E' un po' lunga ma va letta fino in fondo:
12. Se sono iscritta all'Aire perdo la copertura sanitaria in Italia?
Sì. Iscrivendosi all'AIRE si perde il diritto al medico di base, all'assistenza ospedaliera tramite mutua e all'acquisto dei medicinali dietro pagamento del solo ticket. L'unica cosa che non si perde è il diritto all'assistenza sanitaria urgente, quella cioè che passa per il pronto soccorso, per un periodo massimo di 90 giorni anche non consecutivi, secondo quanto affermato da un grande quantità di consolati presso i quali ci siamo informate.
Va detto però che la norma è confusa e che spesso gli stessi ospedali non sanno come porsi di fronte agli italiani residenti all'estero.
Secondo il Ministero della Salute:
"I cittadini italiani che trasferiscono (o hanno trasferito) la residenza in uno Stato con il quale non è in vigore alcuna convenzione con l'Italia perdono il diritto all'assistenza sanitaria, sia in Italia che all'estero, all'atto della cancellazione dall'anagrafe comunale e della iscrizione all'AIRE, fatta eccezione per i lavoratori di diritto italiano in distacco (a questa categoria appartengono ad esempio i lavoratori di grandi imprese italiane che hanno un contratto di lavoro in Italia e che percepiscono lo stipendio in Italia, ma svolgono le proprie funzioni in un paese estero, ndr). L'iscrizione all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) o il diritto di voto in Italia, non aprono un diritto all'assistenza sanitaria in Italia.
Tuttavia, ai sensi del DM 1° febbraio 1996 ai cittadini con lo stato di emigrato ed ai titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, che rientrino temporaneamente in Italia, sono riconosciute, a titolo gratuito, le prestazioni ospedaliere urgenti e per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per le suddette prestazioni sanitarie. Per ottenere le prestazioni ospedaliere urgenti è necessario presentare un attestato rilasciato dal Consolato competente che attesta lo stato di emigrato. In mancanza dell'attestato del consolato, può essere sottoscritta una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà in cui si dichiara, oltre al proprio stato di emigrato, che non si è in possesso di una copertura assicurativa pubblica o privata contro le malattie.
Attenzione: Alcune regioni (ad esempio il Veneto) garantiscono un assistenza sanitaria più ampia nei confronti dei cittadini emigrati dalla propria regione. Pertanto si consiglia di rivolgersi presso gli Assessorati regionali e provinciali alla Sanità".
Questo contraddice con quanto vissuto da qualcuno con prestazioni di urgenza sui propri figli: "Regolarmente iscritta all'AIRE (e la mia famiglia con me), in tre momenti diversi mentre ero in vacanza in Italia ho dovuto portare i miei figli al pronto soccorso per cure sanitarie urgenti (una volta in Puglia, una in Lombardia e una in Sardegna). In nessuno dei tre pronto soccorsi mi è stato richiesto alcun certificato di iscrizione all'AIRE (pur avendo io dichiarato subito che ero residente all'estero) e ho dovuto pagare unicamente il ticket su alcuni medicinali somministrati ai bambini".
Di seguito riportiamo qualche esperienza diretta che può aiutarci a far luce sulla materia:
Racconta Cristina: "sono rientrata in Italia provenendo da un paese africano al 7 mese di gravidanza e sono rimasta in in Italia per 5 mesi..... mi hanno dato una tessera sanitaria provvisoria, ma del medico di fiducia neanche l'ombra. Avevo diritto solamente a prestazioni sanitarie aventi carattere di urgenza (per intendersi passando dal pronto soccorso) e per un periodo massimo di 90 giorni (tutti gli esami della gravidanza li ho pagati di tasca mia). Tant'è che quando è nato il piccolo, anche lui è stato collegato alla mia tessera sanitaria (la quale aveva ormai finito i 90 giorni) e non ha avuto diritto a nulla, neanche ovviamente al pediatra di base. Per di più me l'hanno iscritto.... come cittadino extracomunitario. E' però vero che il tutto poteva essere ovviato autocertificando che riprendevo la residenza in Italia (non in via temporanea), ma andava comunque fatta la reiscrizione all'anagrafe comunale italiana, con tutta la procedura conseguente di comunicazione al consolato di competenza, cancellazione dall'Aire, etc. etc... procedura poco pratica per un soggiorno temporaneo in patria". Questo è in effetti quanto consigliano generalmente gli stessi consolati di fronte a un caso come quello di Cristina, o nel caso si passi per l'Italia per periodi brevi (sotto ai sei mesi, per intenderci) in transito verso altre destinazioni. Ci sono però anche casi di persone che hanno avuto esperienze burocratiche traumatiche nel regolarizzare la propria posizione di cittadini italiani residenti all'estero, e che non se la sentono di scegliere questa opzione. Racconta ad esempio Selena: "sono iscritta all'AIRE ufficialmente dal febbraio 2006, ed ho la residenza spagnola. Ebbene, l'anno scorso ero in italia, mi son fermata due mesi, ed avevo bisogno di un piccolo intervento. Dall'Asl, a giugno, mi confermarono che non c'erano problemi, addirittura mi avevano data la tessera sanitaria internazionale, quella nuova azzurra, e anche se io avevo detto loro che non vivevo piú in italia, loro non avevano fatto una piega, anzi, nessun problema. Insomma, mi preparo per questo intervento, ma dal'ospedale mi chiamano dicendo che io sono emigrante dal 2006 e che non ho diritto alla sanitá italiana, che avrei dovuto pagarmi tutte le spese (1000 euro al giorno, circa), o altrimenti rifare la residenza in italia.
Mi han fatto insomma capire perfettamente che per l'italia io son emigrante, il che voleva dire che stavo lì come turista, e che alla Spagna, prima di partire, avrei dovuto richiedere il famoso modello E111 per la copertura sanitaria all'estero. Naturalmente non ho fatto l'intervento, e me ne son tornata in Spagna senza accettare di rifare residenza e tutti i documenti che mi son costati mesi e mesi di lotte tra uffici!!!".
Il consiglio che diamo quindi, se residete all'estero e tornate temporaneamente in Italia, è di munirvi comunque di un documento che attesti il più possibile la vostra situazione (sia questo la tessera sanitaria, per i residenti in Europa, che un certificato rilasciato dal consolato ed eventualmente il passaporto se attesta la data d'entrata in Italia).
Adesso e' chiaro?
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