Ho realizzato il sogno di vivere al mare e gestire un resort
Il sogno di vivere sul mare e gestire un resort, l’ha sempre coltivato. Il 15 maggio del 2005 l’ha realizzato. Un biglietto di sola andata per Playa Grande, in Costa Rica, e al diavolo una vita stressante ed un lavoro poco gratificante. Ad aiutarlo nel grande balzo, è stato il suo carattere forte. Talmente forte, che, per tutti, Alex Bidorini, è il Kaiser.Oggi il quasi quarantenne veneziano, della sua esistenza in Italia, ha solo un dolce ricordo. E tanto inutile gli appare anche l’attività che aveva nel capoluogo veneto. Nel Belpaese, infatti, lavorava come macchinista in produzioni cinematografiche e si occupava anche dell’allestimento di eventi pubblici e privati.
Oggi in Costa Rica gestisce una struttura ricettiva, il Sol y Luna Lodge, www.solylunalodge.net, che è diventata anche la sua casa. L’ha progettata da solo. Con la sua laurea in architettura, conseguita in Italia.
“Viaggiando -afferma- per i Paesi poveri, che sarebbe meglio definire economici, perché di fatto sono ricchissimi di valori, tradizioni ed esempi di vita, mi sono accorto che aprire un chiosco sul mare non era un sogno tanto irrealizzabile. Anche perché avevo in mente solo un piccolo bar”.
Poi?
Sono venuto a Playa Grande per strane coincidenze.
Ce ne parli!
Era il 2004, e mi stavo godendo una vacanza. Ad un tratto, sento agire dentro di me una strana forza che mi spinge a lasciare la mia vita e a trasferirmi qui su questi lidi. Mi sono lasciato andare, perché provavo una fiducia cieca nei confronti di questa terra e delle persone che incontravo.
Cosa vuole dire?
Forse non mi crederebbe, se le dicessi che ho visto il terreno su cui oggi c’è il resort solo dopo la stipula del contratto. Eppure, spesso ero a soli 300 metri da qui. Semplicemente, mi sono fidato. Un anno dopo l’acquisto mi sono trasferito, ho progettato e costruito il Lodge. Chiamiamola: carriera lampo.
Come si vive lì?
I ritmi lenti della vita sono l’aspetto più interessante. Qui si ha tempo, tanto tempo per sé. Senza contare che, una volta inseritisi ed adattatisi alla vita locale, si può comprendere e vivere appieno quella che qui si chiama pura vida. Una forma di vita lontana anni luce dallo stress che si vive in Europa.
Mi descrive Playa Grande?
Mi sono sistemato a 400 metri dalla spiaggia di Playa Grande, nel bel mezzo di una rigogliosa e verde foresta. Nella regione in cui mi trovo, il Guanacaste, la vita è più cara rispetto al resto del Paese, perché è la meta preferita dei turisti nordamericani. Ma se vivi qui le spese sono senza dubbio ridotte. Non devi spendere soldi per il riscaldamento. Le temperature non scendono mai al di sotto dei 20 gradi. Il guardaroba è molto semplice. Bastano: infradito, pantaloncini e maglietta. La maggior parte del delle attività si svolge all’aria aperta.
E gli abitanti?
Gioviali, disponibili, sempre sorridenti, pronti ad aiutarti in qualsiasi occasione.
Nei dintorni cosa c’è di bello da vedere?
L’attrattiva maggiore di Playa Grande è il Parco Nazionale Marino Las Baulas. La spiaggia, infatti, oltre ad essere conosciuta come una delle migliori del Paese per la pratica del surf da onda, è il sito di nidificazione più importante del Pacifico Orientale per la Tartaruga Baula. Si tratta di una specie lunga un metro e mezzo con un peso di oltre 500 chili. Vicino, ci sono oltre quindici spiagge fantastiche.
Come si trascorrono le giornate?
Beh, questo è molto soggettivo. Senza dubbio Playa Grande è molto tranquilla, ma a 20 minuti c’è Tamarindo, che è un po’ come Jesolo, con una grande offerta di bar, ristoranti, pub e locali da ballo. Di giorno, a parte il tempo che si dedica al lavoro, le attività principali sono tutte legate alla spiaggia ed all’oceano. Poi, come accennavo prima, avendo molto più tempo a disposizione per se stessi, si possono coltivare tanti hobby.
Ci sono tradizioni particolari?
Nella zona sono famose le feste paesane, “ferias”. Sono itineranti e durano tanti giorni. L’attrattiva principale è rappresentata dalle corride. Qui, però, il toro viene montato, in nessun caso maltrattato, ferito o ucciso.
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I piatti tipici?
Sono il “casado” (un piatto con riso, fagioli neri o rossi, insalata, platano o patate, a cui si abbina la pietanza principale, che può essere pollo, carne o pesce), il “gallo pinto” (per la colazione, fatto di riso misto a fagioli neri o rossi), la “olla de carne” (un minestrone a base di carne e verdure tipiche locali), il “tamal” natalizio (in una foglia di platano è avvolta una massa a base di farina di mais ripiena di riso, carote, carne di maiale e pollo, piselli ed altre verdure). C’è poi la cucina del lato “caribeño” con ricchi piatti come il “ron don” (zuppa di pesce), “rice and beans” (riso con fagioli un po’ piccante, ma cucinato nel latte di cocco ed altre spezie). Negli ultimi anni, comunque, le distanze si sono ridotte e si trovano ovunque prodotti italiani di ogni genere, per cui di solito mangio all’italiana.
Com’è il clima?
Qui non piove mai da novembre a maggio. Quando iniziano, le prime piogge di solito sono sempre notturne. A settembre e, in particolare ad ottobre, può iniziare a piovere fortissimo e non smettere nemmeno un attimo per tre settimane. Però, fa caldo tutto l’anno ed è un caldo secco, in questa parte del Paese.
Che futuro può esserci per una famiglia a Playa?
Qui, il bello è proprio il fatto che se si ha voglia di fare e si ha qualche buona idea, con un piccolo investimento si può avviare qualsiasi cosa. In Italia, questo è impossibile. Io, poi, sono stato aiutato da gente locale, proprietari di una attività simile a quella che stavo per aprire. In Italia, invece, c’è tanto individualismo.
Ci sono scuole valide?
Ci sono delle scuole private molto valide, in cui insegnano in inglese e spagnolo. Non posso esprimermi in modo positivo su quelle pubbliche. Il discorso è diverso nella capitale, San José, dove ci sono degli ottimi istituti sia scolastici che universitari.
E la sanità funziona bene?
La salute è un diritto sacrosanto di tutti i cittadini. Io, qui, mi sento sicuro ed in mano a medici qualificati.
Ci sono episodi di criminalità?
Nella capitale ci sono senza dubbio dei quartieri abbastanza malfamati, dove sono all’ordine del giorno episodi di violenza. Qui, a Playa Grande, c’è maggiore sicurezza. Ogni tanto si registra qualche furto in casa e sulla spiaggia. Ma in alta stagione, quando aumenta il numero di residenti stranieri e turisti.
Ci sono molti italiani?
Secondo stime ufficiali in Costa Rica siamo circa quattro mila. Ufficiosamente siamo circa 120 mila su una popolazione che raggiunge i quattro milioni.
Il Paese offre opportunità di lavoro agli italiani?
Il lavoro c’è per chiunque abbia voglia di impegnarsi. E non solo nel turismo. Conosco vari italiani che si occupano di un po’ di tutto: turismo, costruzioni, ristorazione, consulenze, import export.
Quali sono i lati negativi della vita lì?
Al momento ne vedo pochi. Forse la scarsa puntualità e la poca affidabilità sul lavoro, ma questi sono preconcetti che mi porto dietro dal vecchio continente e che per fortuna sto un po’ mettendo da parte. E sa perché?
Dica!
Alla fine vivere qui ti insegna una cosa: il lavoro ed il denaro non sono poi tutto nella vita.
Tornerà in Italia?
Per viverci, assolutamente no. Se fosse più vicina magari ci verrei più spesso, ma solo per pochi giorni. Adesso ci torno più o meno una volta l’anno, ma dopo una settimana non vedo l’ora di tornare qui.
Consigli a chi voglia venire a Playa grande?
Portate una crema abbronzante con un alto indice di protezione. E poi, lasciate a casa il telefonino. La Pura vida vi aspetta.
A cura di Cinzia Ficco