Flora e la sua nuova vita a Maiorca
A cura di Nicole Cascione
Aveva 50 anni Flora Bellon quando, insieme a suo marito, ha deciso di lasciare l’Italia per Palma di Maiorca. In Italia entrambi erano imprenditori: lei nel settore estetico, lui nel campo della ristorazione. Arrivati a Maiorca, inizialmente hanno lavorato da dipendenti, ognuno nel proprio settore, per capire come funzionava il regime fiscale, la vita in generale e, soprattutto, per capire se questa destinazione facesse al caso loro.
Da quel giorno sono passati undici anni.
Il loro unico rimpianto? Non aver lasciato l’Italia prima.
Flora, sicuramente lasciare tutto a 50 anni non sarà stato facile. Quali erano le vostre paure, i vostri timori?
Lasciare l’Italia è stata la “nostra rinascita”! Certo piena di timori e difficoltà soprattutto all’inizio, ma ci siamo rimboccati le maniche da subito, perché non potevamo e non volevamo tornare indietro sconfitti. All’inizio la gente era diffidente nei nostri confronti e poi diciamolo pure, noi “italiani” siamo etichettati come “Mafiosi”. Cucina, arte, storia, le meraviglie del nostro Paese vengono sempre in secondo piano. Poi c’è sempre quella categoria di “italiani furbetti”, per i quali non sempre siamo benvoluti e ben visti. Ma nel tempo si riconoscono le persone per bene.
Arrivati a Maiorca, come e quando poi avete capito che quello era il posto giusto per voi?
L’abbiamo capito con il tempo, vivendo il quotidiano. Certo che, se un luogo non ti emoziona, non ti trasmette qualcosa, è opportuno andare alla ricerca di altro. A noi Maiorca ci ha emozionati da subito e ci siamo fermati. In questo posto abbiamo trovato la serenità che l’Italia non ci offriva.
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Come si è evoluta la vostra vita negli anni?
Circa sette anni fa, mio marito ha aperto una pizzeria e io ho abbandonato il mio settore, ma nel frattempo ho iniziato a coltivare la mia passione per i viaggi. Ho intrapreso un nuovo percorso professionale per un network privato di viaggi a cui cerco di dedicare il giusto tempo. Questo lavoro mi offre la possibilità di fare diversi viaggi durante l’anno e di conoscere persone da tutto il mondo. Abbiamo comunque sempre la nostra realtà lavorativa e le nostre amicizie sul posto, viviamo in un paese tranquillo (talvolta fin troppo tranquillo) a sud est dell’isola, poco lontano dal mare.
Come si vive a Maiorca? Quali sono i pro e i contro del viverci?
Per me a Maiorca si vive bene in primis per il clima. Essendo considerata un’isola estiva, molte strutture e attività chiudono i primi giorni di novembre, quindi ci sono sicuramente degli svantaggi per chi vive qui tutto l’anno, cosa che non succede a Palma, città dove le cose sono diverse. Ci sono comunque zone dove, pur essendoci residenti tutto l’anno, non hanno servizi aperti o, se ci sono, sono aperti solo al mattino. I servizi pubblici non sono proprio sufficienti e i taxi sono troppo cari. E’ tutto più caro rispetto alla Spagna, il costo della vita si avvicina a quello italiano. Gli affitti sono esagerati e le strutture molto simili a quelle in Italia degli anni ’50/’60. Il maiorchino poi è molto tirchio, quindi non sistema nulla. Se c’è un problema ti mette in condizione di risolverlo da solo, perché non è presente nella manutenzione, se non con qualche minimo rattoppo per il minimo dell’investimento.
Come e in cosa è cambiata la vostra vita in questi anni?
Con la pandemia, ci siamo spaventati, un po’ come tutti del resto. Io e mio marito abbiamo cominciato a pensare ad un piano “B”. Abbiamo iniziato a guardarci intorno, a studiare e a valutare altre possibilità. Così girando e studiando, ci siamo anche avvicinati al mondo del lavoro online, nel settore dei Viaggi, scelta ardua per il periodo che si viveva (tutti rinchiusi in casa). Ma, nonostante la paura, abbiamo deciso di rimetterci in gioco, continuando con la nostra attività primaria nella ristorazione e affiancando quella del network.
Guardandoti indietro hai qualche rimpianto? Senti qualche mancanza?
L’unico rimpianto è stato quello di non aver lasciato l’Italia prima. Ne parlavamo, ma mancava l’input per il primo passo. Amo moltissimo l’Italia, la sua cultura unica al mondo, ma è un Paese penalizzato dalla burocrazia e dalla politica. Cosa ci manca? La famiglia, gli amici, la cucina italiana, ma riesco a sopperire a queste mancanze con il collegamento aereo, ora ci sono voli diretti tutto l’anno e in un’ora e mezza atterro a Treviso.
Quali sono gli aspetti da non sottovalutare in un eventuale trasferimento sul posto?
In primis gli affitti. Per una stanza condivisa chiedono dai 400/600€ spese escluse. Essendo un posto turistico, il lavoro nella maggioranza dei casi è stagionale, 6/8 mesi l’anno e per vivere diventa complicato. Se vuoi mantenere l’abitazione per rientrare nel paese di origine nei mesi in cui non si lavora, devi comunque pagare l’affitto per tutto l’anno (senza sconti). Per ricevere l’aiuto del governo devi avere uno storico lavorativo. E poi è importante la conoscenza delle lingue: castigliano (spagnolo), tedesco, inglese e in alcuni posti il maiorchino, la lingua ufficiale di Maiorca.
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Quali sono i vostri progetti futuri?
Restare qui a Maiorca, continuando con le nostre due attività. Visto che lavoriamo nel settore viaggi e abbiamo la possibilità di farlo a prezzi super vantaggiosi rispetto alle piattaforme pubbliche, vorremmo iniziare a viaggiare di più. Quest’ anno abbiamo già fatto 5 viaggi, perché non aumentare con circa uno al mese? Organizzando bene il ristorante possiamo farcela. E poi chissà, magari cedere l’attività della ristorazione e tenerci solo il piano “B” che sta crescendo bene. Il domani è sempre un’incognita, tutto può accadere. Come dico sempre volere è potere!
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