Ciao a tutti, io sono Walter, ho 45 anni e voglio raccontarvi la mia storia.
Sono cresciuto a Roma, ma i miei genitori (siciliani), ad un certo punto, hanno deciso di tornare sull’isola. Così, a 15 anni, cioè quando ero troppo piccolo per restare nella capitale da solo, ma abbastanza grande da soffrirci dannatamente, sono stato catapultato a Ragusa, una piccola cittadina anonima e brulla ai confini dell’Europa, in una realtà totalmente diversa da quella che avevo lasciato. E questo mi avrebbe segnato per sempre.
In Sicilia ho studiato, ho conosciuto mia moglie (a Messina, durante la naja) ed ho messo su famiglia. Più volte ho tentato di andar via ma, forse per colpa mia, forse del destino avverso, sono ancora qui.
Iddio mi ha dato un dono meraviglioso, sono chitarrista, cantante, scrittore e compositore, ma in questa provincia piatta ed anonima, dove l’espressione più alta di cultura è la sagra, cosa volete che faccia un musicista che non suona mazurke e tarantelle? Se non fai parte del giro non becchi una serata, e se hai un colpo di culo ti elemosinano 100 euro per una prestazione di pianobar, in nero e gli devi anche dire grazie.
Qui non c’è nemmeno il Conservatorio, così mi sono accontentato di un diploma di geometra e di lavori anonimi. Per 10 anni ho lavorato per un’azienda che mi sfruttava fino all’osso (ricoprivo tutti i ruoli, dal buyer allo scaricatore di containers) dandomi 200 euro in meno rispetto alla busta, già di per sé misera, e con ritardi spaventosi. Così, un bel giorno li ho mandati affanculo.
Nel frattempo, a 40 anni, mi sono laureato in lingue col massimo dei voti e la lode, forse per dimostrare a me stesso che valgo ancora qualcosa, ma fino ad ora, l’unico vantaggio ottenuto è un quadro in più sulle pareti di casa.
Ero sicuro che la mia disoccupazione fosse l’alibi per andar via, ma riecco il destino.
Dopo un anno di inattività, un mese prima di chiudere baracca, mi hanno proposto un lavoro che la mia sensibilità di padre di famiglia non mi ha permesso di rifiutare, non volevo traumatizzare due figli ancora adolescenti.
Adesso vi chiedo, cosa potevano offrire ad uno già frustrato di suo per il luogo in cui vive e per le delusioni professionali ed artistiche? Strangolato dal peso di una realtà mediocre che permea l’anima e toglie il fiato...?
Ebbene sono oramai 5 anni che lavoro per una cooperativa sociale come custode in un… Cimitero!
Cinque anni che non faccio altro che vedere ogni santo giorno gente che piange, bare che mi passano davanti, lapidi e tombe. Il tutto per poco più di 1000 euro al mese. Non ne posso più! Ho persino mutato la mia prospettiva nei confronti della vita e della morte, ed ho paura che stia per spegnermi.
Adesso i miei due figli hanno deciso di trasferirsi a Londra dopo l’estate (si aspetta il diploma del “piccolo”), così io e mia moglie resteremo da soli. E forse allora sarà venuto il momento per fare qualcosa per noi. Per fortuna condividiamo gli stessi desideri e le stesse speranze, ma anche molte paure.
Fino a poco tempo fa sognavamo di trasferirci in una delle provincie verdi ed opulente del centro nord, ma adesso l’Italia ci ha schifato totalmente e vorremmo espatriare una volta per tutte.
Siamo rimasti estasiati da Barcellona, ma ho sentito che anche lì per adesso non va molto bene, accarezziamo anche l’idea di sbarcare pure noi in UK. Amiamo gli Usa, il Brasile. Dio mio che confusione!
E’ per questo che chiedo aiuto a chi ha le idee più chiare delle nostre. Cosa possono fare 2 persone non più ventenni, ma molto giovanili, con pochissimi soldi da parte, ma con una professione musicale nelle mani e tanta voglia di cominciare a vivere, prima che sia troppo tardi?
Aiutateci, please!