, al come dormire gratis, a come comprare una macchina e tutto quello che c’è dietro. Exploremore è quindi un luogo di ispirazione prima di tutto, sia per me che per chi legge, dove chi arriva può sempre trovare spunti interessanti e condividerne di propri.

Viaggiare in Nuova Zelanda

Hai qualche progetto particolare per il futuro?

Ho molte idee in mente, durante l’arco dell’anno prossimo mi piacerebbe espandere Exploremore inserendo molte altre destinazioni ancora poco visitate, documentando con video realtà diverse dalla nostra. Ho in mente di trascorrere un periodo di volontariato nelle Filippine e poi tornare in Europa via terra, senza fretta. In questo periodo mi piacerebbe scrivere un altro e-book e aprire una piccola libreria di viaggio digitale. Ma sono solo idee, vedremo cosa ne verrà fuori!

Cosa consiglieresti a chi volesse compiere la tua stessa scelta? Quali caratteristiche sono necessarie al fine di affrontare al meglio un viaggio come il tuo?

Io dico sempre il passo più difficile è la decisione iniziale, una volta presa il resto viene da sé. Non ci sono caratteristiche particolari, chiunque può prendere e partire, basta un po’ di spirito di iniziativa e tanta curiosità. Anzi, non solo chiunque può farlo, chiunque dovrebbe farlo, proprio come accade in molti paesi del nord Europa, dove l’anno sabbatico è un percorso di formazione.

Qual è la cosa più importante che questa esperienza ti ha insegnato?

Credo di aver imparato molto su me stesso, ho capito quali sono i miei limiti e quanto posso contare su di me. Stare a contatto con persone diverse mi ha aperto gli occhi, ho perso molti pregiudizi e ne ho guadagnati altri, ho imparato a dare il giusto valore alle cose e seppure a volte me ne dimentico, ho capito il valore del poco tempo che abbiamo a disposizione nella vita. Inoltre da Paesi come Australia e Nuova Zelanda sono riuscito ad apprezzare i lati positivi dell’Italia, ma al contempo a rendermi conto di quanto siamo indietro e di quante poche prospettive siano disponibili per i giovani intraprendenti e creativi.

Per scrivere ad Angelo:

info@exploremore.it

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A cura di Nicole Cascione