Claudio: “La Scozia mi ha dato dignità e futuro”
«In Scozia sono rinato. Ho un enorme debito di riconoscenza verso questo Paese che fin da subito mi ha fatto sentire a casa, certo non è stato tutto rose e fiori, ma pur nelle difficoltà, ho sempre avuto delle possibilità. In Italia a 53 anni non hai prospettive e sei tenuto fuori dal mercato del lavoro». Ecco la storia di Claudio Massimo che ha vissuto anni molto difficili, per colpa della crisi e di tasse strangolanti. È arrivato a dormire anche in macchina, fino a quando grazie ad un amico ha iniziato a mandare CV in Scozia. Dopo appena un giorno, arriva la prima chiamata per un colloquio…
Di Enza Petruzziello
«La Scozia mi ha dato quello che l’Italia mi aveva tolto: la dignità e il senso di futuro». A parlare è Claudio Massimo, 61 enne di Treviso, che otto anni fa ha lasciato la sua città per trasferirsi ad Edimburgo. Qui, come lui stesso dice, è rinato.
Quando è partito aveva 53 anni e nessuna prospettiva. E già, perché in Italia la generazione di mezza età è considerata ormai fuori dal mercato lavorativo. Separato con due figli, Claudio Massimo ha affrontato momenti molto difficili, dormendo anche in macchina. La crisi e le tasse lo hanno spinto a chiudere la sua attività di agente assicurativo. Per quasi due anni ha cercato un lavoro decente, ma nonostante 25 anni di esperienza trovava solo offerte come agente di commercio con provvigioni da fame, spese alte e tasse strangolanti. Ha inviato un sacco di mail a ditte italiane, ma non è mai arrivata alcuna risposta.
Così ha pensato di mettere a frutto la sua conoscenza dell’inglese e, grazie ad un suo amico che viveva in Scozia, ha iniziato a mandare CV. Dopo un solo giorno di attesa lo hanno chiamato per un colloquio. In fretta e furia ha preso le poche cose che aveva ed è partito. Senza più tornare.
«Ora sono pienamente realizzato e ho raggiunto traguardi che mai avrei potuto ottenere restando in Italia». Ecco cos’altro ci ha detto
Claudio, quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a fare le valigie e trasferirti all’estero? Che cosa non ti piaceva della tua vecchia vita e quali erano le difficoltà maggiori?
«In Italia ho lavorato per oltre vent’anni anni nel settore assicurativo, non mi sono arricchito, ma riuscivo a vivere dignitosamente finché, nel 2007, la compagnia è fallita e, in un’ottica di “snellimento”, hanno tagliato il personale. Mi sono ritrovato così a dover iniziare da capo, ho lavorato come agente di commercio ed è stato un bagno di sangue: tasse assurde, contributi INPS da versare che erano anche superiori alle provvigioni maturate in quel mese. Si sommi a questo la crisi del 2008 che rendeva tutto più difficile. Mi sono trascinato così per anni. Ovviamente questo ha messo in crisi anche il mio matrimonio e mi sono separato e, se non fosse stato per il buon cuore di un amico che mi ha ospitato, avrei dovuto dormire in macchina (cosa che ho fatto per qualche giorno, esperienza che non auguro a nessuno). Nel frattempo cercavo un lavoro dipendente, ma avevo già 53 anni ed ero troppo vecchio per il mercato, tutti i CV che spedivo venivano ignorati. Non sapevo più che fare».
Immagino non sia stato un momento facile, molti al tuo posto non avrebbero retto. Poi, però, arriva la possibilità di trasferirti all’estero, più precisamente ad Edimburgo. Come hai maturato questa decisione?
«Fra i miei amici ne avevo uno che si era trasferito con la moglie a Edimburgo perché sua cognata viveva là e lui aveva trovato un lavoro come telefonista, mi disse: “Prova, tanto che hai da perdere?”. Mandai il mio CV un venerdì e già il lunedì ebbi la risposta: mi volevano conoscere per un colloquio. Per farla breve, in pochi giorni ho fatto le valigie e sono partito, forte solo del mio buon inglese e con 1700 euro in tasca.
A 53 anni hai dovuto reinventarti, cambiare vita, lasciare gli affetti e ricominciare da zero. Che cosa hai provato in quel momento? Rabbia per non riuscire a trovare un lavoro in Italia, coraggio per rimetterti in gioco, eccitazione per una nuova avventura o tristezza per essere costretto a lasciare la tua casa, la tua famiglia, gli amici?
«È stato tutto così improvviso che non ho ricordi ben precisi, ho dato una svolta alla mia vita in pochissimi giorni, quasi senza pensarci. Magari c’era anche indubbiamente della paura fra i vari sentimenti che provavo, in effetti si trattava un po’ di un salto nel buio: avevo in mano solo la richiesta di un colloquio senza nessuna promessa di un lavoro. Un salto nel buio, appunto, ma ci sono momenti in cui è meglio saltare piuttosto di restare in un buio più profondo. Ricordo le cene per salutare i miei amici, le uscite con i miei figli, ma è stato tutto un susseguirsi di eventi e c’è voluto un po’ di tempo perché tutto si sedimentasse. Non avevo nulla da perdere, quindi sono partito senza particolari apprensioni».
Come sono stati gli inizi ad Edimburgo?
«Appena arrivato ad Edimburgo restai incantato dallo Skyline della Old Town, ricordo che piovigginava e i 18 gradi di luglio mi sembravano freddi giacché venivo dai 38 di Venezia. Il mio primo obiettivo fu trovare un posto dove stare, mi avrebbe ospitato inizialmente il mio amico, ma non volevo approfittarne, quindi passai i primi giorni in rete, visitai alcuni posti ed infine, dopo poco più di una settimana, trovai una stanza in affitto: 25 metri quadri circa, con un minuscolo cucinino elettrico, il bagno era condiviso con altre stanze e il contatore elettrico funzionava a monete da una sterlina… Ma a me sembrava una reggia. Gli scozzesi son stati fin da subito molto gentili con me, vendendomi in difficoltà mi davano indicazioni per cercare una via, e ho scoperto con piacere che il mio inglese era migliore di quanto pensassi. Poi la città, così gotica, si confaceva perfettamente ai miei gusti. È stato amore a prima vista».
Ci fai un’analisi oggettiva di come è vivere qui?
«Francamente fin dall’inizio, non ho avuto mai grossi problemi nell’affrontare le spese di ogni giorno. Certo, stavo attento a come spendevo i soldi ma, venendo da un periodo in cui non avevo neppure la possibilità di comprare un gelato ai miei ragazzi, era già un grosso passo avanti. La vita ad Edimburgo non è poi molto più costosa rispetto a quella nella mia città. Certo, alcolici e sigarette sono molto più cari che in Italia, ma fortunatamente non fumo e bevo con moderazione. I trasporti sono piuttosto costosi, ma sempre puntuali e portano ovunque senza lunghe attese, infatti molti edimburghesi non hanno la macchina e la noleggiano quando serve. Riguardo alla sanità, per fortuna, finora non ne ho usufruito, ho il mio medico di base a due passi da casa ma, come dicevo, non ho avuto bisogno del suo servizio. Invece ho avuto bisogno del dentista e sono rimasto davvero piacevolmente stupito dalla celerità dei tempi (pochissimi giorni) e dall’esiguità dei costi (18 sterline per un’otturazione, 11 sterline per la pulizia dei denti) il tutto grazie all’NHS (che è l’equivalente del nostro SSN). La vita sociale qui, come in tutto il Regno Unito, si svolge molto nei pub, ma come dicevo, non ne sono un assiduo frequentatore».
Ad Edimburgo come tu stesso racconti sei pienamente realizzato e hai raggiunto traguardi lavorativi che mai avresti potuto ottenere restando in Italia. Di che cosa ti occupi adesso? E da un punto di vista lavorativo, che differenze ci sono tra l’Italia e la Scozia?
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«Attualmente lavoro come Supporto Worker in una struttura per disabili. Quando arrivai, feci quel famoso colloquio, ma non andò a buon fine, il ritorno non era un’opzione per me, quindi stampai il mio CV ed iniziai a distribuirlo in tutti i negozi, trovai così un lavoro come commesso in un piccolo negozio della Old Town, la paga non era strabiliante, ma era pur sempre un inizio e mi permetteva di pagare l’affitto e far fronte alle mie spese. Devo dire una cosa che segna una gigantesca differenza fra qui e l’Italia: nei CV non si mette la data di nascita, né si deve specificare se si è sposati o meno. Qui l’età non è un handicap come da noi, ho trovato il mio primo lavoro a 53 anni, il secondo a 56 ed il terzo a 58, in Italia sarebbe stato semplicemente impossibile. Tornado al mio attuale lavoro, devo dire che è il migliore che abbia fatto, inoltre la paga è decisamente buona e mi permette ora di pagare l’affitto di un appartamento di due camere, un notevole miglioramento rispetto alla mia prima stanza.
Ad Edimburgo non è mai tardi per rimettersi in gioco. Inoltre non ci sono situazioni di sfruttamento come in Italia (dove a fronte di 40 ore settimanali un lavoratore percepisce a volte meno di mille euro), essendoci la paga oraria minima garantita dallo Stato (attualmente sulle 9,50 sterline ora). Certo, non è il paradiso e nulla piove dal cielo, ma qui almeno hai delle prospettive che in Italia ti sono assolutamente precluse, specie dopo una certa età».
In Scozia ci sono tanti expat italiani, molti li abbiamo intervistati sul nostro magazine. Li conosci e hai modo di frequentare la comunità italiana ad Edimburgo? Che rapporti ci sono tra gli expat?
«Certamente conosco degli italiani che vivono qui, purtroppo i rispettivi lavori rendono difficoltoso incontrarsi, ma ogni tanto si organizzano delle uscite oppure delle cene».
Sempre più persone non si sentono appagate dalla propria vita e per questo decidono di stravolgerla, magari trasferendosi all’estero per raggiungere così un benessere superiore. Molti, al contrario, hanno paura di fare il grande salto, di cambiare. Che consigli dareste a loro per superare paure e timori?
«Diciamo che ci vuole una forte motivazione per partire, nel mio caso era la totale assenza di prospettive che la mia condizione mi dava. Bisogna però sapersi adattare e soprattutto mai darsi per vinti. Ho scoperto in me delle qualità di resilienza che mai avrei sospettato di avere. Certo, la conoscenza della lingua ha giocato un ruolo fondamentale, mi ha permesso di trovare dei buoni lavori pagati dignitosamente. Ho imparato, comunque, che non è mai troppo tardi per provarci, in Italia siamo spesso legati al concetto che dopo una certa età non sia più possibile fare nulla, molti son troppo legati al loro ambiente, alle loro abitudini e il pensiero di lasciare tutto questo li tiene bloccati. A volte siamo noi stessi a costruirci una prigione con le nostre paure».
Ad Edimburgo, e in generale in Scozia, ci sono opportunità lavorative per chi sta pensando a un trasferimento all’estero?
«Parlo per Edimburgo perché è la realtà che meglio conosco, offerte di lavoro ce ne sono tantissime, anche da me cercano personale. Il problema è dato dalla Brexit che ha reso molto difficile venire qui per lavorare, con il risultato che moltissimi posti sono scoperti, specie nella ristorazione e nel turismo. Se però avete una buona qualifica potete provare a chiedere per una sponsorship, qui è molto richiesto personale medico e ospedaliero in genere. Anche ingegneri e architetti sono richiesti, chiaramente bisogna avere una buona conoscenza dell’inglese, per buona non intendo un inglese oxfordiano, ma saper sostenere una conversazione senza troppe difficoltà».
Nel 2015 sei andato in Scozia per necessità e adesso a distanza di 8 anni è ormai la tua seconda casa. Ti manca mai l’Italia e ci torneresti stabilmente?
«Sono tornato in Italia in visita dopo quasi sette anni, francamente non ho mai sofferto di nostalgia, mi sono ambientato benissimo fin dai primi giorni. Devo dire che, per vari motivi, mi sento molto più a casa qui che in Italia. Certo, mi mancano le tipiche cicchetterie della mia città, il buon bicchiere di vino con gli amici, ma, se metto sul piatto della bilancia quello che ho trovato qui rispetto a quanto ho lasciato, non posso dire di aver rimpianti o nostalgie. Non penso di tornare in Italia, se non come turista, dopo tanti anni qua, mi sono abituato ad uno stile di vita troppo diverso dal nostro, sotto vari punti di vista e più confacente al mio modo di essere».
Come è cambiata la tua vita da quando sei ad Edimburgo?
«In pratica sono rinato. La Scozia mi ha dato quello che l’Italia mi aveva tolto: la dignità ed il senso di futuro. Ho un enorme debito di riconoscenza verso questo Paese che fin da subito mi ha fatto sentire a casa, certo non è stato tutto rose e fiori, ma, come ho già detto, pur nelle difficoltà, ho sempre avuto delle possibilità. Qui lo Stato non lo avverti come un nemico, cosa che spesso accade in Italia, ma anzi è colui che ti aiuta, durante il periodo del Covid per due mesi ho avuto diritto ai sussidi di disoccupazione che mi hanno dato una mano. Essendo arrivato prima della Brexit sono riuscito ad ottenere il Permanent Settlement Status che mi parifica ad un cittadino britannico, pur non avendo la cittadinanza (cosa che non escludo di fare). Anche nelle mie passioni la Scozia mi ha dato delle grandi soddisfazioni: suono il piano e sono riuscito a fare dei concerti al Festival di Edimburgo, una cosa che sarebbe stata al di là dei miei sogni. E poi vivo in una bellissima città che offre tutto ciò che si può desiderare, dove posso vestire i miei abiti steampunk senza che nessuno si volti a guardarmi o faccia commenti, come succederebbe in Italia, specie in piccole realtà di provincia. Molti mi dicono: che fortuna che hai, ma la fortuna conta solo fino ad un certo punto, tutto quello che ho, me lo sono costruito giorno dopo giorno, senza la Scozia però non sarei riuscito a fare nulla… Se non riuscite nei vostri intenti, verificate che non sia lo stesso ambiente attorno a voi a farvi da freno».
Hai da poco compiuto 61 anni. Quali sono i tuoi sogno o progetti per il futuro?
«Ho 61 anni, e mi sento fisicamente psicologicamente più giovane di tanti 50enni, ho musei gratuiti dove andare ed ossigenare il cervello, ho posti meravigliosi da visitare, sono in una terra con un senso civico che spesso da noi latita (il rispetto verso i loro monumenti per dirne una), inoltre a 60 anni lo Stato mi ha mandato la Saltire Card per viaggiare gratis su tutti gli autobus e corriere. Non faccio progetti sul futuro, ma questa è la mia patria ora, la mia casa, il posto dove mi sento realizzato».
In che modo i lettori possono contattarti?
«Non ho canali YouTube specifici sulla Scozia, faccio dirette e posto foto su gruppi di Italiani appassionati di questo paese. A dire il vero ho un canale YouTube dove ho messo le mie musiche come colonna sonora ai filmati che ho fatto qui in Scozia, cercate: Un Veneto Scozzese e sono su Facebook come Claudio Massimo».