Autore Topic: sono un figlio di pu***na  (Letto 4769 volte)

pinco pallino

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sono un figlio di pu***na
« il: 17 Luglio 2010, 10:44:35 »
"Io sono un figliodi pu***na"
Mario .cosa dici?
Si, sono un figlio di pu***na, mia mamma faceva la pu***na a Parigi, mio papa' non lo conosco, era un cliente. Sono nato solo per uno sbagio. Quello che chiamavo  papa' era il macro', il protettore di mia mamma.
Io sono stato cresciuto dai nonni a Perugia intanto che i miei genitori erano a Parigi "per lavoro".
Mi trattavano malisssimo. Mi pocchiavano spesso. Mi chiudevano in casa per non farmi vedere dalla gente perche' ero una vergogna.
 Mia mamma e papa'  non li ho mai incontrati, fatta eccezione per una volta, e mi pento che sia successo.
Mario era un ometto di 80 anni, piccolo e magro, quasi totalmente cieco, ma ancora forte di salute
 L'avevo incntrato per caso al mercato di Papete, la capitale di Tahiti.l'isola principale della polinesia francese. Era solo pochi giorni che ero arrivato a Tahiti, avevo dormito sulla spiaggia piu' vicina ed ero al mercato a comprare qual'cosa da mangiare.
Avevo notato quell'omettino bianco carico di borse di paglia, piene di frutta e verdura. Passeggiava sorridente tra le file dei banchi carichi di tantissime varieta' colorate di prodotti esotici.
Sembrava che lo conoscessero tutti. Bon joure Mario' com'an sa va? (scusate lo spelling, non ho mai imparato a scrivere il francese lo scrivo come lo sentivo) sa va bien madam. Keske tu fe' la, es ke tu shersh le figlie? Ta gol... me cui. gran risate seguivano con altri commenti. Era uno spasso vederlo in mezzo a enormi donne polinesiane e ancora piu' grssi uomini dalla pelle scura. Il mercato era pieno di gente ma era impssibile mancarlo sbalzava fuori come le palle di un cane.
Anchio ero immancabile a vedersi ero praticamente una macchiolina bianca in mezzo all nero brulicante di sottofondo. Alla prima occasione mi ha salutato e subito ha attaccato discorso. Bon goure com'an sa va? Mi scusi non parlo francese, era la mia risposta in italiano. Il francese era ancora una lingua a me sconosciuta. Con mia grande sorpresa si e' messo a perlare italiano anche lui. La gente attorno ascoltava con interesse pur non comprendendo quel che dicevamo. E con regolare frequenza mandavano frasi  scherzose che lui rispondeva puntualmente senza problemi, le risate erano dappertutto.
Parlava il francese madre-lingua e un ottimo italiano forse un po arrugginito da tanti anni di non pratica e un po infantile ma soprattotto con quel bell'accento Perugino.
Di li a pochi giorni avrei conosciuto la sua storia, una storia interessante e commovente che voglio condividere con voi tutti che siete alla ricerca della via d'uscita.
Mario' mi aveva cortesemente invitato a casa sua per stare qualche giorno, cosa che accettai in parola perche' ero davvero spaesato. Devo dire che quel invito mi aveva lasciato un po perplesso.
Ero diffidente, ho pensato che forse era omosessuale, ma non potevo preoccuparmi troppo, fragile come sembrava, l'avrei potuto appiattire con un pugno solo al primo approccio bavoso. Un pensiero di qui mi pentii dopo averlo conosciute bene.
Con lui che faceva da guida tutto era piu' facile. Mi sentivo a mio agio. Conosceva Papete come le sue tasche.
Camminavamo verso la stazione dei truk, i bus di Tahiti, in ogni vicolo e ad ogni incrocio incontrava gente che lo salutava. Siamo poi saliti sul truk, un camion piu' o meno come quelli militari in italia, dipinti con colori vivacissimi, e la musica ritmica a volume assordante, pieno zeppo di persone che  si portava dietro enormi carichi di tutto quello che si puo immaginare: galline maiali fogli di compensato sacchi di copra dall'odore intenso, ceppi di ananas e altro. Eravamo seduti in file dritte su panche di legno ai lati, uno appicicato all'altro. Non sembrava dar fastidio a nessuno il fatto che eravamo pratecamente seduti uno sulle coscie dell'altro. Il caldo era soffocante. Era gennaio il mese piu' caldo dell'anno. La temperatura si aggirava ai 35 gradi. Il sudore sgocciolava copioso rigando il viso e infradiciando il vestiario, qella sensazione appiccicosa mi dava un po' fastidio, per fortuna "vicino" a me si era seduta una bella ragazza snella con un bel fire di tiare' bianco all'erechio sinistro. Avra' piu' o meno 18 o 19 anni, ero contento di averla praticamente seduta sulle mie coscie. Ho dovuto fare molti sforzi per mantenermi calmo ero nel fervore dei 20. Dall'alra parte c'era Mario', schicciato letteralmente da una garssisima donna anziana dal sorriso sdentato.
Tutti ridevano e scherzavano e Mario' era sempre al centro delle beffe amichevoli di tutti.
Dopo qualche tempo ad aspettare qualc'un altro in ritardo il tuk e partito. L'aria della velocita' era un soliavo per tutti.
Tahiti e' spettacolare. La stradina si svincolava curvosa attorno a tutta la costa dell isola. Le lagune si susseguivano una  dopo l'altra, le montagne alte e ricoperte di vegetazione foltissima si precipitavano ripide a invadere praticamente tutto lo spazio vivibile, lasciando solo una piccola fascia bordeggiante al mare.
Questa fascia e' l'unico spazio abitato. Casette modeste, fatte di compensato e l'amiera ondulata  annegate da giardini fioriti si susseguivano una vicina all'altra. Ero praticamente stregato da tutta qulla lussuria di colori. E scenari da film.
Mario' abitava a 48 km di distanza da Papete. La sua casa era modestissima e piacevolissima.
L'arredo era solo il minimo necessario, fatto di legno grezzo,  Un posto tranquillissimo
Mi trattava come un figlio.mi dava vitto e alloggio senza voler niente in cambio. Sono stato la per qualche settimana intanto che imparavo un po' di francese. Ere uno specalista del legno e in cambio di tutta quella generosa ospitalita' gli ho fatto dei mobili.
Mario' era scappato di casa all'eta' di 8 anni. Stufo dei maltrattamenti dei nonni. Voleva andare a trovare sua mamma a parigi senza sapere dove fosse . Appena scappato si ritrovo' tra le vie di perugia a correre seguendo il suo naso. Quando non ne poteva piu' di correre bussava a alla porta di una casa e diceva "ho fame". qualche volte veniva accolto da donne sconosciute che ghi davano un pasto un lettino organizato alla belle meglio in un angolo della casa, un bagno da lavarsi e un sacchetto di provviste quando se ne andava.
Lui raccontava dei maltrattamenti ricevuti e della voglia di incontrare sua mamma. Chiedeva "dov'e' parigi? E tutti sbalorditi gli risponsevano "di la figliolo, ma e' lontano non puoi andare a piedi"
si che posso rispondeva. Era diventato bravo a correre correva tutto il giorno scappando alla polizia che lo cercava. Non potevano prendermi, rimanevano senza fiato, io invece ero abituato a correre   tutto il giorno  senza mai fermarmi.
 Aveva imprato a chiedere lavoro nei ristoranti a lavare i piatti in cambio del vitto e alloggio e qualche moneta per comprarsi un gelato.
All'eta' di 12 anni era arivato a parigi. Tutto di corsa. Aveva impiegato 4 anni per raggiungerla aveva imparato a parlare in frncese. Era diventato esperto a lavorare nei ristoranti, era praticamente self sufficente.
Ma Mario, come hai fatto a passare la frontiera? Te l'ho detto , non potevano prendermi corevo veloce come il vento.
Non sapevo nemeno cos'ere la frontiera. Quando l'ho passata, sempre correndo, uno gendarme e' uscito dallo sgabiuzzino e mi ha gridato arret. Arret? Cosa vuol dire? Va fan culo, prendimi se ci riesci e ho continuato a correre. Ero in francia. Nessuno poteva correre come me.
Ma parigi e' una cita' grande, come potevi trovare tua mamma?. Lavoravo di ristorante in ristorante e chiedevo deve' mia mamma? Si chiama Gianna Denzi.(ho cambiato il nome per rispetto del mio amico Mario') e nessuno la conoscieva, fino a che un giorno uno dei clienti ha sentito il nome, mi ha chiamato e detto si la conosco. Abita in ru de le havre al numero 44.
ero cosi contento che saltavo di gioia ho piantato tutti in asso e sono andato all'indirizo indicatomi.
Abitava proprio la, per mia sfortuna. Cosa vuoi dire Mario? Perche' dici per mia sfortuna.
Perche' appena entrato sono stato preso a calci e sberle dal macro' il protettore di mia mamma e lei mi gridava scigurato, disgrazziato, 
sono corso di fuori dall'appartamento e ho corso senza fermarmi senza sapere dove stavo andando perche' le lacrime mi ofuscavano la vista. Ho corso fino a che sono crollato in spossatezza. Quella e' stata la prima e l'ultima volta che ho visto mia mamma.

Caro Mario' grazie per tutto l'aiuto che mi hai dato. Spero di riincontrarti ancora.
Ho voluto far conoscere la tua storia a tutti coloro che la vogiono sapere.
riposa in pace in paradiso.

zanna

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Re: sono un figlio di pu***na
« Risposta #1 il: 17 Luglio 2010, 11:39:51 »
brividi....
grazie per il racconto
nothing is impossible