Federico: ho lasciato l’Italia 4 anni e fa e adesso vivo a Città del Messico
A cura di Maricla Pannocchia
Da sempre lanciato verso l’estero, grazie a dei contatti che ha avuto sin dai tempi dell’università, Federico – che non si definisce italiano ma napoletano – ha lasciato il suo Paese natale 4 anni fa, per inseguire un’opportunità lavorativa a Città del Messico.
Federico lavora per un broker internazionale che si è occupato di ogni aspetto del suo trasferimento, incluso trovargli un alloggio, “e, per questo, sono stato molto fortunato.”
In questa intervista ci racconta che il costo della vita a Città del Messico è di circa la metà rispetto a quello in Italia. Vivere lì ha molti aspetti positivi, incluso quello che la gran parte della popolazione ha meno di 20 anni ed è proiettata verso il futuro, “in Europa, vediamo tanti anziani passeggiare per le città, qui è il contrario. Mentre lì il focus è sul preservare ciò che c’è, qui è sul domani.”
Ciao Federico, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao a tutti, sono Federico Scarpato, italiano di Napoli, anzi, come dicevano Bud Spencer e Sophia Loren “non sono italiano, sono napoletano… è un’altra cosa…” il che non è un giudizio ma un dato di fatto. Essere napoletani significa avere un grande amore, rispetto e quasi devozione per una cultura che tutti noi che veniamo da famiglie napoletane DOC assorbiamo anche inconsciamente.
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Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
Ho lasciato l’Italia 4 anni fa, quindi da non molto tempo. Ho sempre avuto contatti con l’estero, sin da quando andavo all’università. Il motivo del mio trasferimento è stato lavorativo, poiché, lavorando per una multinazionale, si è aperta la possibilità di andare a sviluppare un mercato nuovo.
Adesso vivi in Messico, dove, precisamente? Cosa ti ha spinto a trasferirti proprio lì?
Vivo a Città del Messico, una città immensa, precisamente nel quartiere della Condesa, che è una delle zone più popolate da stranieri. Ciò mi ha dato l’opportunità lavorativa in un mercato potenzialmente enorme (il Messico ha più di 120 milioni di abitanti) oltre al fatto che è un Paese di cultura latina e con un clima decisamente più piacevole rispetto a quello ormai estremizzato che troviamo in Europa e, soprattutto, in Italia.
Sei lì da 4 anni. Che cambiamenti hai visto in quest’arco di tempo?
Beh, devo dire che ci sono stati molti cambiamenti. Io sono arrivato qui a febbraio 2020, quando iniziava l’epidemia da Covid, quindi, anche se qui non c’è stato un lock-down rigoroso come in Italia, nel primo anno ho vissuto in una città praticamente deserta ed è stata una esperienza interessante perché c’era una grande solidarietà tra la gente e ho fatto delle amicizie che poi mi sono rimaste.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?
Io sono sempre stato molto indipendente quindi non è che siano rimasti sorpresi, anche se, come sempre, le reazioni cambiano da persona a persona. Ovviamente, c’è sempre qualcuno che la prende meglio e altri che la prendono peggio, ma questo credo sia normale. Oggi non è più come 60 anni fa, quando si partiva e non si tornava più. Adesso è più facile viaggiare, poi ci sono i social e i nuovi mezzi di comunicazione, insomma, si rimane in contatto.
Come ti sei organizzato prima della partenza?
Per fortuna l’azienda per cui lavoro ha pensato a tutto: il trasferimento, l’alloggio… io ho dovuto solo preparare le mie cose personali. Ho lasciato in Italia abiti pesanti come cappotti e maglioni.
Di cosa ti occupi?
Io lavoro per un broker internazionale che ha accordi con più di 35 banche internazionali che offrono servizi d’investimento finanziario per clientela privata ma, in alcuni casi, anche clientela corporate.
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È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?
In Messico c’è una buona presenza di italiani, anche se non massiccia come in Brasile o Argentina, e, generalmente, tutti hanno un lavoro ben remunerato e che permette loro di avere un buon tenore di vita. Anche perché gli italiani sono molto ben visti dai messicani, c’é una profonda ammirazione per la nostra cultura, la moda, la cucina e lo sport.
Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?
Chiaramente nel settore alimentare, nella ristorazione, nell’import-export di prodotti italiani ma anche nella logistica, nel turismo e nella moda.
Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
Qui bisogna distinguere: se lavori per una azienda straniera, sicuramente, soprattutto se ti pagano in dollari mentre le aziende messicane pagano meno e, soprattutto, in pesos, che, chiaramente, è una moneta più instabile. Per questo motivo ci sono zone dove vivono soprattutto stranieri e altre dove ci sono solo messicani.
Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
Mediamente il costo della vita è la metà di quello italiano: la benzina costa circa il corrispondente di 1 Euro al litro, chiaramente se compri prodotti europei o americani sono carissimi, ma, nelle grandi catene di supermercati, trovi diversi prezzi per tutte le tasche.
Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?
In confronto all’Italia, è tutto più semplificato, perché lo Stato incentiva molto l’ingresso d’imprese straniere. Conviene sempre associarsi con partner messicani per essere agevolati in molte cose, dai finanziamenti alle pratiche burocratiche.
Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere in Messico?
I pro sono moltissimi. Il Messico è un Paese giovane, anzi, giovanissimo, in cui la metà della popolazione ha meno di 20 anni e questo lo noti anche visivamente camminando per la città. In Italia vedi camminare la maggioranza di persone anziane, qui il contrario, e questo cambia anche lo spirito delle persone che sono proiettate verso il futuro, cosa che in Europa si sta perdendo. La gente pensa a conservare quello che ha, qui i giovani hanno uno spirito, un coraggio che in Italia purtroppo si sta perdendo. Di contro, il Messico, ovviamente, ha maggiori problemi di sicurezza, soprattutto in alcune aree, dove devi avere un livello di attenzione più alto rispetto all’Europa.
Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?
La sanità pubblica qui è veramente basica. Ovviamente, da straniero, hai bisogno di una copertura sanitaria privata che comunque ti dà accesso a molte strutture di avanguardia a livello americano. La burocrazia è sicuramente più snella di quella italiana. I trasporti aerei sono ottimi, ci sono aeroporti in tutte le città più importanti e nei luoghi di svago. I treni sono praticamente inesistenti, adesso hanno inaugurato il Treno Maya, e qualche altra linea,ma niente confronto all’alta velocità europea. A Città del Messico c’e un’ottima rete metropolitana con tantissime linee ma, soprattutto, ti puoi spostare con Uber a tariffe convenientissime.
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C’è qualcosa, di positivo o di negativo, che hai scoperto una volta sul posto e che avresti voluto sapere prima del trasferimento?
No, io preferisco sempre conoscere le abitudini stando sul posto, mi piace scoprire pian piano i luoghi e le abitudini. Per esempio, qui, a differenza dell’Italia, dove abbiamo i tre pasti giornalieri fatti da una colazione fugace, un pranzo sostanzioso e una cena leggera, c’è la tradizione del desayuno intorno alle 11 del mattino, che è una sorta di via di mezzo tra colazione e pranzo, che è il loro pasto principale, e tutti gli uffici fanno una pausa desayuno alle 11, che ti spezza un po’ la giornata, ma poi ti abitui e quindi ti organizzi di conseguenza.
Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi sul Messico?
In Italia tutti pensano al Messico come al posto dove trascorrere le vacanze con spiagge incontaminate e mare cristallino, il che è vero, ma il Messico è anche attaccato agli Stati Uniti e qui c’è una cultura del business che è molto simile a quella americana.
Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?
Se parliamo di Città del Messico, le zone più gettonate sono la Condesa, Polanco e la Roma. Poi ci sono le zone di lusso come Interlomas e Santa Fe, che però sono anche le più care. Ci sono anche aree più accessibili come Anzures, S.Rafael e S.Miguel de Chapultepec, dove il rapporto qualità-prezzo è migliore.
Come sei stato accolto dalla gente del posto?
Io qui mi sento a casa, non ho mai avvertito la sensazione di stare all’estero, anche perché, come ho detto, le nostre culture sono simili. Certo, devi imparare la lingua, ma 3 mesi sono sufficienti per farlo.
Come descriveresti le loro vite?
Vivendo in una città enorme, dove gli spostamenti a volte richiedono ore, in genere la settimana va via per il lavoro, poi il week-end è dedicato agli svaghi e devo dire che Città del Messico offre una varietà di opportunità di tutti i tipi: teatri, cinema, musei, mostre e ristoranti con cucine di tutto il mondo. È una metropoli internazionale che offre di tutto.
Com’è una tua giornata tipo?
Dal lunedì al venerdì lavoro quindi ufficio, riunioni, incontri con i clienti poi, nel week-end, mi dedico agli svaghi con gli amici, i colleghi, e partecipo agli eventi della comunità italiana tramite l’Ambasciata e la Camera di Commercio. Mi dedico anche allo sport e mi capita di fare dei fine-settimana al mare. Del resto, le più belle spiagge del mondo sono a un’ora di volo da qui!
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Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Quando arrivi in una megalopoli di 20 milioni di abitanti non è facile ambientarsi subito, devi conoscere le persone, farti nuovi amici, nuovi colleghi, sopportare alcune scosse di terremoto abbastanza forti… di sicuro, qui non ci annoiamo!
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
Innanzitutto, le ho avute nel lavoro. Ho avuto la gioia di creare qualcosa di nuovo e trasferire le mie conoscenze professionali ai più giovani.
Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
Consiglio di avere già un lavoro, quindi informarsi presso l’ambasciata del Messico o anche attraverso la Camera di Commercio riguardo alle opportunità di lavoro che ci sono qui, perché, altrimenti, farlo qui da straniero è più difficile.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
Qui c’è di tutto: dai mari caraibici dello Yucatan, alle spiagge più selvagge di Oaxaca, Puerto Escondido e Huatulco, passando per le zone più esclusive come Los Cabos o Puerto Vallarta.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Assolutamente no, farei tutto esattamente come ho fatto. Nel bene o nel male, tutte le esperienze, soprattutto quelle negative, portano a una crescita.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato ad avere fiducia nel futuro, a pensare che domani sarà migliore di oggi, che il mondo è grande e che c’è sempre un posto che può darti di più.
Progetti futuri?
Vorrei una casa vicino al mare nella quale rifugiarmi con le persone che amo nei momenti di stress.
Per seguire e contattare Federico:
E-mail: federicoscarpato@yahoo.com
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