Dottorato di ricerca all’estero: perché farlo

La carriera accademica, nonostante le tante difficoltà, attira ancora su di sé molto fascino e passione. Chi vuole insegnare all’università o desidera lavorare nell’ambito del mondo della ricerca sa bene che è necessario possedere un alto grado di istruzione oltre alla specializzazione nell’ambito specifico.

Esistono percorsi di formazione post laurea, come i dottorati di ricerca, che danno la possibilità di poter svolgere ed esaudire questa aspirazione, magari per reinventarsi a 30 anni. Il dottorato rappresenta, infatti, il grado di istruzione più elevato all’interno dell’ordinamento accademico italiano. Se fatto all’estero, poi, ci permetterà di avere una carta in più da giocare una volta rientrati in Italia.

Meglio un dottorato in Italia o all’estero? Inutile dire che essere ammessi a un dottorato di ricerca in Italia è piuttosto difficile, anche se non impossibile. Per accedervi è necessario superare un concorso, aspetto questo che all’estero non sempre è richiesto. Fare un dottorato all’estero, inoltre, è una delle opportunità di carriera migliori per tanti laureati, non solo perché possono venire a contatto con una realtà diversa, con nuove conoscenze e scoperte, ma anche perché spesso le possibilità offerte dagli altri Paesi sono maggiori rispetto all’Italia.

Dottorato all’estero: come funziona

I dottorati di ricerca all’estero, conosciuti come Doctor of Philosophy (PhD), sono una realtà ormai consolidata. Basti pensare che negli ultimi anni è cresciuta di moltissimo la quota dei dottori italiani che scelgono di studiare all’estero, arrivata al quarantacinque per cento. Le ragioni di questa scelta sono diverse, ma la differenza più sostanziale differenza tra Italia e resto d’Europa riguarda l’accessibilità ai finanziamenti: Gran Bretagna e Germania sono le prime in Europa ad avere accesso a fondi di ricerca pubblici, sia statali sia europei, e privati. Ma anche altri paesi, ad esempio la Polonia, stanno incrementando gli investimenti su questo fronte.

Il PhD rappresenta l’ultimo livello di istruzione universitaria mondiale e conferisce allo studente il titolo di Doctor Philosophiae. Si sceglie di affrontare un PhD non solo per intraprendere la carriera accademica, ma anche per avere accesso a posizioni più prestigiose all’interno delle aziende.

L’ammissione al ciclo dipende da meriti accademici maturati in precedenza e dal progetto per il quale si chiede di essere finanziati.

Quanto dura un dottorato all’estero

Generalmente un dottorato di ricerca all’estero ha una durata di quattro/cinque anni (in Italia di 3 anni) ed è fondamentale per quelle persone che intendono intraprendere la carriera universitaria. In questi anni lo studente, sostenuto da una retribuzione mensile, è impegnato in corsi, conferenze e scadenze stringenti.

DOTTORATO ESTERO

Come trovare un dottorato all’estero

Come cercare e chiedere informazioni per un dottorato di ricerca all’estero? Per prima cosa bisogna fare domanda ad un dipartimento (o ad un professore) perché vi accolga. Una ricerca online può essere la soluzione più veloce per avere indirizzi e dettagli sull’iter burocratico.

Esistono dei siti specifici per la ricerca di PhD projects. I più importanti sono:

  1. Associazione Mnemosine: è un ente accreditato dal Ministero Istruzione Università e Ricerca per la formazione del personale scolastico. Oltre ai Master e Diplomi di Perfezionamento, l’associazione propone anche dottorati di ricerca universitari all’estero nelle seguenti nazioni: Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo! Il Dottorato di ricerca all’estero consente di usufruire del congedo straordinario retribuito per 3 anni, a patto che tale percorso sia già riconosciuto dal MIUR. Se non vi è il parere favorevole MIUR allora il Dirigente Scolastico non può decretare il congedo.
  2. Findaphd: portale dove è presente una vasta selezione di proposte di dottorato all’estero, oltre ad offrire servizi utili per gli aspiranti dottorandi tra cui uno specifico Forum sul quale studenti e professori potranno discutere di tutte le questioni relative allo studio post-laurea.
  3. NatureJobs: un sito di ricerca in inglese in cui è possibile trovare il dottorato all’estero che vi interessa. Basterà individuare l’area di interesse, è il gioco è fatto.

Non dimentichiamoci degli altri metodi di ricerca tradizionali, come Google. Molte università, infatti, mettono online i loro “PhD programs”. Un’altra strada consiste nel cercare nomi e indirizzi sugli articoli usati nella bibliografia della tesi. Si può anche scrivere all’ambasciata del paese prescelto per avere gli indirizzi dei dipartimenti che interessano.

Requisiti

Per realizzare un dottorato all’estero, è necessario soddisfare alcuni requisiti tra cui:

  • Avere il livello minimo di inglese richiesto dall’università.
  • Presentare una proposta di ricerca.
  • Avere svolto un’esperienza lavorativa rilevante nel settore.
  • Possedere esperienza di ricerca e aver pubblicato può facilitare l’ammissione al PhD.

Borse di studio per un dottorato all’estero

Una volta ottenuto l’assenso, occorre trovare i mezzi di sostentamento. Probabilmente il vostro futuro tutore saprà darvi delle informazioni a riguardo. In molti paesi si può diventare assistenti e insegnare. Le università stesse possono a volte offrire finanziamenti. Inoltre molti enti di ricerca e fondazioni offrono borse di studio per dottorati di ricerca. Conviene iniziare a muoversi molti mesi in anticipo.

Alcuni esempi di borse di dottorato all’estero sono la borsa della fondazione tedesca Boehringer Ingelheim per studenti interessati a dottorato di ricerca in ricerca biomedica di base; oppure il Research Foundation – Flanders (FWO) in Belgio che si occupa della ricerca nelle scienze, nell’ingegneria e nelle materie umane e offre borse di dottorato e post-doc, nonché sovvenzioni, progetti e infrastrutture. Entrambi finanziano il dottorando in base al CV dello studente, del laboratorio ospitante e del progetto ovunque sia il laboratorio che avete selezionato.

Poi ci sono i programmi Fulbright gestiti dall’Institute of International Education e destinati proprio ai cittadini italiani. Molti dottorandi negli Stati Uniti lavorano come assistenti di insegnamento o assistenti di ricerca per integrare le loro entrate. Questi sono di solito offerti come contratti annuali tra lo studente e l’istituto, rinnovati se lo studente mantiene determinati standard accademici.

Quanto si guadagna con il dottorato di ricerca all’estero

Il dottorato all’estero è pagato, di solito, meglio che in Italia. Lo stipendio in media è sui 2000 euro nei paesi nordici, come Belgio, Olanda ed i paesi scandinavi. Anche la Svizzera ha stipendi molto alti, ma è molto cara.

Difficilmente all’estero è possibile fare un dottorato senza essere stipendiati. Sebbene questa sia una nota positiva, ciò implica che spesso sarà necessario trovare una borsa di studio/assegno di ricerca che vi paghi lo stipendio.

Altro discorso è lo stipendio post dottorato all’estero. Anche in questo caso, fuori dall’Italia gli stipendi per i ricercatori sono più alti. Secondo i dati del ministero del Lavoro e dell’Istat a quattro anni dal conseguimento del titolo, il 18,8% dei dottori di ricerca occupati vive all’estero. La retribuzione media di un dottore di ricerca occupato nella Penisola si ferma a 1.496 euro mensili netti, contro i 2.295 euro che possono essere raggiunti da un dottore trasferito in uno dei principali Paesi Ocse.

Come funziona la tassazione

Le persone che si trasferiscono in un altro paese per lavoro, solitamente pagano le tasse qui. Talvolta, però, i ricercatori dell’UE possono continuare a pagare le tasse nel paese di appartenenza.

Ciò vale per i dottorandi ospiti o le persone retribuite da un ente pubblico del proprio paese di origine. In tal caso, il reddito è coperto dagli accordi fiscali bilaterali fra il paese di origine e il paese ospitante. Tali accordi servono a evitare la doppia tassazione.

Per quanto riguarda i ricercatori post-dottorato, questi sono tenuti a pagare le tasse nel proprio paese di residenza, sia come dipendenti di un’università/istituto di ricerca sia come lavoratori autonomi che effettuano la ricerca in collaborazione con tali istituti.

Per ulteriori informazioni sulla tassazione del dottorato di ricerca all’estero si rimanda al sito ufficiale dell’Unione Europea.

Aspettativa e congedo straordinario

Molti degli aspiranti ricercatori hanno già un lavoro in Italia. Pensiamo agli insegnanti e in generale ai dipendenti pubblici. Per loro il dottorato di ricerca all’estero è però un’occasione troppo importante per rinunciarvi. Ecco perché molti chiedono l’aspettativa e il congedo straordinario.

Da non confondere con i permessi studio, l’aspettativa e il congedo straordinario per il dottorato di ricerca consiste nel diritto spettante al dipendente pubblico di essere collocato in aspettativa dall’amministrazione di appartenenza nel caso in cui risulti ammesso ad un corso di dottorato di ricerca presso una università.

Se il dottorato prevede una borsa di studio, e quindi un assegno mensile a carico dell’università, il pubblico dipendente viene collocato in aspettativa senza retribuzione. Nel caso in cui, invece, il pubblico dipendente venga ammesso ad un corso di dottorato senza borsa, l’amministrazione pubblica di appartenenza è tenuta a concedere l’aspettativa retribuita, cioè con la retribuzione mensile ordinariamente versata al dipendente.

Quanti tipi di dottorati esistono all’estero e i bandi 2020

Ci sono numerosi dottorati di ricerca all’estero che partono proprio nel 2020. I campi sono tra i più disparati, vediamo insieme quelli più richiesti.

  1. Dottorato in Chimica: dalla Repubblica Ceca al Texas, dagli Emirati Arabi fino a Hong Kong ci sono numerosi dottorati di ricerca in Chimica a cui è possibile partecipare. Su PhdStudies è possibile leggere tutti i bandi.
  2. Dottorato in Psicologia: è un programma impegnativo, ma che può aprire molte porte alle opportunità di carriera. Ci sono diverse opzioni per il Dottorato in Psicologia: Dottore di Ricerca in Psicologia (PhD), Dottore in Psicologia (PsyD), e titolo di Dottore di Psicologia in materia di istruzione (EDD). Sul sito di Universando si trovano interessanti opportunità per il Canada e gli Stati Uniti.
  3. Dottorato in Giurisprudenza: conosciuto come PhD in Giurisprudenza o Legum Doctor, è un ciclo di studi postlaurea di livello avanzato incentrato sulla ricerca e su un approccio accademico allo studio del diritto. Portogallo, Stati Uniti, Turchia, Colombia: sono tante le destinazioni per chi desidera svolgere un dottorato in Giurisprudenza. Sul sito Lawstudies potrete trovare quelli attualmente aperti.
  4. Dottorato in Filosofia: anche per i dottorati in Filosofia le possibilità sono diverse. In particolare è in Europa che ci sono le più interessanti. A questa pagina troverete tutti i bandi in scadenza.
  5. Dottorato in Fisica: la fisica è di sicuro una delle discipline con più ampia possibilità di dottorati. Fisica atomica, fisica molecolare, fisica ottica, geofisica, biofisica, fisica delle alte energie, delle particelle, e astrofisica. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, così come per le destinazioni: Inghilterra, Germania, Usa, Svizzera, Slovenia. Potete collegarvi qui per leggere i bandi dei dottorati in fisica.
  6. Dottorato Neuroscienze: tra i dottorati di ricerca più prestigiosi, quello in neuroscienze può essere organizzato sia all’interno delle università che di enti di ricerca. Germania, Usa, Spagna e anche Italia offrono diverse opportunità di dottorati di ricerca in neuroscienze per il 2020.

Riconoscimento del dottorato italiano all’estero

Come abbiamo detto molti ricercatori italiani vanno poi a lavorare all’estero. Per quanti hanno conseguito un dottorato di ricerca in Italia sarà necessario ottenere il riconoscimento del titolo di studio all’estero.

Il riconoscimento del dottorato italiano all’estero non è automatico. Anche nel caso di accordi bilaterali o multilaterali riferiti al riconoscimento, si dovrà sempre sottoporre una richiesta di riconoscimento o passare tramite una procedura valutativa nel sistema estero. Ciò vale anche all’interno dei paesi dell’Unione europea, tenuto conto che tale materia è demandata alla competenza di ogni singolo Stato.

Equipollenza del dottorato di ricerca conseguito all’estero

Altro discorso è l’equipollenza del dottorato di ricerca conseguito all’estero. Per avere l’equiparazione del dottorato di ricerca conseguito all’estero con il dottorato di ricerca italiano bisogna ottenere la dichiarazione di valore dell’ambasciata. E questo lo si ottiene solo dall’ambasciata italiana nel paese in cui si è conseguito il titolo di studio. Qui di seguito tutti i passaggi da seguire:

  1. Rilascio da parte della segreteria della facoltà del certificato in cui si attesta che avete conseguito il titolo di dottore di ricerca.
  2. Fotocopia autenticata del certificato.
  3. Portare la fotocopia autenticata al Ministero dell’Istruzione del Paese in cui avete ottenuto il dottorato e chiederne la legalizzazione. Il governo del paese certifica che il titolo ha valore legale.
  4. A questo punto si va al Ministero degli Esteri per chiedere l’apostille che ne estende la validità legale di un documento anche a paesi esteri.
  5. Una volta che si ha la copia del certificato autenticata, con dichiarazione di valore del ministero dell’istruzione locale, e con l’apostille del Ministero degli Esteri bisogna che questa sia tradotta in italiano da un traduttore con la sua firma. Per vedere l’elenco basterà chiedere all’ambasciata italiana presente nel Paese dove avete svolto il dottorato di ricerca.
  6. Una volta che la traduzione è pronta la si consegna in ambasciata dove in pochi giorni faranno la dichiarazione di valore in loco. Nella dichiarazione di valore deve essere specificata la durata legale del corso di studi (deve essere minimo di 3 anni, altrimenti non puoi convertirlo in Italia) e i requisiti minimi di accesso (la laurea di secondo livello).
  7. A questo punto potrete mandare tutto al MIUR. Per ulteriori informazioni si rimanda proprio alla pagina del sito del Ministero dell’Istruzione dedicata ai dottorati dove potrete trovare anche la lista dei documenti da presentare e la domanda in allegato.

Le destinazioni migliori per svolgere un dottorato all’estero

Se l’Italia è il Paese in Europa con il più alto numero di cervelli in fuga, la Gran Bretagna è quello con il più alto numero di ricercatori in entrata, come dimostra una recente analisi sui dati migratori riguardanti chi fa ricerca. Ma quali sono le destinazioni preferite per chi desidera effettuare un dottorato all’estero?

Si tratta di: USA, Regno Unito, Francia, Germania, Belgio e Olanda, Danimarca, Svizzera e Canada. È proprio qui che gli italiani scelgono di fare un dottorato di ricerca all’estero.

A Copenhagen, ad esempio, «L’università investe molto sulla ricerca e sul suo futuro», come racconta Claudia Bono che in Danimarca ha svolto un dottorato di ricerca. Le è bastato compilare la domanda di ammissione per essere accettata.

Anche Anna Fiorenza ha puntato all’estero, dritta verso la Spagna e poi San Francisco. «Ho lasciato l’Italia l’11 settembre 2009, pochi mesi dopo essermi laureata per iniziare ad Alicante un dottorato in Neuroscienze – racconta. Non potrò mai dimenticare questa data, per me è stato come nascere di nuovo e conquistare la vita che volevo».

«Ormai il mio Paese mi ha perso. Per riaccogliermi non può fare niente. È troppo tardi». È netto Cesare Tinelli, dal ’99 negli USA dove vive e fa ricerca. Una laurea in Scienze dell’informazione a Bari, e Master e PhD entrambi in Computer Science alla University of Illinois atborsv Urbana-Champaign. Per Cesare: «Quello che spesso si trascura è che in Italia negli ultimi anni ci sono stati pochissimi concorsi e che c’è una spaventosa mancanza strutturale di fondi».

Chi, invece, ha conseguito il dottorato in Italia ma poi è andata all’estero a lavorare è Melania Anna Duca che si è trasferita in Irlanda del Nord. «In Italia, subito dopo il dottorato, conseguito a Bari in Storia della Scienza, ho cercato di farmi spazio– con enormi sacrifici – in “accademia”. Ma l’“accademia” non esiste più».

In conclusione

Storie, queste, che sono le stesse di tanti giovani ricercatori italiani. Da un lato la voglia di mettersi in gioco altrove e di trascorrere un periodo all’estero, dall’altro la consapevolezza che la propria terra spesso è avara di occasioni e di meritocrazia. Fare un dottorato di ricerca all’estero è per quasi tutti una scelta che cambia la vita e da cui, spesso, non si torna più indietro nemmeno in Italia.