Studiare medicina all’estero
Studiare medicina anche se non hai superato i test di ammissione? È possibile farlo all’estero! Tutto merito di Davide Lucia e del suo “Medicina in Europa”, servizio di consulenza che supporta gli studenti italiani desiderosi di iscriversi alla facoltà di medicina in una università europea. In questa intervista abbiamo esplorato il suo percorso personale e professionale, partendo dalla sua esperienza formativa in Spagna fino al suo attuale impegno a sostegno dei medici del futuro. «L’obiettivo – dice – è offrire un servizio di qualità allo studente e togliergli di torno tutti i grattacapi che posso!».
Di Enza Petruzziello
Ti piacerebbe iscriverti alla facoltà di Medicina in una qualsiasi Università europea? Ad aiutarti ci pensa Davide Lucia con il suo “Medicina in Europa”. Progettato questa estate e lanciato sul web poche settimane fa, si tratta di un servizio di consulenza personalizzata per tutti coloro i quali sognano di studiare Medicina all’estero e che non hanno superato il test di ammissione in Italia.
Ventinovenne originario di Lecce, laureato in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica, Davide possiede un’eccellente padronanza delle lingue straniere. Questa competenza gli consente di comunicare agevolmente con le segreterie didattiche e gli uffici delle università europee. La sua consulenza non si limita soltanto all’aspetto teorico, ma si estende anche al supporto pratico, alla ricerca e all’impegno a soddisfare tutte le esigenze durante il processo di ammissione, durante e dopo l’iscrizione.
Una volta scelta l’Università, Davide si farà carico di tutta la documentazione burocratica, che può richiedere da pochi giorni fino a qualche settimana.
Davide anche tu fai parte dei tanti expat che ogni anno decidono di lasciare l’Italia. Quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a trasferirti in Spagna?
«Prima di trasferirmi in Spagna mi occupavo di insegnamento sia a livello scolastico che accademico, lavorando per un’importante azienda privata. Dopo qualche tempo ho deciso che volevo di più dalla mia vita e soprattutto desideravo mettermi nuovamente in gioco, così ho deciso di lasciare tutto e andare a vivere a Madrid. Attualmente vivo a Valladolid, una piccola cittadina a un’ora dalla capitale, nella regione chiamata “Castilla y León”. Oltre ad occuparmi a tempo pieno del mio progetto Medicina in Europa, ho voluto fare una scommessa con me stesso, iscrivendomi nuovamente all’università, dove attualmente studio Medicina e Chirurgia, nelle vesti di studente internazionale presso la pubblica Università di Valladolid».
Come e quando nasce l’idea di Medicina in Europa?
«È ormai nota da anni la difficoltà di superare la famosa “lotteria del test” e potersi guadagnare un posto in una Università italiana presso le facoltà di Medicina. Se poi ci aggiungiamo la carenza di personale sanitario che stiamo vivendo nel nostro Paese, e che a dirla tutta noto anche qui in Spagna, il quadro si complica enormemente, infatti pochi studenti iscritti risulteranno inevitabilmente in pochi medici nel futuro… Medicina in Europa è un’iniziativa che nasce proprio da questa importante consapevolezza. Ho conosciuto studenti che hanno tentato il test di ammissione italiano anche per cinque anni di fila, senza riuscire a superarlo e che nel frattempo si sono brillantemente laureati in altri campi affini alla scienza medica. A me personalmente sembra uno spreco di forze, tempo e capacità che potrebbero essere invece investiti al servizio del cittadino, formando nuovi medici per la società che è composta dai nostri stessi amici, figli, genitori e nonni che meritano un’assistenza sanitaria di livello. Non se ne può più di estenuanti attese nelle strutture ospedaliere o di far trascorrere tempi biblici prima di ottenere una visita specialistica in seno al Servizio Sanitario Nazionale».
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Perché, secondo te, accade tutto questo?
«Sicuramente per la carenza di laureati e di specialisti, ma anche per il fatto che oggi sempre più neolaureati desiderano trasferirsi all’estero per ottenere condizioni lavorative più appetibili e, perché no, anche per cambiare aria e vedere di cosa è fatto il mondo. Io decisi di provare il test di ammissione in Italia, dopo aver trascorso mesi a studiare estenuantemente mi presentai il giorno del concorso ma quando uscirono le graduatorie dovetti fare i conti con la realtà: non avevo ottenuto un punteggio utile per l’immatricolazione in una della sedi scelte. Mi si palesarono immediatamente diverse soluzioni: riprovare il test l’anno successivo, abbandonare il mio sogno, oppure tornare in Spagna e iscrivermi lì, e così ho fatto: non volevo investire altro tempo per studiare sulle simulazioni dei test senza la certezza che potessi immatricolarmi davvero. Ho fatto il mio bel zainetto e sono partito…».
Medicina in Europa nasce dunque dalla tua esperienza personale. Ti va di raccontarcela?
«Dopo essermi laureato in Mediazione Linguistica in Italia e aver iniziato a lavorare come insegnate, ho sentito nascere in me la necessità di rimettermi in gioco. Non avevo assolutamente idea di cosa avrei fatto della mia vita ma due cose erano certe: il desiderio di smettere di fare quello che stavo facendo e quello di andare a vivere in Spagna. Navigando in rete, ho scoperto l’esistenza di una programma di master universitario presso l’università Rey Juan Carlos di Madrid, era un corso in Bioetica. Non avevo mai sentito parlare di bioetica prima e forse proprio per questo l’ambito mi attirava parecchio. Ho fatto un colloquio via Skype con i responsabili del master e mi hanno offerto la possibilità di immatricolarmi. Una volta a Madrid è iniziata la mia nuova vita: il master era meraviglioso, i colleghi altrettanto. E poi Madrid era Madrid… Una capitale frizzante, allegra, ordinata, pulita. La sua gente simpatica e spiritosa, amante della vita “callejera”, quella che si respira nelle numerose viuzze del centro storico, incastonato tra i quartieri più antichi della capitale, pieni di bar e ristoranti, ognuno con una sua identità. Insomma, nel giro di poche settimane quella di trasferirmi si è rivelata la scelta giusta».
Quando hai capito di voler intraprendere la carriera medica?
«Durante il master ho sostenuto diversi esami tra cui “bioetica all’inizio della vita”, “bioetica alla fine della vita”, “bioetica clinica” e “antropologia” che mi hanno catturato e mi hanno fatto capire che la bioetica è una disciplina trasversale che ha molto a che vedere con la Biologia e la Medicina. La consapevolezza che mi ero messo a studiare qualcosa che era destinato a diventare più di una passione è arrivata quando ho inviato a lavorare sulla tesi. Scelsi di unire le mie conoscenze linguistiche ottenute nel primo percorso di laurea con quelle bioetiche che avevo acquisito nell’ultimo anno e scelsi di analizzare il rapporto e la coniugazione tra medico e paziente oncologico in età pediatrica. Ho avuto la fortuna di essere seguito da un relatore meraviglioso, il dr. Manuel Moreno Villares, primario di Pediatria di un grande ospedale di Madrid. Una mattina mi telefona e mi dice di andare a trovarlo in reparto, voleva presentarmi alcuni dei bambini ricoverati e farmi chiacchierare con i genitori. Quell’esperienza terribile ma al contempo portatrice di una bellezza enorme, mi ha fatto capire che avrei dovuto studiare per diventare Medico».
Che cosa è successo poi?
«Dopo l’ottenimento del master, sono tornato in Italia, ho sostenuto il test di ammissione ma non l’ho superato. Allora ho deciso di non perdere altro tempo e ho partecipato alle selezioni statali per iscrivermi in Spagna, superandole perché molto più meritocratiche. Questo è un punto forte del servizio che offro: so esattamente ciò di cui parlo, perché prima di altri studenti che seguo, anche io ho realizzato tutto l’iter burocratico per poter studiare Medicina all’estero. So che significa e offro una vasta gamma di servizi a supporto di questa scelta coraggiosa e meravigliosa. Non sono un’azienda, sono un professionista che ha scelto di rimettersi in gioco, calpestando nuovamente i corridoi delle aule universitarie e studiare materie del tutto nuove ma enormemente affascinanti».
Quali sono le principali sfide che gli studenti italiani affrontano quando cercano di iscriversi a un programma di Medicina all’estero?
«La prima difficoltà è senza dubbio l’approccio all’istituzione universitaria. Ogni Università ha le sue regole, i suoi bandi, le sue scadenze e i suoi costi. Uno studente italiano può avere chiarissimo il suo obiettivo di studiare in Portogallo, per esempio, ma non ha idea di quale sia l’università più adatta a lui (in termini di prestigio, costi, piano di studi e calendario accademico, solo per citare alcuni degli elementi che solitamente vengono presi in considerazione). O ancora è convinto di voler fare Medicina ma non sa assolutamente in quale Paese sia più conveniente farlo. Ma le difficoltà si presentano anche quando lo studente si è iscritto alle selezioni di una specifica Università europea: l’aspetto che più spesso trovo problematico da parte degli studenti che seguo, e che a suo tempo trovai di difficile comprensione anche io, è la traduzione di tutta la documentazione da presentare all’università. Ogni Stato europeo ha leggi e normative diverse circa l’autenticità dei documenti tradotti provenienti da altri stati, infatti per la Spagna, un diploma di maturità italiano dovrà essere fotocopiato e apostillato in Prefettura, inviato ad un traduttore giurato iscritto all’albo dei traduttori spagnoli e solo in quel momento potrà essere presentato all’università. La Romania invece non accetta fotocopie ma solo originali, l’Irlanda, ancora, non obbliga al giuramento delle traduzioni, ma è sufficiente una dichiarazione certificata da parte del Traduttore. Tra l’altro, le leggi possono cambiare di anno in anno e starvi dietro non è semplicissimo… È per questo che con il tempo ho creato una rete di professionisti in vari ambiti al fine di affidare il lavoro a persone competenti, aggiornate e responsabili. L’obiettivo è sempre offrire un servizio di qualità allo studente e togliergli di torno tutti i grattacapi che posso!».
Come hai sviluppato la tua esperienza nel comprendere e interpretare i requisiti specifici delle varie università straniere, e come applichi questa conoscenza per aiutare i tuoi clienti?
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«Credo che un primo ruolo fondamentale sia giocato dalla laurea in Mediazione Linguistica. Conosco perfettamente inglese e spagnolo, le due lingue che utilizzo quotidianamente per comunicare con le segreterie accademiche europee e per studiare i bandi di accesso alle Università. Durante il mio percorso di laurea ho dovuto sostenere esami di traduzione tecnico-scientifica e questo mi ha aiutato molto a comprendere e analizzare in profondità ogni rigo di un documento che leggo. Questa è sicuramente la prima abilità che sfrutto quando lavoro per un cliente. In secondo luogo, il fatto di aver svolto tutto l’iter burocratico sia per il master che per Medicina in Spagna, mi dà un importante insight di ciò che significa affrontare tutto questo per uno studente. Senza dubbio, l’esperienza personale è sempre il miglior maestro».
Quali sono i punti chiave da considerare quando si sceglie un’università all’estero per studiare Medicina?
«A mio avviso, il primo aspetto è il prestigio dell’università. Ognuno di noi desidera formarsi in una istituzione internazionalmente riconosciuta e che ci fornisca una preparazione eccellente. So, per esempio, che esistono alcune università private che non sono riconosciute da tutti gli Stati europei. Iscrivendosi lì, si rischierebbe di ottenere un titolo di Medicina senza essere in grado di svolgere la professione al di fuori dei confini di quello Stato. Nel mio servizio di consulenza, evito a piè pari queste realtà, consigliando sempre Università riconosciute dal MIUR e da tutti gli altri ministeri europei. Successivamente, mi preoccuperei del costo della vita. C’è da tenere a mente che studiare all’estero è sempre un investimento, per cui è necessario un certo impegno economico, però questo non significa che i costi non possano essere contenuti. In Spagna, ad esempio, le Università private possono arrivare a costare anche 20.000 euro l’anno, ma il costo della vita, anche nella capitale se si sa cercare bene, è più basso di molte grandi città italiane, sia in termini di affitto che di sopravvivenza (spesa, divertimento, trasporti, ecc.). In molti altri Paesi invece, come la Bulgaria o la Romania, le rette universitarie solitamente non superano gli 8.000 euro l’anno. A questi vanno aggiunti l’affitto e le spese che comunque sono estremamente contenuti (circa 500 euro al mese, tutto incluso). Le possibilità sono tante, ma una buona ricerca ci garantisce un abbattimento dei costi. Certo, tutto ciò comunque deve essere in subordine alla qualità della vita che avrò per l’intera durata del corso di studi. Preferisco spendere meno ma vivere in un luogo che non mi piace molto o spender qualcosa in più e avere una vita più serena?È una scelta personale ma secondo me, ne va anche della resa universitaria… Non mi preoccuperei mai invece della qualità del piano di studi: trattandosi di Università europee, la didattica è stata approvata da commissioni statali riconosciute che si attengono rigorosamente alle normative internazionali di qualità. Chiaro, salvo brutte sorprese, ma Medicina in Europa le scova in tempo…».
In che modo supporti i tuoi clienti durante l’intero processo, dalla preparazione della documentazione all’immatricolazione e oltre? Che servizi offri?
«Il cliente può scegliere tra una vasta gamma di servizi quello che più gli si addice. Si parte da una semplice consulenza personalizzata in cui si valuta il punto di partenza del candidato, valutando i suoi titoli, punteggi, certificati, oltre alle sue aspirazioni e necessità. Sulla base di questa analisi si stila un vero e proprio curriculum dello studente e si consigliano le Università europee più consone. Si passa poi ad un pacchetto più completo che prevede anche la ricerca e l’affidamento di tutta la documentazione ad un traduttore professionista, oppure ancora ad un servizio completo in cui mi occupo personalmente di ogni passaggio burocratico e iscrivo direttamente io lo studente alle selezioni universitarie. Ma non finisce qui: ci sono pacchetti che prevedono anche la ricerca di un alloggio per l’intero anno accademico, così come la prenotazione di hotel in loco per lo studente e la famiglia, qualora dovesse passare le selezioni e trasferirsi. Se il cliente poi è così tranquillo e sicuro da sentirsi pronto per svolgere l’intero iter burocratico da solo, può scegliere pacchetti che prevedono l’espletamento di sevizi che io chiamo “laterali”. Questi ultimi vanno dalla semplice ricerca di un traduttore professionista, alla ricerca di un alloggio in loco fino ad un servizio di supervisione generale per assicurare allo studente il corretto svolgimento dell’iscrizione».
Quali sono i Paesi europei più promettenti per gli studenti italiani che desiderano studiare medicina all’estero?
«Storicamente, la Spagna è sempre stato il Paese più gettonato e per certi versi continua ad esserlo: la vicinanza con l’Italia, lo stile di vita mediterraneo e la relativa semplicità della lingua sono i tre elementi che più attraggono gli studenti. Di contro, c’è il prezzo delle Università che in cambio di un piano di studi molto pratico e strutture nuovissime ed eccellenti, chiedono un esborso che non tutti sono disposti a fare. Tuttavia, mi è capitato di seguire una studentessa che è riuscita ad entrare in una università pubblica spagnola, proprio come me, per cui la retta non supera i 2.000 euro l’anno. Ultimante vanno molto le università rumene e bulgare, che garantiscono un buon compromesso tra costi e qualità di vita. Sono invece emergenti mete come Cipro, Portogallo, Slovenia, Svizzera e Norvegia».
Considerando il crescente numero di studenti italiani che scelgono di studiare medicina all’estero, quali opportunità lavorative si presentano per loro dopo il completamento del corso e quali sono le sfide che potrebbero affrontare nel mercato del lavoro italiano o internazionale?
«Avere una laurea in Medicina significa avere sempre la possibilità di lavorare. Il Medico è una figura professionale richiestissima, in ogni parte del mondo. Si prevede una carenza di medici in tutta Europa estremamente grave nei prossimi anni e studiare Medicina significa prepararsi alle sfide lavorative del prossimo futuro. Se pensiamo che in questi mesi l’Italia ha assunto medici cubani per colmare il deficit di personale, appare evidente che servono giovani medici con la voglia di imparare e mettere le loro conoscenze e abilità al servizio dei pazienti. Studiare all’estero poi ha un vantaggio non da poco: ottenere una laurea europea che permette di lavorare in qualsiasi Paese della Comunità».
Puoi condividere con noi un caso di successo significativo in cui hai aiutato un candidato a superare le sfide durante il processo di ammissione all’estero?
«Ce ne sono diversi. Quello che sicuramente mi ha dato più soddisfazione è stato il caso di una ragazza laureata magistrale in Biologia in Italia, 110 e lode. Nonostante le sue conoscenze non aveva superato il test di ammissione italiano e ha deciso di rivolgersi a me. Studiando il suo curriculum le ho consigliato di far convalidare la sua laurea in Spagna, dove ha ottenuto la cosiddetta “equivalencia” con il relativo punteggio (il suo 110 e lode le è stato valutato 9.5/10, usando la scala di valutazione spagnola che è decimale, come nelle nostre scuole). In Spagna è riuscita ad entrare meritocraticamente a Medicina, con i soli voti della sua precedente laurea, conquistandosi un posto in una università pubblica. Un altro caso è quello di uno studente che ho visto piangere quando si è sfogato nel nostro primo incontro. Era accompagnato dai genitori che mi hanno raccontato la sua odissea per superare il test in Italia. Corsi di preparazione costosissimi, ore e ore di studio sulle simulazioni (mi ricordava qualcuno…), senza alcun successo. Presentando tutta la documentazione per tempo, sono riuscito a farlo immatricolare in Romania, senza test. Il fattore tempo è infatti importantissimo: prima vengo contattato da un cliente, prima posso lavorare alla sua candidatura. Ora è felicemente al II Anno, in regola con gli esami».
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Quali sono i consigli chiave che vorresti dare agli studenti italiani che aspirano a studiare Medicina all’estero, basata sulla tua esperienza e conoscenza del settore?
«Mi sento di dare un solo consiglio, perché preferisco vivere con ognuno di loro il percorso man mano anziché dispensare consigli dall’alto. È questo: BUTTATEVI, se siete convinti di voler essere medici, studiate e fate questa meravigliosa esperienza, non ve ne pentirete…».
Cosa rende unica la tua consulenza rispetto alla concorrenza?
«Prima fra tutte, l’esperienza personale. Poi, sicuramente la possibilità di scegliere uno dei tanti pacchetti che offro, ad un prezzo accessibile rispetto alla concorrenza (considerando sempre che si tratta di un investimento per il futuro accademico e professionale), con la più totale trasparenza. Anche perché non sono un’azienda, non ho l’obiettivo di gonfiare il mio fatturato, ho solo voglia di mettere la mia esperienza al servizio di chi, come me, ha fatto la scelta di studiare all’estero. Lavorando in modo autonomo, inoltre, mi occupo personalmente di ogni singolo studente che si rivolge a me. Questo garantisce il massimo livello di professionalità e serietà che ogni persona merita quando si affida a qualcuno. Il dossier personale dello studente è stilato accuratamente da me, senza alcuna delega o affidamento a terzi. Quando c’è bisogno di un consulente tecnico esterno (come nel caso di un Traduttore in una lingua per cui non sono abilitato) comunque l’intero processo non smette mai di essere supervisionato completamente da me. In definitiva, studio io ogni caso e quando è necessario affido il lavoro a professionisti di fiducia che operano sotto la mia supervisione».
Vivi in Spagna ormai da parecchi anni. Come è cambiata la tua vita da quando vivi qui?
«Vivere in Spagna è sempre stato uno dei mie sogni più grandi. Già quando ho fatto l’Eramsus per la prima volta, mi sono reso conto che qui stavo proprio bene. La vita ha un colore diverso, fresco, brillante, luminoso. Io sono un romantico inguaribile, per cui potrei parlarti per ore dei tramonti sulla campagna di Castiglia, o delle viste meravigliose che si apprezzano dal campanile della cattedrale di Valladolid, o ancora dei weekend a Madrid e le cene nei ristoranti più antichi d’Europa che popolano il centro. Però anche da un punto di vista più pratico, la Spagna ha un sapore tutto suo. Un esempio su tutti, la fila nel supermercato. Quando sei in fila, con la tua spesa nel cestello e si apre una cassa nuova, nel silenzio più rispettoso, viene mantenuto l’ordine d’arrivo dei clienti e nessuno tenta di fregarti il posto… E poi le ragazze… La tipica bellezza iberica, sono meravigliose, ma mai quanto la mia fidanzata, rigorosamente italiana… Ciao, Ludovica!».
Progetti per il futuro?
«Terminare i miei studi, specializzarmi e fare il Medico. Continuare a formarmi, anche pensando ad un dottorato (altra cosa per cui in Spagna le cose sono molto più semplici… Ma per questo ci sentiamo un’altra volta…). E poi, magari creare una famiglia tutta mia, sposarmi, stabilirmi definitivamente. Ah, certo! Far crescere sempre di più Medicina in Europa!»
Per contattare Davide Lucia ecco i suoi recapiti:
Sito web: www.medicinaineuropa.it
Email: medicinaineuropa@gmail.com