Fiammetta, insegnante di nuoto a Stoccolma
Fiammetta Scalfati, da giornalista in Italia a insegnante di nuoto a Stoccolma, dove si è trasferita subito dopo la grave crisi economica che ha colpito il nostro Paese. Una scelta naturale quella di trasferirsi in Svezia, dove ad attenderla c’era sua sorella, trasferitasi già da 20 anni prima.
Fiammetta in Svezia è riuscita ad evolversi spiritualmente e a ritrovare se stessa, in un posto dove tutto è possibile a qualsiasi età. “Potrei tornare indietro geograficamente, ma anche se mi trasferissi di nuovo a Napoli o a Roma, niente sarebbe più lo stesso, perché ormai il mio modo di vedere le cose è cambiato”.
Fiammetta qual è stato il percorso di vita e quello professionale che ti hanno condotta in Svezia?
Conoscevo la Svezia molto bene da turista, perché mia sorella si è traferita qui quasi venti anni fa. Io venivo a trovarla tutte le estati e ogni volta rimanevo affascinata dalla natura e dallo stile di vita svedese. Anche se ero tentata, non avevo mai pensato seriamente di trasferirmi, perché tutte le mie competenze professionali erano legate alla conoscenza della lingua italiana. Io sono napoletana e prima di trasferirmi in Svezia ho vissuto e lavorato dieci anni a Roma. Ho iniziato a lavorare come giornalista già a 22 anni, a 30 mi sono trasferita a Roma e sono diventata copywriter. Poi è arrivata la crisi economica e, di conseguenza, il licenziamento. Potevo rimanere in Italia e cercare di sopravvivere oppure lanciarmi nell’avventura svedese. Ed eccomi qui. Ormai risiedo a Stoccolma da circa tre anni, vivo precisamente a Farsta, un quartiere a venti minuti di metropolitana dal cuore della città e a pochi passi da un centro commerciale e da un lago meraviglioso, dove si può fare il bagno d’estate e pattinare d’inverno.
Quando e perché hai capito che trasferirti sarebbe stato il passo giusto per te?
Non c’è stato un momento esatto in cui mi si è accesa in testa una lampadina giallo-azzurra. Mi sono innamorata di Stoccolma da quando l’ho visitata la prima volta nel ’91, facendo l’Interail e ho continuato ad apprezzarla sempre di più ad ogni visita. Quando ho deciso di lasciare l’Italia, la Svezia è stata la scelta più naturale, perché c’era già mia sorella e perché fa parte della Comunità europea, quindi trasferirsi qui è relativamente facile.
Ti sei confrontata con qualcuno prima di prendere la decisione di partire?
Ne parlai un po’ con mio padre, il quale mi disse che gli sembrava una buona idea, anche perché sarei sempre potuta tornare indietro se le cose da noi fossero migliorate.
Quanto sono stati complicati gli aspetti pratici al tuo arrivo?
Sono stata fortunata e ho trovato quasi subito sia la casa che il lavoro, ma non a tutti va così bene. A Stoccolma per poter affittare un appartamento, bisogna iscriversi ad una lista di attesa che dura anni. Il lavoro non mi è mai mancato anche se, soprattutto all’inizio, non avevo un curriculum molto qualificato, poiché non conoscevo lo svedese. Però parlavo bene l’inglese, avevo già dei contatti e poi ho scoperto di possedere anche una discreta faccia tosta che mi ha aiutato a trovare diversi impieghi.
Di cosa ti occupi?
Ora faccio l’insegnante di nuoto per i bambini delle scuole elementari. Qui il nuoto è una materia scolastica. Gli insegnanti portano i bambini a lezione in piscina e poi li riaccompagnano a scuola.
Che differenze ci sono tra l’essere giornalisti in Italia ed esserlo invece in Svezia?
La mia esperienza svedese non è proprio paragonabile a quella italiana. In Italia lavoravo per un’agenzia di stampa, avevamo un ritmo di lavoro molto veloce ed eravamo anche estremamente competitivi. Qui in Svezia invece ho scritto solo per tre mesi per un settimanale in “svedese semplificato”, dedicato agli stranieri che iniziano a imparare la lingua. Ce la prendevamo comoda, non cercavamo scoop, ma solo informazioni e curiosità che potessero essere utili agli immigrati.
Un giornalista italiano riesce ad inserirsi facilmente nella realtà svedese?
No. Secondo le statistiche il mestiere di giornalista è tra i meno richiesti sul mercato svedese, anche se sei madrelingua, figuriamoci se sei straniero…
Il vivere in Svezia, in cosa ti ha arricchito?
Qui ho conosciuto gente proveniente da ogni angolo del mondo, che si è trasferita a causa di un amore o di una guerra, ha perso tutto, ha riconquistato tutto oppure ha trovato qualcosa di nuovo e inaspettato. Qui ho capito che tutto è possibile a qualsiasi età, che il lavoro che fai e il prestigio (o la mancanza di prestigio) che ne conseguono, sono delle cose irrilevanti. Qui mi sono evoluta spiritualmente e ho trovato me stessa. Si può dire che la Svezia è stata la mia India.
Cosa c’è di speciale in Svezia che ti ha conquistata?
Mi piace molto la calma e allo stesso tempo la vivacità che caratterizzano Stoccolma. Il ritmo tranquillo da piccola città di provincia insieme all’adrenalina di una capitale europea, con i suoi concerti, i suoi eventi culturali, la sua vita notturna. E poi la natura, i laghi e i parchi disseminati dappertutto, anche in pieno centro.
Cosa consiglieresti a chi volesse trasferirsi in Svezia?
Mutande di lana? Scherzo, ma non troppo. Vestirsi adeguatamente per combattere il freddo degli inverni scandinavi è importantissimo, ma il mio consiglio principale è di non aspettarsi un Paese perfetto, perché si rimarrebbe delusi: anche qui esistono la corruzione, la criminalità, il nepotismo, l’incompetenza professionale e cosí via, ma a differenza dell’Italia, in Svezia c’è ancora chi si scandalizza. Ovviamente consiglio anche di imparare la lingua il più presto possibile e cercare di conoscere ed apprezzare tutti i lati positivi della vita svedese, invece di rimpiangere l’Italia e lamentarsi del clima e del cibo.
Puoi darci una panoramica di come si vive in Svezia?
Per un italiano vivere qui dà un senso di calma e sicurezza. Stoccolma è considerata dagli svedesi una città molto pericolosa, caotica e piena di maleducati, ma per noi italiani è un esempio di pace e pulizia. Cenare al ristorante costa tantissimo, bere alcolici non ne parliamo. Il pranzo fuori invece è abbondante ed economico. Gli affitti sono più economici rispetto a Roma e a Milano. Gli stipendi in genere sono più alti. Le palestre e le piscine sono favolose e costano davvero poco. Le biblioteche sono distribuite in maniera capillare ed offrono servizi gratuiti, che vanno dalla consulenza giuridica alle ripetizioni di matematica, dal prestito di libri elettronici alle lezioni di conversazione. I trasporti sono carissimi, ma sono talmente efficienti che benedico ognuna delle 790 corone (quasi 90 euro) che spendo per la mia tessera mensile. Ci sono tantissimi stoccolmesi che non hanno mai sentito il bisogno di prendere la patente. Gli asili sono ottimi, mentre sembra che dalle elementari in poi il nostro sistema scolastico sia migliore per quanto riguarda i programmi di studio. La sanità svedese non è così efficiente come si potrebbe immaginare, soprattutto nei casi di emergenza. Ci sono stati anche dei grossi scandali riguardanti la gestione degli ospizi, con anziani lasciati per giorni fermi sulle piaghe da decubito e violenze carnali non denunciate alle polizia. La burocrazia è estremamente veloce rispetto a quella italiana e un sacco di faccende, tra cui la dichiarazione dei redditi, si possono sbrigare via internet. Insomma tutto o quasi è più semplice ed ordinato. Come ogni terra, anche la Svezia ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Tra i pro sono la grande mobilità del mercato del lavoro e l’apertura ai cambiamenti. Tra i contro ci sono il freddo, il buio invernale e la difficoltà a fare amicizia con gli svedesi che sono molto riservati e hanno un modo di comunicare molto diverso dal nostro. Nel complesso secondo me i vantaggi sono nettamente superiori agli svantaggi, altrimenti non sarei rimasta qui.
Ci sono possibilità in campo lavorativo?
Sì. C’è molta richiesta di medici e paramedici, ingegneri, informatici e insegnanti. Anche per chi vuole fare ricerca ci sono molte possibilità. Nella ristorazione, per gli italiani c’è sempre posto, anche se la concorrenza degli altri stranieri è fortissima. In generale chi ha una laurea tecnica o scientifica e parla inglese può trovare qualcosa velocemente. Chi come me ha una laurea umanistica deve avere un po’ più di pazienza e anche di grinta. Chi invece vuole fare impresa è accolto a braccia aperte e aiutato in tutti i modi.
Come si svolge una tua giornata?
Non è molto diversa da una giornata italiana: lavoro, sport, amici, internet, tv, faccende domestiche. La differenza è che quando scendo di casa per prendere la metropolitana, so esattamente l’ora in cui arriverà, al lavoro c’è una sala mensa con la cucina, il frigorifero e il forno a microonde, così posso mangiare quello che mi porto da casa oppure prepararmi qualcosa lì. La palestra comprende piscina, sauna e bagno turco, costa solo 400 euro all’anno ed è frequentata da persone di tutte le età e condizioni fisiche, non solo da “fighetti” fissati col fitness. Internet è velocissimo anche con la chiavetta. A casa il riscaldamento è centralizzato, ma non devo preoccuparmi della bolletta, perché è incluso nell’affitto, così come la tassa della spazzatura e il condominio. La tv di Stato trasmette senza interruzioni pubblicitarie e il numero di quiz e programmi spazzatura è estremamente limitato rispetto all’Italia.
Si sa che nella vita, a volte, si può tornare indietro….tu lo faresti o sei soddisfatta di quello che hai?
Potrei tornare indietro geograficamente, ma anche se mi trasferissi di nuovo a Napoli o a Roma, niente sarebbe più lo stesso, perché ormai il mio modo di vedere le cose è cambiato. L’Italia per me ha acquistato un che di esotico. Quando ci vado in vacanza noto dettagli a cui prima non avrei mai fatto caso, mi entusiamo per cose che davo per scontate e mi irrito per altre che prima mi sembravano “normali”. Ma se quello che vuoi sapere è se sono contenta della mia scelta, ti rispondo sì, mille volte sì, anzi “javisst” come si dice qui.
A cura di Nicole Cascione
Per avere informazioni su come andare a vivere in Svezia leggi la nostra guida o dai un’occhiata a: