Il concetto di Comunita' Europea nacque gia' negli anni '60. L'idea, all'epoca solo in fase progettuale, era quella di porre i paesi dell'Europa dell'Ovest sotto un unico tetto fiscale e monetario. All'epoca c'era ancora il blocco sovietico nell'Est e quando ci si riferiva a 'Europa' si parlava di poche nazioni, ovvero tutte quelle ad Ovest della linea verticale Austria-Germania (incluse).
A mio avviso il grande errore e' stato i) credere che paesi con cultura, tradizione, lingua, storia, socialita' differenti possano ragionare come uno solo per fare gli interessi di tutti, ma anche ii) introdurre nella EU tutti quegli stati dell'Europa dell'Est che, una volta usciti dal regime social-comunista di stampo sovietico, si sono trovati in mezzo ad una strada (finanziariamente parlando) senza sapere che cosa fare di loro stessi (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovenia; la Grecia fa un caso a se' stante). Si e' pensato di introdurli nell'EU ma chi l'ha pensata non ha annusato i problemi che questi stati si sono portati con se': economie debolissime, mancanza di tutele nelle leggi (soprattutto nel lavoro), mancanza di denaro circolante, imprese statali che diventando private si sono sfasciate su loro stesse, stipendi ridicoli, una mentalita' ancora fortemente 'socialista' che e' tutt'ora ancora molto ben radicata (salvo le nuove generazioni) e 50 anni di frustrazioni dettate dalla politica sbagliata che ha poi generato lo sfascio della vecchia URSS.
Le loro infrastrutture sono pessime. Ogni anno le banche 'occidentali' (EBRD di Londra, KfW di Francoforte, la BCE) finanziano miliardi di Euro per costruire infrastrutture nella vecchia Europe dell'Est con il tentativo di ridurre il gap con l'Ovest. Risultato: soldi spariti, lavori non terminati, qualita' pessima. Tutti soldi che adesso farebbero molto comodo alla comunita' per colmare certi problemi ben noti e di attualita'!