La Danimarca attraverso gli occhi di Francesca ed Enrico
A cura di Maricla Panocchia
“Eravamo già trentenni quando abbiamo deciso di lasciare l’Italia”, raccontano Francesca ed Enrico, “Quindi amici e parenti sono rimasti un po’ sorpresi. Tutti avrebbero voluto che ci sistemassimo, qualunque cosa voglia dire.” Invece di “sistemarsi” nel senso tradizionale del termine, la coppia è partita alla volta della Danimarca, anche se ci sono arrivati un po’ per caso visto che entrambi hanno trovato lavoro nello stesso posto e nello stesso periodo.
I due adesso vivono ad Aarhus, ma sono in procinto di trasferirsi a Copenaghen alla ricerca di maggiori opportunità. La Danimarca è l’ottavo Paese più caro al mondo ma, ci raccontano Francesca ed Enrico, “lo stipendio medio supera tranquillamente i 3.000 Euro il mese.” Fare amicizia con i danesi è uno degli scogli più grandi per gli expat (insieme alle tante ore di buio in inverno) perché la popolazione locale è accogliente e parla bene inglese, ma è difficile entrare veramente in confidenza con loro.
E, mentre si preparano al trasferimento nella capitale, i due ragazzi ci anticipano che, una volta finita l’esperienza a Copenaghen, potrebbero rimettersi in viaggio per il mondo!
Ciao ragazzi, raccontateci qualcosa di voi. Chi siete, da dove venite…
Ciao! Siamo Francesca (32) ed Enrico (31), ci siamo conosciuti a Milano nel 2019 a un picnic organizzato su ComeHome… e da lì non ci siamo più separati Tutti e due ci siamo trasferiti a Milano per lavoro. Francesca è originaria di un paesino nell’hinterland milanese, mentre Enrico è della provincia di Treviso. Francesca ha studiato mediazione linguistica e culturale all’Università degli Studi di Milano e, prima di lasciare l’Italia, lavorava come account manager in una grossa realtà nell’industria del turismo. Enrico ha studiato scienza e ingegneria dei materiali a Padova, mentre a Milano lavorava come consulente IT.
Cosa vi ha spinti a lasciare l’Italia?
Abbiamo lasciato l’Italia durante la pandemia, precisamente nel 2021. È stata una combinazione di fattori: era da tempo che valutavamo di fare un’esperienza all’estero, viste le testimonianze di amici e conoscenti che lo avevano già fatto e ne erano particolarmente felici. Inoltre, anche in ambiente lavorativo, notavamo spesso la differenza tra chi aveva fatto un’esperienza di vita all’estero e chi no: l’approccio, l’attitudine… eravamo curiosi!
Inoltre, durante la pandemia Francesca è stata lasciata a casa per via delle difficoltà nel turismo, mentre Enrico faceva orari disumani, finendo spesso di lavorare a mezzanotte e oltre. Era il momento perfetto per cercare un cambiamento radicale nella nostra vita.
Come siete finiti proprio in Danimarca?
Un po’ per caso, direi. Eravamo attirati dai Paesi del Nord Europa in generale, per la reputazione di essere Paesi “efficienti, che funzionano”. Scandinavia, Paesi Bassi, Belgio… non avevamo deciso una meta in particolare. Possiamo dire che ci siamo trasferiti qui per una botta di fortuna, visto che entrambi abbiamo trovato un’opportunità lavorativa in Danimarca nello stesso periodo, caso più unico che raro, come poi avremmo scoperto in seguito.
Dove vivete precisamente e di cosa vi occupate?
Viviamo ad Aarhus, nello Jutland centrale, con il nostro gatto Lynn. Francesca aveva trovato un lavoro da customer success manager per il mercato italiano in una start-up danese mentre Enrico, che è consulente Salesforce, poteva scegliere da dove lavorare, anche da remoto, nonostante l’HQ dell’azienda sia a Copenaghen. Adesso Francesca è stata coinvolta in un taglio del personale collettivo dovuto alla crisi della supply chain nell’ambito automotive. Dato che le opportunità lavorative per la sua posizione si trovano più nella capitale che nello Jutland, a brevissimo ci trasferiremo a Copenaghen.
Com’è la vostra vita quotidiana?
Direi che vale la pena di fare un confronto con quella milanese La vita ad Aarhus è sicuramente più rilassata per noi. Spesso finiamo di lavorare alle 16.30, e comunque la giornata lavorativa inizia tra le 8.15 e le 9.00. Enrico ha un contratto di 40 ore a settimana (in Danimarca è la norma, 37 ore incluso le pause pranzo da 30 minuti), per cui lavora un po’ di più, ma comunque la giornata di lavoro finisce al massimo alle 17.30. Ci sono dovute eccezioni, in particolare per trasferte o incontri con i clienti, ma vengono pianificate molto in anticipo, il che riduce di tanto lo stress. Il resto della giornata è tempo per noi! Aarhus è una città universitaria internazionale, per cui si organizzano spesso eventi socio-culturali a cui noi partecipiamo volentieri per conoscere altri expat. Abbiamo anche frequentato lezioni di danese per circa 6 mesi, organizzate dal Comune. Nei fine-settimana facciamo delle gite per esplorare il Paese scandinavo. Insomma, ci teniamo impegnati!
Come valutereste il rapporto costo/qualità della vita?
La Danimarca è l’ottavo Paese più costoso del mondo ma ti permette di avere una vita dignitosa anche con uno stipendio di “base”. La nostra esperienza comunque è che per vitto, alloggio e altre spese “primarie” il costo è di un 20% in più rispetto a quello di Milano pre – pandemia (ora questa differenza è minore, Milano è diventata più cara rispetto a prima del Covid). Per il fatto che tutti hanno uno stipendio dignitoso, i servizi costano: andare al ristorante, dall’estetista, dal parrucchiere, avere qualcuno che viene a farti le pulizie domestiche, ecc. sono tranquillamente un 50% in più rispetto all’Italia. Lo stipendio medio danese è di circa 3750 Euro netti al mese.
Come avete superato le difficoltà?
I gruppi Facebook e Reddit di expat in Danimarca sono stati di grande aiuto per i dubbi nella vita quotidiana. Invece quando ci siamo trasferiti, l’azienda di Francesca ci ha trovato e pagato un alloggio temporaneo, così potevamo fare casa base e organizzarci da lì, invece che dall’Italia. I nostri datori di lavoro sono stati super-flessibili quando abbiamo dovuto prendere permessi per visitare le case o quando avevamo degli appuntamenti burocratici. A Francesca hanno detto: “sappiamo che la priorità è la casa e finché non sei a posto con quella, non sei produttiva.” Enrico è stato aiutato un po’ dai colleghi per la burocrazia, ma in generale contattare i servizi pubblici e procedere con la burocrazia locale è stato abbastanza facile. L’80% dei danesi è fluente in inglese e lo usa senza problemi, se deve.
Comunque, la più grande difficoltà è il buio nei mesi invernali, quello è davvero difficile anche per i danesi stessi.
Quali sono i momenti più belli vissuti finora?
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Il viaggio per raggiungere la Danimarca. Lo conserviamo come un ricordo pazzesco! Abbiamo perso l’aereo, così siamo saliti in macchina alle 17 e siamo partiti alla volta della Scandinavia, attraversando tutta la Germania (che non finisce mai). Ci siamo fermati a dormire a Fulda e siamo giunti a destinazione l’indomani, dopo una breve sosta ad Amburgo. Surreale. Per il resto, senza andare troppo nei dettagli, la vita in Danimarca è fatta di tanti piccoli momenti belli e confortevoli, da qui il termine “hygge”, cioè lo “star bene, in compagnia e senza stress”.
Che consigli dareste, anche dal punto di vista burocratico, a chi vorrebbe trasferirsi in Danimarca?
Di iscriversi al gruppo di Facebook“DANIMARCHIZZIAMOCI” dove trovate tantissime informazioni utili oltre a degli admin super disponibili ad aiutare le persone che vogliono trasferirsi. La burocrazia danese non è difficile, per ottenere il codice fiscale (CPR) devi dimostrare di avere un lavoro, di essere iscritto a un corso di studi o, ancora, di avere sufficiente denaro nel conto bancario (intorno ai 10.000 Euro).
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla vostra decisione?
Hanno reagito con scetticismo. Eravamo già trentenni quando abbiamo voluto intraprendere questa strada e, ai loro occhi, dovevamo “sistemarci”, qualunque cosa voglia dire. Inoltre, la Danimarca spaventa per il clima rigido. Chiariamoci: la Danimarca è ventosa e piovosa, ma non è minimamente fredda come ai tempi dei nostri genitori. Raramente si va sotto lo zero d’inverno e l’estate è sì fresca, ma comunque temperata.
Come siete stati accolti dalla gente del posto?
La Danimarca è ben organizzata per accogliere gli stranieri e ha tantissimi servizi del Comune che li aiutano a integrarsi. I danesi sono più chiusi degli italiani perché hanno una sfera sociale privata e pubblica molto ben definite. Essi sono molto aperti e gentili con chiunque abbia bisogno o con chiunque voglia interagire con loro, ma non andranno mai oltre un certo punto di confidenza, a meno che non siate parte della loro cerchia di amici stretti o della famiglia. Per iniziare a fare amicizia, è necessario frequentare determinate situazioni sociali come club degli hobby, sport o eventi organizzati. Per entrare in confidenza con i danesi ci vuole molto tempo e, in tutta sincerità, noi in 1 anno e mezzo non possiamo dire di esserci riusciti. È certamente più facile entrare in contatto (e magari in confidenza) con altri expat.
Che luoghi suggerireste da visitare durante un viaggio in Danimarca?
Aarhus – la “città dei sorrisi” – è il capoluogo dello Jutland e può essere considerata la “grande città più piccola del mondo”. C’è tutto quello che ci si aspetterebbe da una città di grandi dimensioni, ma ha solo 300.000 abitanti e il centro si gira tranquillamente a piedi. Skagen è la città più a nord ed è dove il Mar Baltico e il Mare Del Nord s’incontrano. Vale la pena andarci, specialmente d’estate.
Samsø, un’isola raggiungibile da Aarhus e interamente ecosostenibile, si può girare in bicicletta e d’estate ha un aspetto unico, incontaminato. Odense è la città natale di Hans Christian Andersen (autore, ad esempio, de “La Sirenetta”) e ha un grosso museo dedicato a lui. Inoltre, è una cittadina davvero piacevole da girare.
In generale, i musei danesi valgono davvero la pena. Sono spesso composti da installazioni pazzesche, volte a intrattenere oltre che a educare. Ci sono dei musei ad Aarhus e Copenaghen che possono rubarvi tranquillamente un’intera giornata senza annoiare.
È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?
Se si ha un background tecnico e si parla inglese non si hanno problemi. Rispetto all’Italia le persone tecniche vengono pagate veramente molto bene e i danesi cercano di attirare tanti stranieri perché manca personale. Per un background come quello di Francesca è più difficile, la competizione è davvero alta e spesso, a parità di competenze, le aziende scelgono un candidato danese perché si amalgamerebbe meglio nel team. Questo non vale per le realtà grosse internazionali, dove contano esclusivamente skills ed esperienza.
Com’è, invece, la situazione degli alloggi? Si trovano facilmente? Hanno un costo accessibile?
Nello Jutland è più facile trovare alloggio rispetto a Copenaghen, che invece è un po´ una giungla al momento. Tutti vogliono andare a Copenaghen e questa non è una metropoli così grande, se la paragoniamo ad altre città come Londra. I prezzi sono molto alti rispetto all’Italia, ma in linea con gli stipendi. La cosa che non ci piace è che affittano appartamenti vuoti e quindi devi provvedere te all’acquisto dei mobili e rivenderli una volta che cambi casa. C’è un florido mercato dell’usato, però. Noi ne abbiamo usufruito parecchio per l’arredamento della casa.
Che cosa vi ha conquistati della Danimarca?
In Danimarca non ti senti giudicato per quello che fai o per come ti vesti. La gente del posto è molto easy-going, specialmente nelle grandi città. Vale molto il “vivi e lascia vivere”, anche nell’ambito lavorativo – sarà per questo che sono tra i lavoratori più produttivi e più pagati al mondo? Inoltre, abbiamo imparato a capire che i danesi non sono solo un popolo, sono una tribù. Essi hanno un’identità molto forte e coesa, che li porta a fare inevitabilmente gli interessi della comunità, nonostante la loro indole sia molto individualista. Sono i Re dell’amor proprio. Un’altra grande lezione della Danimarca è che importante celebrare i successi, piccoli o grandi che siano. Gratificarsi per ciò che si fa è uno stimolo a fare sempre meglio.
Se ripensate a chi eravate quando vivevate in Italia e a chi siete ora, quali differenze notate?
Riprendiamo dal discorso dell’amor proprio Ora siamo più scialli, meno in ansia e più in grado di riconoscere cosa è veramente importante e/o cosa prioritizzare per risolvere i problemi di tutti i giorni. Siamo anche più aperti, perché non è tutto rose e fiori, e vogliamo capire fino in fondo come funziona il sistema in cui ci troviamo e quanto sia diverso da quello da cui veniamo.
Progetti per il futuro?
Per ora ci trasferiremo a Copenaghen, il che aumenterà un po’ le spese, ma speriamo anche le opportunità di guadagno ma, soprattutto, di entrare in contatto con un nuovo network d’internazionali e danesi metropolitani. Poi chissà, potremmo rimetterci in viaggio!
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