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Birrovagare: turismo & birra in giro per l’Europa

birrovagare di gianluca ricci

Tendenze: il turismo legato al mondo della birra in Europa

Se da tempo immemorabile ormai il turismo del vino è diventato più di una curiosità, addirittura un fenomeno di costume, come peraltro certificato dal successo del film americano Sideways (dove due amici – ciascuno appesantito dai suoi problemi – trovano nel girovagare di cantina in cantina nella contea di Santa Barbara, California, un motivo di gioia e una valvola di sfogo alle loro vite faticose), lo stesso non si può dire per il turismo della birra. Che però, negli ultimi due anni, ha aumentato il suo appeal ed è diventato degno dell’attenzione addirittura di alcuni tour operator (Fapitour, Turituri, Agviaggi), che hanno colto al volo l’opportunità e hanno iniziato ad organizzare visite guidate ad alcuni dei laboratori più interessanti non solo d’Italia, ma persino d’Europa.

Gli appassionati hanno già coniato un neologismo, ovvero birrovagare: null’altro sarebbe se non andare di birrificio in birrificio per degustare le specialità prodotte in ciascuno di essi e farsi un’idea dell’evoluzione qualitativa del prodotto. Un prodotto, peraltro, che sta conoscendo uno sviluppo straordinario, al punto che i microbirrifici artigianali si stanno moltiplicando a vista d’occhio. I numeri lo confermano: l’Istat ha certificato che il 46% degli italiani consuma abitualmente birra, una percentuale che schizza al 61% se si prende in considerazione la sola fascia dei giovani di età compresa tra i 24 e i 35 anni, 8 punti percentuali più dei coetanei che bevono vino.

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Certo, i 29 litri annui procapite di consumo sono un’inezia, se confrontati ai 144 della Repubblica Ceca o ai 104 della Germania: fatto sta però che la tendenza, qualche tempo fa considerata di nicchia, sta uscendo con prepotenza alla ribalta. E con essa il piacere di viaggiare con l’obiettivo di scoprire nuovi sapori o nuovi abbinamenti, grazie ai quali affinare le proprie conoscenze in materia di birra e, perché no?, le proprie competenze di bevitori. Oggi i laboratori che producono birra nel nostro Paese hanno superato il migliaio, ma tutto fa pensare che non ci si fermerà lì. Le manifestazioni dedicate al biondo nettare si stanno moltiplicando e non c’è fiera paesana o sagra, ormai, che non ospiti stand in cui si spilli un nuovo tipo di birra con cui solleticare la fantasia dei sempre più numerosi appassionati.

Per chi voglia essere iniziato alle delizie della dea Ninkasi, come si chiamava la divinità sumera della birra, non c’è che l’imbarazzo della scelta, anche se, prima di avvicinarsi alla produzione di nicchia dei piccoli laboratori artigiani, meglio sarebbe farsi le ossa avvicinandosi a quelli che si potrebbero definire i classici della birra, o meglio le classiche. Germania, Irlanda, Belgio e Repubblica Ceca rimangono i punti fermi per chi abbia voglia di affinare gusti e cultura, tanto più che molti dei luoghi in cui si producono le birre più gustose e rinomate del mondo risultano anche adatti ad una visita che non si limiti al birrificio e alle sue immediate vicinanze.

In Germania non si può rinunciare ad un passaggio in Baviera: a Freising, nei pressi dell’aeroporto di Monaco, si trova il birrificio Weihenstephan, secondo i sacerdoti birrai il più antico del mondo; a Bamberga si possono scoprire i segreti della birra affumicata, la rauchbier; nella Fränkische Schweiz, sopra Leipsig, si può andare di casa in casa a farsi offrire le specialità che ogni contadino produce in proprio. In Belgio le abbazie producono alcune tra le più straordinarie birre del mondo. In Repubblica Ceca la città di Pilsen ha finito addirittura per dare il suo nome ad un metodo di produzione.

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In Irlanda bere una birra non è questione di sete, ma di adesione ad un credo filosofico, soprattutto se si è seduti ai tavoli della sala di degustazione della più nota birra del luogo, ovvero la Guinness. Nulla vieta, ovviamente, di abbinare la visita al birrificio a quella alle evidenze monumentali dei luoghi circostanti. Fermo restando, ovviamente, che ci sono delle priorità. E l’approfondimento delle proprie conoscenze sul gotico, in questi casi, non lo è. Prosit.

Gianluca Ricci

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