Giuseppe: sono andato negli Stati Uniti per inseguire il mio sogno americano

Giuseppe, originario di un piccolo paesino della Puglia, ha sempre sognato in grande tanto che, a 17 anni, ha lasciato la sua terra per trasferirsi a Milano e, nel 2006, dopo anni nel campo degli investimenti immobiliari, ha proposto ai suoi clienti investitori d’iniziare a muoversi nel real estate negli  USA, più precisamente in Florida, a Jacksonville.

Tuttavia, a causa della sua scarsissima conoscenza della lingua inglese, che gli ha impedito di capire per bene il contratto, Giuseppe è rimasto vittima di una truffa creata da un italiano, a cui si era rivolto proprio per parlare nella sua lingua madre. In seguito a quell’episodio, Giuseppe ha perso tutto, ritrovandosi a vivere in macchina. Nonostante le varie, evidenti difficoltà della situazione, l’uomo non si è mai arreso e ha continuato a studiare per diventare agente immobiliare.

Una volta superato l’esame – dopo 7 tentativi falliti – è cominciata la risalita verso il successo. Oggi, Giuseppe ha diversi businesses floridi e, a chi sogna un trasferimento negli Stati Uniti, suggerisce di chiedersi, in primis, qual è la vera motivazione. Senza un perché solido e andando lì solo per far sfoggio di uno stile di vita lussuoso e al di sopra delle proprie possibilità, c’è il rischio di rientrare in Italia o, comunque, di non ottenere ciò per cui si è partiti.

Ecco come fare per andare a vivere in America: i documenti necessari e molto altro!

Giuseppe Cicorella

Ciao Giuseppe, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Salve, il mio nome è Giuseppe Cicorella, sono nato in Puglia, precisamente in un piccolo paesino di nome Conversano, in provincia di Bari. La mia è una famiglia molto umile, con padre agricoltore e mamma casalinga, ho una sorella maggiore e un fratello minore. Sin da piccolo mi sono reso conto che il paesino mi stava stretto. Avevo grandi sogni e gli altri cercavano di sminuirli. Ecco perché, a 17 anni, decisi di andare via, trasferendomi a Milano. Non è stato per nulla facile, negli anni ‘90 non c’era tutta la tecnologia odierna ed io non avevo un cellulare. Ho iniziato facendo il barista ma con l’obiettivo fisso di diventare un grande imprenditore nel settore immobiliare, non come tradizionale agente immobiliare ma come investitore.

Gli anni passarono e le mie prime operazioni d’investimenti immobiliari iniziarono ad avere successo. Dopo aver acquisito varie agenzie immobiliari, società di costruzione, palestre, negozi di integratori alimentari,  attività come caffetterie, ristoranti e hotel mi sono trasferito a Riccione. Il business è cresciuto e, cosa assurda, mi sono reso conto che, più ero cresciuto e più il mio guadagno netto era diminuito. Era il 2006, quando decisi, con dei miei clienti investitori, d’iniziare a investire nel real estate negli  USA, più precisamente in Florida, a Jacksonville. Lì mi sono finalmente reso conto che tutto, ma proprio tutto, quello che in Italia aveva una burocrazia lenta e inefficiente, qui funzionava alla perfezione. In Italia avevo creato un piccolo impero e, per questo motivo, è stato davvero difficile mollare tutto in breve tempo, ecco perché, dal 2006 al 2015, venivo periodicamente qui negli USA per fare flipping immobiliari ma, prima della scadenza dei tre mesi, tornavo in Italia. I risultati iniziavano a diventare importanti ed evidenzavano sempre di più che abbandonare l’Italia e ricominciare da zero, sarebbe stata la scelta più logica per raggiungere i miei obiettivi.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Era l’estate del 2015 quando, dopo l’ennesima ingiustizia subita come imprenditore in Italia, vendetti e svendetti tutto e, a novembre, mi trasferii a Boca Raton, vicino a Miami, dove comprai un ristorante per ottenere, per me e la mia compagna di allora, il visto E2 e poter diventare permanent residents. Non è stato un percorso facile, perché io dovevo essere sempre presente nel ristorante per i controlli che mandavano per l’ottenimento del visto. Oltre a dover assumere minimo tre dipendenti americani, io dovevo lavorare ed essere presente durante gli orari di apertura. Studiavo inglese e per diventare realtor (agente immobiliare) in ogni pausa che avevo. Tutto sembrava andare per il meglio ma, purtroppo, l’individuo che vendette il ristorante si è rivelato essere un truffatore. Io ho scelto un italiano perché non capivo ancora l’inglese e non lo sapevo parlare, così aver preferito la comodità mi ha fatto perdere tutto. Questa persona aveva fatto un contratto di acquisto della società, non del business (che era suo), secondo il quale dal secondo anno avrei dovuto pagare una tassa di condominio di $7,000 il mese più un guadagno del 10% sui miei profitti, il tutto a partire dal 2011, perché lui non aveva mai pagato. Persi tutto e finii a dormire in auto. Avrei potuto non pagare e tornarmene in Italia ma così il mio sogno e la mia voglia di vivere sarebbero morti per sempre. Con il mio avvocato, abbiamo proposto un piano di pagamento e gli abbiamo dato $270,000 in contanti e $50,000 ogni sei mesi per altri 2 anni. A quel punto, avevo perso tutto, non avevo più un soldo. Cosa ancora più importante, persi la donna della mia vita, che mi lasciò e tornò in Italia.

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Adesso, dove vivi, precisamente?

Vivo tra tre Stati: Ohio a Cleveland, Houston in Texas e Boca Raton, in Florida, che sento come casa mia.

La tua è una storia di fallimenti e di rivincite e, per questo, pensi di rappresentare l’American Dream. Che cos’è, secondo te, il sogno americano nel 2024?

Esatto. Puoi commettere errori, avere fallimenti, sbagliare più volte ma se non mollerai mai, tu alla fine vincerai, vivendo il tuo sogno. L’American Dream nel mio caso non è quello che acquisisci, una bella auto, una villa enorme con piscina, un sacco di soldi, la magia è quello che diventi. Una persona di successo qui negli USA viene rispettata, ammirata e presa come esempio. In pratica, viene percepita in modo totalmente opposto a come vengono viste le persone di successo in Italia.

Parliamo della tua storia personale. Come hai accennato, sei finito a dormire in strada dopo essere stato vittima di una truffa. Ti va di parlarci meglio di questo periodo della tua vita?

Sì, come spiegato sopra, nell’acquistare il ristorante che mi avrebbe dato il visto E2, sono stato truffato e quindi, alla fine del 2017, ho perso tutto e sono finito a dormire in auto, ho perso la donna con cui ero venuto qui per mettere su famiglia e avere una vita al top. Lei è tornata in Italia. Ho guidato per Uber e Lyft per 16/18 ore al giorno per ripagare il mio debito e continuare a fare piccoli investimenti immobiliari. Ho usato ogni attimo libero per studiare per prendere la licenza da realtor, ho fallito l’esame per ben 7 volte a causa del mio pessimo inglese ma l’ottava volta, dopo circa 10 mesi, l’ho passato e da lì è cominciata la mia rinascita.

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Cosa si prova a non avere una casa in cui vivere? Ti sei mai sentito in pericolo quando dormivi in macchina?

Ci si sente dei falliti, dei perdenti. È stato un periodo davvero difficile per me, non avere un posto fisso dove lavarti tutti i giorni o non avere un frigorifero per poter bere anche solo un bicchiere di acqua fredda. Mi cambiavo i vestiti nel bagno del Panera Bread, una volta a settimana portavo i vestiti in una lavanderia automatica aperta anche di notte dove, mentre aspettavo, studiavo. No, per fortuna Boca Raton è una città davvero sicura e non sono mai stato in pericolo quando dormivo in macchina.

Come hai fatto a rialzarsi dalle tue stesse ceneri?

Come ho detto, avevo la certezza, vedendo il livello dei realtors qui n Florida, che avrei avuto la mia svolta svolgendo quella professione. Ho iniziato dal basso, facendo gli appuntamenti che l’agenzia per cui lavoravo mi proponeva, soprattutto se erano di sera e il sabato e la domenica. Quello è stato il mio segreto e mi ha permesso di crearmi un pacchetto di clienti fidelizzati, che mi ha presentato ad altri loro amici o familiari. Decisi di lavorare sugli affitti, cosa che pochi fanno perché il guadagno è davvero basso rispetto alle vendite o agli acquisti, ma mi specializzai sul luxury. Presi il mio primo immobile in esclusiva, $ 27,000,000 di penthouse a Sunny Isles Beach, la proprietà è stata venduta in meno di due mesi e la mia mediazione fu di $1,620.000 – il 20% di 324,000$, che va riconosciuto al broker. Lì è iniziata la mia rinascita, estinsi ogni debito e iniziai a studiare le opportunità che gli USA offrivano, visto che qui in Florida il costo delle case era molto alto. Decisi per Cleveland, dove mi trasferii e iniziai a buttar giù le basi del business che avrei creato. Aprii una mia agenzia di property manager, una piccola società di costruzioni che utilizzavo per riparare le case acquistate, affittarle e rifinanziare. Questa tecnica qui negli USA si chiama BRRRR strategy.

Ora sei proprietario di molteplici businesses. Quali sono stati i passi salienti che ti hanno portato dal punto A al punto B?

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Il mio inglese migliorava e mi rendevo conto, a ogni evento di networking, che tutti attorno a me volevano fare i soldi in maniera facile, senza faticare e guadagnando sin da subito. Io andavo alla ricerca di ristoranti, caffetterie, piccoli hotel che, invece, avevano fallito, così da pagare solo i macchinari all’interno tramite asta. Un classico esempio, un ristorante da 250 coperti che per essere aperto il primo giorno tra arredamento, cucina, tavoli e attrezzatura da inventario era costato circa $1,700.000, dal quale ho comprato tutto quello che c’era dentro per $150,000 per poi ritrattare l’affitto perché il locale era chiuso da oltre 1 anno e servivano lavori per riaprire e, dopo 6 mesi, incassavano $1,500.000 al mese…

Quando vivevi in macchina, hai mai pensato di tornare in Italia?

No, mai. Sapevo che sarei riuscito a risollevarmi e mi ripetevo sempre che sarebbe stata solo una questione di tempo. Nella mia auto avevo una foto della mia vision board, un pannello con foto ritagliate di quello che volevo realizzare. Una grande villa con bambini che giocavano in piscina e i genitori a bordo piscina, una bella auto, una libreria personale, un pianoforte in casa, un campo da golf personale, viaggi intorno al mondo, tutte cose che sapevo che in Italia non avrei mai potuto ottenere.

Parliamo dei tuoi businesses. Raccontaci qualcosa al riguardo…

Mi sono sempre focalizzato principalmente sul real estate. Va detto che la pandemia ha cambiato drasticamente le regole del gioco. Nel 2020 sono rimasto bloccato in Italia per circa otto mesi. Nel frattempo, in Ohio le leggi emergenziali legate alla pandemia permettevano agli inquilini di pagare affitti anche con assegni da 20 dollari. Alcuni crederono persino che noi nascondessimo incassi! Ho visto dipendenti, partner commerciali e appaltatori rubare denaro e persino beni delle proprietà, come serbatoi di acqua calda e caldaie, per poi rivenderli. Gli inquilini, in alcuni casi, hanno danneggiato le case per vendicarsi degli sfratti avviati.

Ho perso non solo molti soldi ma anche molti investitori. Questi ultimi, non credendomi nonostante le evidenze, mi hanno abbandonato o hanno coinvolto gli avvocati ma se tutte le volte che siamo finiti in tribunale mi è stata data ragione è perché Biden ha permesso ai tenants di non pagare l’affitto per 18 mesi. Noi eravamo obbligati (e lo siamo ancora oggi) a pagare le utenze e, quando è stato possibile ricominciare con gli sfratti, la timeline, che pre-pandemia difficilmente superava i 90 giorni per ogni procedura, è durata anche un anno/ un anno e mezzo. In Ohio, con una legge così pro-tenant, è estremamente difficile mandare via gli abusivi e devi persino pagare le utenze e il trasloco. Ho dovuto vendere assets personali per ripagare, ancora una volta, le persone.

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Mi sono sentito profondamente amareggiato e ingiustamente attaccato. Ho fatto rinunce personali per ripagare torti che altri avevano fatto a me.

La violenza e le truffe sono frequenti a Cleveland, negli Stati Uniti, e mi sono fidato di chi fingeva di aiutarmi. Ho imparato che è essenziale mantenere sempre la guardia alta.

Sono andato avanti in questo percorso solo grazie alla conoscenza e alla mia voglia di fare. Non mollo mai. Mi auguro che le persone capiscano l’impegno e la dedizione che metto nel mio lavoro e che questo mi aiuti a ricostruire la fiducia con gli investitori e i partners.

Il tuo scopo è quello di spronare gli altri a non mollare mai. Quali sono, secondo te, le caratteristiche da avere o su cui lavorare per avere una buona resilienza?

La prima cosa che si deve possedere è un perché molto valido, mi spiego meglio: una bella macchina, un orologio davvero costoso, una casa enorme, non sono un valido perché in quanto, alle prime difficoltà, sei portato a mollare e a trovare le scuse sul perché non ci sei riuscito. Un perché valido è lavorare sulla persona che vuoi diventare, diventare il valore aggiunto del tuo settore di business, un punto di riferimento. Provare a stravolgere il tuo mercato, cercare di essere il primo a cambiare qualcosa e non cercare mai di essere il migliore. Ricorda che, se possiedi business e tu cresci, migliori e incrementi le tue competenze, il tuo business crescerà con te. Quando hai un valido perché, una forte motivazione, troverai sempre il motivo e la forza per non mollare mai e andare avanti. Se il tuo perché è debole, sarà facile trovare una scusa per mollare.

Giuseppe Cicorella

Che consigli daresti a chi, magari pur non arrivando a un episodio estremo come quello che è accaduto a te, sta riscontrando grosse difficoltà nel realizzare i suoi piani o sogni all’estero?

Non mollare, fidati di te stesso, non parlare con nessuno dei tuoi sogni o dei tuoi obiettivi. Hai solo bisogno d’imparare cosa ti serve per realizzare quello che desideri e seguire i seguenti steps. Inizia adesso usando quello che hai a disposizione. Se aspetterai di essere pronto, forse non inizierai mai. Sbagliare ti rende più forte. Un problema è una grande opportunità per imparare cose che non sapevi. Un fallimento t’insegnerà cose che nessuna scuola e università del mondo potrebbe. La vittoria è solo una prova del risultato ottenuto ma ricorda che saranno i problemi, gli sbagli, i fallimenti a farti diventare una persona migliore. Non paragonarti mai agli altri, tu sei unico, diverso e speciale. Lotta per diventare ogni giorno una persona migliore.

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Secondo te, al giorno d’oggi, gli Stati Uniti sono ancora il Paese in cui è veramente possibile realizzare il “sogno americano”?

Assolutamente sì ma, per farlo, devi abbandonare per sempre la parte peggiore della mentalità italiana. Devi essere disposto ad affrontare rischi, a sperimentare nuove cose e a cercare di migliorarti sempre. Gli Stati Uniti sono un Paese in cui il lavoro e l’impegno sono apprezzati e ricompensati, non importa da dove vieni o quali difficoltà hai avuto in passato.

Se hai la determinazione e la perseveranza per seguire i tuoi sogni, gli Stati Uniti ti offrono infinite opportunità. Puoi passare da uno stato sociale all’altro e non importa chi sei o da dove vieni, contano solo i risultati che ottieni. Questo è il vero “sogno americano”. Qui il successo viene premiato, non importa da dove vieni o quale sia la tua storia passata.

Quali sono, secondo te, le zone migliori per iniziare a inserirsi nel Paese, a fondare una propria azienda o cercare lavoro?

Texas, Tennessee, Georgia, South Carolina e Florida ma non Miami, troppo inflazionata e con poco lavoro.

Quali sono, nella tua opinione, gli errori più comuni commessi dagli italiani che si trasferiscono negli Stati Uniti?

Credere di sapere tutto, arrivare qui con la presunzione di voler insegnare mentre la cosa migliore sarebbe stare zitti e imparare. In molti non hanno l’umiltà di ammirare chi ce l’ha fatta e, magari, di chiedergli consigli. Quando arrivi qui, se vuoi fare bene devi avere un profilo basso, non serve e nulla andare in ristoranti costosi, fare una vita al di sopra delle tue possibilità, solo per far vedere a chi hai lasciato in Italia che tu sei un grande. Il 99% di chi ha questi atteggiamenti tornerà in Italia o non realizzerà mai quello per cui è venuto qui.

Pensi che sia importante sapere bene l’inglese sin da subito?

Sì, lo è. Io ho perso tutto perché non ho saputo leggere il contratto. Google Traduttore non interpreta i contratti, li traduce e basta e, quindi, non darà mai una giusta interpretazione. Io sono arrivato qui con un inglese scolastico davvero pessimo e ho impiegato non meno di due anni per parlare un inglese comprensibile e almeno tre per capire gli americani. Ho dovuto anche imparare a capire la loro mentalità e il loro modo di comunicare, molto più diretto e meno formale rispetto al nostro.

Ecco come fare per andare a vivere in America: i documenti necessari e molto altro!

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Bisogna rivolgersi a un avvocato esperto d’immigrazione. Non chiedere consigli a chiunque perché ognuno può darti un consiglio su cosa ha funzionato personalmente ma ogni caso è diverso. Il mio suggerimento personale, se puoi acquistare un business o avviarne uno, è di farlo, perché otterresti un visto E2 come imprenditore e, soprattutto, ricorda, questo dipende da quanto grande sarà il tuo sogno americano, ma di certo da dipendente non puoi raggiungere quel benessere socio-economico che tanti pensano che qui gli sia dovuto.

Che consigli daresti a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Credo che l’itinerario dipenda dai gusti personali. Io andrei in parchi naturali con alberi giganteschi tipo quello del Grand Canyon. Se, invece, vi piace visitare i posti simbolo degli USA allora opterei per New York, Los Angeles, Washington, Miami e Orlando.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Arizona, Indiana, Kentucky, Virginia, Louisiana, Alabama, Georgia… Qui si vede la vera America, non influenzata da culture differenti.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Sì, assolutamente. Sarei venuto qui a vent’anni. Se a vent’anni fai il cameriere, a ventidue puoi avere il tuo primo ristorante e a venticinque ne hai aperti già dieci e hai creato un fondo specifico.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Mai giudicare nessuno, non sai mai perché quella persona ha quel comportamento e quel suo modo di fare. Gioisci per i successi degli altri. Non parlare mai di persone non presenti alla conversazione. Essere positivo sempre e comunque. Amo questo detto americano, che ho fatto mio: “ You can have excuses or results but never both at the same time” (“puoi avere scuse o risultati ma non puoi avere entrambi nello stesso momento”).

Progetti futuri? 

Dopo il periodo della pandemia, che ha portato le mie società ad avere perdite vicino ai 5 milioni di dollari, a settembre del 2023 ho lanciato il mio fondo immobiliare, tramite il quale stiamo comprando palazzine di appartamenti e, finora, il più grande risultato l’ho attenuto a marzo 2024, con una proprietà da 404 appartamenti con piscina, palestra, campi da tennis e area per bambini.

Nel 2025, siamo pronti per lanciare il progetto franchising di caffetteria e paninoteca che si chiama LetsItaly

Per seguire e contattare Giuseppe:

Sito web: giuseppecicorella.com

Social: https://giuseppecicorella.info/