Il diamante nero di Copenhagen
Il diamante, gioiello per eccellenza, da sempre legato ai codici universali del lusso, del denaro e della forza (per essere la pietra preziosa più dura al mondo), del potere, ma anche della bellezza, della luce.
“I diamanti – cantava Marilyn Monroe – sono i migliori amici delle donne”, e non c’è nella storia del cinema romantico un solo film in cui come per magia prima o poi l’anello con diamante faccia il suo ingresso. Nonostante questi messaggi, ormai radicati nelle società, c’è un luogo in cui il diamante nero rappresenta qualcosa di molto più importante e di valore (con tutto il rispetto per quelli della corona). A Copenhagen, infatti (nonostante la Regina Margherita II), il diamante più conosciuto è una biblioteca.
Eletta, secondo diversi studi, a città con la migliore qualità di vita al mondo, la capitale danese – che solo fino a 15 anni fa viveva per lo più tra le quattro mura domestiche – ha finalmente realizzato i desideri di Jan Gehl, il guru nazionale dell’urbanistica, che da quasi mezzo secolo spronava gli architetti a lasciar da parte il proprio ego per mettere le proprie capacità creative al servizio della città e, soprattutto, dei cittadini.
Il migliore esempio di questa importante riconversione cittadina è appunto “Den Sorte Diamant” (Il Diamante Nero), uno spazio inaugurato nel 1999 come estensione della Biblioteca Reale di Danimarca, la più importante dei paesi scandinavi, dove vengono custodite tutte le prime edizioni dei testi pubblicati a partire dal XV secolo. Se l’immensa Biblioteca Reale era già di per sè motivo d’orgoglio per i danesi, l’aggiunta di questa nuova, moderna appendice, ha reso questo luogo uno dei più importanti della città per eventi, conferenze, meeting, o anche solo per gli amanti della cultura in ogni sua forma.
Il diamante nero
“Il Diamante Nero” si staglia lungo le rive del Canale Christianshavns, a soli 10 minuti dalla piazza del municipio. Sulla spettacolare facciata nera si riflettono – durante il giorno – l’azzurro del cielo e del mare, che lasciano il posto alle mille luci della città durante la notte.
L’opera – maestosa – fu ideata dagli architetti danesi Schmidt, Hammer & Lassen (responsabili di altri importanti progetti a livello mondiale, come la libreria universitaria di Aberdeen, il Westmister College, l’Halifax Library in Canada o la Ningbo Library in Cina). Rivestita di 2500m2 di granito nero dello Zimbabwe, ogni singola pietra della facciata pesa 75kg…numeri che sembrano sparire di fronte alla leggerezza delle immense vetrate (6 metri x 2,5) che circondano la sala di lettura. L’aspetto massiccio che si staglia all’esterno, contrasta poi in toto con la luminosità dell’ingresso principale e dei corridoi che lo affiancano.
Ciò che però maggiormente inorgoglisce i danesi non è tanto la spettacolarità di questa struttura, quanto il valore di ciò che vi è contenuto. A differenza di altri edifici “Il Diamante Nero” non è una struttura che si realizza solo nell’aspetto estetico ed esteriore: all’interno della sue sale trovano posto infatti il Museo Nazionale di Fotografia e arti Grafiche, l’ Auditorium Queen’s Hall dedicato alla musica Jazz (che può ospitare fino a 600 persone), un teatro e diversi saloni in cui si realizzano esposizioni, eventi letterari e conferenze.
Ovviamente – sebbene un po’ marginale rispetto l’idea di uno spazio culturale di ampie dimensioni – non mancano le sale per lo studio, la ricerca e la lettura. Copenhagen, cittadina che rimanda all’idea del freddo e del “chiudersi in casa”, ci offre quindi una nuova visione di quello che può essere oggi una città all’avanguardia in un settore tanto importante come quello culturale, e lo fa attraverso un diamante nero, di cui è impossibile quantificare carati e valore.