Come avevo anticipato nell’ultimo articolo, e proseguendo con la descrizione della mia nuova vita qui in Mar Rosso, vorrei descrivere proprio la zona di Marsa Alam, in particolar modo le escursioni “di mare”, le uscite che guido come istruttore subacqueo, come dive master e a volte anche come guida snorkeling, le meravigliose giornate in barca, le innumerevoli e coloratissime immersioni in questo tratto di mare. Ci sono poi moltissime escursioni “di terra”, dirette verso luoghi come Luxor, Aswan, Edfu ed Esna, e, più lontano, anche Il Cairo; l’Egitto, oltre che per la splendida barriera corallina, è caratterizzato da millenni di Storia: qui ci sono un patrimonio artistico e culturale immensi; mi sono ripromesso che, alla fine della mia stagione da istruttore subacqueo, rimarrò qui almeno un’altra settimana per visitare il vero Egitto: le piramidi, i templi, le colonne…; nel frattempo ho già cominciato a documentarmi per arrivare “preparato” a questo appuntamento, e trovarmi di fronte l’essenza di un’antica civiltà, non solo dei blocchi di granito.
Tornando a parlare di mare, inteso come “grande serbatoio della natura”, l’Egitto conta sicuramente alcune tra le più belle immersioni subacquee di tutto il Mar Rosso, forse addirittura del mondo, dai giardini di corallo del Sinai, ai relitti sommersi tra Sharm e Hurghada, agli ancora poco esplorati reef al largo della costa meridionale, quasi al confine con il Sudan. I colori del mare assumono ogni tonalità di azzurro e blu, sempre diversi ad ogni ora del giorno e in ogni centimetro di costa; il Mar Rosso egiziano è caratterizzato da uno straordinario sviluppo della barriera corallina, e presenta una enorme varietà di coralli duri e coralli molli, acropore, spugne, anemoni, e alghe dai colori sfavillanti; esistono pochi posti al mondo con fondali così stupendi, in rapporto ad un insieme di condizioni come la visibilità, la trasparenza, la limpidezza e la temperatura dell’acqua, la ricchezza faunistica, la varietà di specie presenti. Possiamo dividere il Mar Rosso egiziano in diverse zone. Quello che è considerato Sinai settentrionale si estende da Taba, al confine con Israele, e prosegue verso Sud fino al Parco Naturale di Ras Mohammed; in questo tratto di costa ci sono anche le caratteristiche località di Dahab (le immersioni più famose sono il Canyon e il Blue Hole, conosciuto tristemente anche come il “cimitero dei subacquei”) e Nuweiba, assieme ad alcuni dei punti di immersione più belli del golfo di Aqaba.
Sede del favoloso parco di Ras Mohammed, “l’acquario di Allah”, l’estremità meridionale della penisola del Sinai conta numerosissimi punti di immersione; consideriamo facente parte di quest’area anche lo stretto di fronte all’isola di Tiran, con i suoi spettacolari reef. La penisola del Sinai racchiude, nell’entroterra, alcuni scenari desertici tra i più affascinanti del mondo, con montagne rocciose dall’aspetto quasi lunare. La città di Sharm el Sheikh costituisce da molti anni il cuore del turismo della regione, con innumerevoli resort, alberghi, appartamenti e ristoranti; non mancano casinò e discoteche.
Il tratto di mare tra Sharm el Sheikh e Hurghada, nello stretto di Gobal, nasconde tra i suoi fondali affascinanti reef e misteriosi relitti, ricchi di storia e di bellezza naturale.
Come la costa meridionale del Mar Rosso, Hurghada e i suoi dintorni erano un tempo popolate solo da beduini; oggi la situazione è completamente diversa: sono stato a Hurghada qualche settimana fa (per rinnovare il visto e per ottenere l’abilitazione ad insegnare qui in Mar Rosso): è una città enorme, molto trafficata, a tratti caotica; in certe stradine ricorda per molti aspetti Bangkok, in altre Malè; è molto più grande di Sharm: questa è una vera città; il vantaggio è che, a differenza di Marsa Alam e di altre piccole cittadine disperse nella costa egiziana, dove raramente sono presenti tutti i generi di prima necessità e altri prodotti di importazione, qui ci si può trovare di tutto, dagli ospedali, alle cliniche di bellezza, agli studi dentistici, dalle scuole di ballo, alle scuole di lingue, i ristoranti etnici e di cucina internazionale, birrerie e steak house; poi ci sono banche, uffici, e negozi; vi si possono praticare innumerevoli tipi di sport, non solo acquatici, ci sono innumerevoli attrazioni turistiche, locali alla moda, discoteche,…
L’Egitto meridionale è la zona lungo la costa del Mar Rosso da Hurghada fino al confine meridionale con il Sudan. Da Hurghada a Marsa Alam ci sono quasi 300 km di strada, con il deserto da una parte e il mare dall’altra, interrotto sempre più spesso da enormi strutture alberghiere e condominiali, molto spesso in costruzione; altri sono dei veri complessi residenziali turistici già operativi. In questi 300 km di costa ci sono delle cittadine, turistiche e portuali, alcune di rilevanza storica, poco frequentate dal turista italiano: si tratta di strutture più internazionali, che però non conosco personalmente: mi riferisco a Makady Bay, El Gouna, Safaga, Quseir e Port Ghalib (da dove partono anche molte imbarcazioni da crociera subacquee).
Marsa Alam, letteralmente la “baia delle bandiere”, veniva chiamata così perché era consuetudine locale innalzare delle bandiere per consentire alle barche in mare di ritrovare la via del ritorno; “marsa” significa appunto baia, insenatura, ed è ideale come porticciolo e ormeggio riparato per le imbarcazioni di pescatori. Marsa Alam è situata lungo la strada che costeggia il Mar Rosso verso il Sudan, al bivio con l’antica strada proveniente da Edfu sul Nilo, sede del famoso tempio di Horus, celebre per l’imponente facciata di 38 metri e per il perfetto stato di conservazione in cui si trova. Conosciuta fin dai tempi antichi, Marsa Alam era rinomata per il suo deserto ricco di miniere d’oro, smeraldi, pietre preziose, granito e altri minerali. La zona desertica più vicina alla costa è abbastanza pianeggiante, solo leggermente collinare; più avanti, il vero deserto egiziano è prevalentemente roccioso, con montagne che superano abbondantemente i 1.000 metri d’altezza.
La popolazione locale di Marsa Alam ha origine da due diverse tribù beduine, la cui natura è da sempre la caccia, assieme al nomadismo: sono gli Al Ba Abda e gli Al Basharya, che vissero per lungo tempo nella parte del deserto orientale; queste tribù parlano oggi la lingua araba, ma le loro lingue originarie, chiamate Tebdawi o Badawit, sono soltanto parlate, tramandate di generazione in generazione, così come per buona parte dei linguaggi delle tribù beduine.
Negli ultimi anni la zona costiera di Marsa Alam si è sviluppata molto rapidamente: sono stato qui la prima volta nel 2004, e da quel che mi ricordo all’epoca c’erano solo pochi villaggi turistici; per il resto lungo la strada che collegava l’aeroporto al mio villaggio, che si trovava a circa una ventina di km verso sud, si potevano ammirare solo il mare da una parte e il deserto roccioso dall’altra. Il paesaggio adesso è completamente cambiato: lungo i 60 km di strada che vanno dall’aeroporto a Marsa Alam, c’è praticamente un cantiere dopo l’altro; la cittadina di Marsa, già divisa in una zona vecchia e una zona nuova, si sta ingrandendo a vista d’occhio, sembra tutto perennemente in costruzione, forse in attesa degli ultimi finanziamenti, o degli ultimi permessi per ultimare i lavori, ma tutto è già a buon punto, i prezzi di appartamenti e locali sono già abbastanza elevati, come se la scommessa di creare una nuova Hurghada o Sharm fosse già stata vinta. Il porto è per adesso solo un molo, ma ci sono una trentina di barche da crociera sempre ormeggiate. Marsa Alam, per adesso, non è come Sharm el Sheikh: non trovi negozi, non vai a fare una passeggiata alla sera per vedere il lungomare, non è ancora attrezzata turisticamente, ma è tutto in preparazione, e forse non manca molto: forse manca un ultimo “via libera” e poi la città potrebbe essere pronta dalla sera alla mattina. Spostandoci verso sud la costa è fortunatamente più immacolata, ma ogni tanto già si vedono dei picchetti o delle ruspe in funzione per spianare la strada, forse per insediamenti futuri.
Da Marsa Alam, proseguendo verso sud, l’unico segno della presenza dell’uomo è molto spesso un check point di polizia, che controlla il traffico turistico e il traffico merci lungo l’unica strada costiera che porta fino in Sudan; a circa un’ora di macchina da Marsa Alam, troviamo il Parco Nazionale di Wadi el Gimal, un’oasi naturalistica dove convivono innumerevoli specie di volatili tra cui il bellissimo falco pescatore; qui, oltre a mandrie di dromedari e a gruppi di caprette, è ancora possibile avvistare le gazzelle allo stato brado. Il parco è caratterizzato da forti contrasti, barriere coralline e lagune sabbiose contornate da verdi mangrovie, come la paradisiaca laguna di Ababda Crafts, con il deserto roccioso alle spalle. La vegetazione, a tratti, sembra lussureggiante: i rari arbusti rinsecchiti dal sole e piegati costantemente dal vento, in alcuni tratti di questo parco naturale sembrano molto più vivi, di un verde più intenso; ci sono vaste oasi di palme. All’interno del parco si possono ammirare tratti di costa con spiaggette mozzafiato, per quanto deserte; a tratti la sabbia corallina è bianchissima, in altri la sabbia è formata da fossili e conchiglie giganti, dove si ha la sensazione di essere in un luogo selvaggio ed incontaminato; la barriera corallina in questo tratto di mare è ancora intatta, risparmiata dalle pinne di incauti snorkelisti e subacquei. Al largo della costa possiamo ammirare in lontananza l’isola di Wadi Gimal e l’arcipelago di El Qulan, quest’ultimo raggiungibile dal porto di Hamata; ci sono numerosi reef al largo della costa, alcuni sono lingue di sabbia che ricordano i famosi atolli maldiviani, ricoperti di finissima sabbia bianca e circondati da un meraviglioso sviluppo della barriera corallina.
Rimanendo sempre all’interno del Parco di Wadi El Gimal, proseguendo verso sud, si attraversa la cittadina mineraria di Abu Ghusum, al centro di una zona ricca di minerali, fosfati, smeraldi, e…oro, che potrebbe fare da location ad un film del far west: sembra quasi una città fantasma, con case pressoché disabitate, ci sono spesso dei ragazzi seduti in strada, dei minatori che tornano a casa dal lavoro; delle caprette che pascolano vicino agli insediamenti, qualche dromedario che attraversa la strada in assoluta tranquillità…qui sembra davvero che il tempo si sia fermato.
Ancora più a Sud troviamo Berenice, nuova frontiera del turismo, ancora poco conosciuta a livello internazionale, dove ci sono solo pochi e lussuosi resort, ma pare che sia già in fase di costruzione un nuovo aeroporto. Poi c’è El Shalateen, cittadina sede del locale mercato dei cammelli, famosa in tutta l’Africa, dove si possono assistere a tutte le fasi della vendita di cammelli, rimaste immutate da anni. Qui ci si sente proprio all’interno del vero mondo arabo, con le relative usanze, storia e costumi. E poi ci sono le mete battute principalmente dalle navi da crociera, come i reef in mare aperto di Daedalus, St. John, le Brothers, Elphistone, fino ad arrivare in Sudan. Sono ancora presenti reef intatti ed inesplorati, in attesa di essere scoperti.
I punti di immersione a Marsa Alam
Immergersi nell’area di Marsa Alam è un’esperienza unica; le immersioni in questa zona sono splendide, e ognuna si trasforma in un viaggio nell’acquario più bello del mondo, regalando emozioni indescrivibili: la barriera corallina è intatta, c’è un’infinita varietà di coralli, duri e molli, tutti incredibilmente ricchi di vita e in ottime condizioni. Ogni punto d’immersione è, almeno momentaneamente, indisturbato, non ancora frequentato dal turismo di massa. Questa non è solo zona di ricchissimi giardini di corallo, ma anche di intricati labirinti di grotte e canyon sottomarini, con pareti coralline a picco e spesso dolci declivi, digradanti verso il blu. In ogni immersione si può vedere di tutto: torrioni madreporici avvolti da nuvole coloratissime di glass fish, anthias, latterini e mini barracuda, che nascondono tra le spaccature della barriera corallina dei simpaticissimi gamberetti, nudibranchi, piccoli pesci balestra, castagnole, blennidi, e qualche murena gigante o grigia; lungo il reef ci sono poi damigelle, pesci cardinali, pesci farfalla e labridi di tutte le forme, dimensioni e colori. E poi ancora variopinti pesci pappagallo, assieme a pesci chirurgo e pesci unicorno. Ci sono moltissime varietà di cernie tra i pinnacoli e lungo il reef, e altri curiosi abitanti della barriera corallina sono i pesci trombetta, i pesci palla e i pesci scatola, e non ultimi i pesci coccodrillo che riposano sul fondale; troviamo anche pesci napoleone, pesci pipistrello e banchi di barracuda, e non è inconsueto l’incontro con la tartaruga.
Nella zona attorno a Marsa Alam, ci sono numerosissimi punti d’immersione, alcuni più famosi, altri meno; tante volte diversi nomi indicano lo stesso punto di immersione. In questa zona l’immersione caratteristica è nella cosiddetta “marsa”, che significa porto, baia, insenatura; “ras” invece significa testa, capo; “shaab” è il termine per indicare la barriera corallina o formazioni madreporiche, reefs…; la parola “erg” indica un pinnacolo, o un torrione madreporico; “sharm” è invece la costa.
Uno dei luoghi d’immersione più caratteristici e pubblicizzati di Marsa Alam è Marsa Abo Dabbab, (la rinomata “Dugongo Bay”), una baia molto grande, perciò meno riparata dal mare e caratterizzata da notevole risacca; rispetto a qualche anno fa, in cui era la spiaggia privata di un solo villaggio, adesso è una spiaggia super attrezzata, con lettini, ombrelloni, ristorante, diving center…cosa che la rende meno selvaggia e forse meno suggestiva; questo sito di immersione è famoso sia per la splendida barriera corallina (soprattutto quella situata sul versante nord) sia per il dugongo, un grande mammifero appartenente all’ordine dei sirenidi, ormai a rischio estinzione, che trova il suo habitat naturale all’interno di baie simili a questa, adagiato su un grande giardino di alghe, anche se il suo avvistamento non è assolutamente garantito; il suo nutrimento è proprio l’alofila, una specie di alga. Nei fondali di Marsa Abo Dabbab vive una famiglia di tartarughe verdi giganti che brucano indisturbate sul fondale, ormai abituate dalla presenza del subacqueo e dello snorkelista, e per il momento la loro presenza è garantita.
Dal porto di Marsa Alam, a circa 7 miglia dalla costa, c’è Shaab Samadai, meglio conosciuta come Dolphin House: qui vive appunto una popolazione di stenelle, che trova riparo per riposare e crescere i piccoli. Questo reef a forma di mezza luna è un parco nazionale protetto dai rangers, che ne hanno suddiviso la parte interna del reef: nell’area delimitata da boe rosse non si può accedere, poi c’è una zona solo per snorkeling, delimitata da boe bianche, e per finire una zona consentita ai sub. L’incontro con i delfini garantisce sempre grandissime emozioni, soprattutto per i fortunati che riescono a fare il bagno insieme; altre volte li si vede solo da lontano, che saltano tra le onde, all’interno del reef: sembrano quasi consapevoli di essere ammirati e fotografati da decine di persone mentre compiono le loro evoluzioni. Questo reef offre la possibilità di visitare anche le sue pareti più esterne, ed è famoso per la bellezza delle sue grotte, poco profonde e facilmente percorribili, che si aprono quasi all’imbocco della baia e tra i vari pinnacoli madreporici; i raggi di luce che riescono a filtrare creano armoniosi riverberi di luci e colori; durante l’immersione all’interno del grottino più lungo, proprio all’inizio della baia, sembra di essere in uno dei caratteristici cenotes dello Yucatan. Tra le immersioni in questa zona, forse quelle a Dolphin House sono le mie preferite, nonostante una giornata intera in barca possa essere abbastanza pesante: sono molto suggestivi i passaggi tra i grottini all’interno del reef tra i pinnacoli esterni, che si innalzano dal fondale, ricchi di corallo duro e molle, alcionacei, e popolati da numerose varietà di pesce di barriera; la visibilità è sempre ottima e ogni immersione è sempre diversa, anche perché è bello inventarsi un itinerario diverso tutte le volte, con degli slalom sempre alternativi tra i pinnacoli esterni.
E poi c’è il mitico Elphinstone, forse uno dei più famosi tra tutti i siti del Mar Rosso meridionale; è un reef in mare aperto, a circa 20 minuti di barca veloce da Marsa Shagra; si estende da Nord a Sud per circa 400 metri e possiede oltre che due ripide pareti rigogliose di corallo molle, sul versante orientale e occidentale, anche due “plateau” a nord ed a sud. La concentrazione di coralli di tutti i tipi, molli e duri, è densissima su tutti i lati, con un’enorme varietà di pesci di barriera; inoltre, essendo un reef isolato in mezzo al mare, c’è un’enorme quantità di pesci pelagici solitari e in banchi da osservare, insieme alla possibilità di avvistare mante, aquile di mare, squali grigi, squali martello e longimanus. Un ampio arco sommerso si trova a circa 60 metri di profondità nel lato sud: una leggenda narra che sotto l’arco si trovi il sarcofago di un faraone sconosciuto, altri parlano della tomba di un elfo…in effetti si può vedere il contorno di una struttura rettangolare ricoperta di corallo a circa 60 metri; in ogni caso, per andare a scoprirlo, servono preparazione e attrezzatura adatti. Comunque, Elphinstone è adatto a subacquei di livello avanzato, con un numero minimo di 50 immersioni registrate nel logbook, prerequisiti obbligatori a causa della corrente, la cui direzione prima dell’immersione non è predeterminabile: motivo in più per avere rispetto per siti d’immersione come questo. In assenza di corrente e con mare calmo può diventare un’immersione veramente stupenda: l’altro giorno mi è capitato di fare forse una delle mie migliori immersioni: ero con dei clienti, siamo scesi fino a quasi 40 metri; 52 minuti di immersione tra carangidi, tonni, barracuda, pesci napoleone…e soprattutto dei longimanus (gli squali dei naufragi) di quasi 3 metri che ci giravano intorno incuriositi, anche quando, tra la prima e la seconda immersione, incautamente ci siamo tuffati solo con maschera e pinne per fare snorkeling con un gruppetto di tursiopi, per poi accorgerci che dietro c’erano 2 longimanus che si sono avvicinati fino a mezzo metro da noi, puntarci e poi deviare di colpo…peccato che nessuno abbia filmato il momento in cui in 5 siamo letteralmente volati sopra al gommone in meno di due secondi!
A differenza dello Stretto del Gobal, Marsa Alam non è una zona famosa per i relitti sommersi; uno abbastanza famoso, per quanto non abbia niente a che vedere con il famosissimo Thistlegorm, ma pur sempre affascinante, è il relitto dell’Hamada: era un piccolo cargo partito da Yambu (Arabia Saudita); costruito in Scozia nel 1965, trasportava granuli di plastica contenuti in centinaia di sacchi ancora presenti sul relitto. Sull’affondamento (avvenuto il 5 agosto 1993) c’è un mistero: i report ufficiali dicono che prese fuoco e affondò in acque profonde, in realtà si trova appoggiato alla barriera corallina a riva, su un fondale di 18 metri; inoltre, non ci furono feriti e a bordo non vi sono effetti personali dell’equipaggio, che quindi sembra aver abbandonato la nave in tutta calma. Forse fu affondata per motivi assicurativi? Comunque sia, partendo da riva, dopo pochi minuti di navigazione su un fondale profondo una decina di metri, si vedono alcuni rottami (un faro, dei portelloni, alcune lamiere,…), dopodiché si comincia ad intravederlo, maestoso, imponente e affascinante come tutti i relitti, avvolto da un alone mistero. A metà la nave è spezzata in due tronconi: la poppa e la prua sono appoggiate sul fondale sabbioso; la penetrazione non è agevole, ma ci sono alcune spaccature nelle quali ci si può affacciare per ammirare l’interno; molti coralli hanno già colonizzato, in così pochi anni, il relitto, e all’interno hanno già trovato dimora numerose specie di pesci di barriera, tra cui alcune cernie, pesci pipistrello, e altri ancora; ogni tanto si vede la murena, altre volte passa una tartaruga. Un’immersione che lascia sempre soddisfatti.
Le marse sono caratteristiche insenature, ognuna simile all’altra, ma ognuna diversa, con le proprie peculiarità. Qui in zona ci sono un’infinità di piccole insenature, alcune sconosciute, altre frequentate solo dai diving che si trovano nelle vicinanze, alcune raggiungibili da riva, altre solo da gommone. Per ognuna c’è praticamente lo stesso briefing introduttivo, almeno riguardo la caratteristica del luogo, la logistica, lo svolgimento dell’immersione, ma poi le particolarità sono fondamentali; in genere c’è sempre una parete nord e una parete sud, la rotta è quasi sempre reciproca, con andata e ritorno lungo la parete, per cui è impossibile perdersi ed è ideale condurre immersioni di corso, altre volte bisogna invece prendere dei riferimenti per tagliare su una lingua di sabbia e arrivare ad un pinnacolo, o ad una serie di pinnacoli; in alcune c’è ad esempio una zona ricca di anemoni, magari di qualche colore particolare, in altre qualche tana di murena o di tartaruga, in altre banchi di barracuda stanziali; alcuni punti di immersione sono ricchi di trigoni o pesci scorpione, in altre si possono trovare i mitici “walkman”, in altre le anguille giardiniere…a volte si può sperare di incrociare uno squaletto pinna bianca, oppure qualche tonno o carangide; in alcune pareti si possono seguire dei percorsi all’interno del reef, tipo canyon o grottini semi illuminati, a volte si può fare un’immersione che io definisco “fantasy” tra i pinnacoli. Alcune sono più belle e ricche di vita, altre possono essere meno interessanti e particolari, ma per quante decine di immersioni si facciano sullo stesso punto, ogni volta l’immersione è sempre diversa e regala incontri tanto inaspettati quanto emozionanti: ogni volta è sempre una nuova avventura.
Ad esempio, Marsa Gabel el Rosas (letteralmente “montagna di piombo”), che tra le marse è forse la mia preferita, è più simile ad un fiordo che ad una insenatura: la baia centrale infatti risulta più profonda e stretta, ideale per il passaggio di imbarcazioni che dovevano caricare o scaricare merci; sul fondale, a centro baia, si possono trovare dei bidoni, tipo quelli che contengono carburante, la pala di una scavatrice e altri detriti. Nella parete nord la barriera declina dalla superficie fino a 40 metri, per un sito caratterizzato oltre che da un giardino di coralli tipico del Mar Rosso, anche da alcune terrazze di corallo lattuga. Nella parete sud ci sono dei suggestivi passaggi all’interno del reef, ad una profondità che varia tra i 5 e i 12 metri, tra grottini parzialmente illuminati e senza uscita e coloratissimi canyon avvolti da ventagli di corallo di fuoco. Marsa Eagla è una baia che scende lentamente (forse fin troppo lentamente) fino a 25 metri; per quasi 10 minuti la profondità non supera i 4-5 metri, almeno nella parete nord. L’entrata in acqua è molto facile, e sinceramente non mi piace molto, ma per condurre la prima immersione di corso è forse la migliore. Marsa Assalaia presenta un profilo d’immersione molto simile: offre un accesso molto semplice per immersioni in acque poco profonde, che regalano l’impressione di immergersi in un acquario di coloratissime specie di pesci e coralli di barriera, ideale per un “battesimo del mare” o la prima lezione di corso. Marsa Samadai, anch’essa caratterizzata da parete nord e parete sud, è una baia naturale con accesso molto facile, tanto che qui facciamo l’immersione notturna, in cerca di tartaruga, ballerina spagnola, gamberetti, murene giganti e murene grigie, pesci leone e altri predatori notturni. Marsa Tunduba ha un ingresso esposto al mare, e proprio per questo motivo la visibilità lungo la parete non è delle migliori, soprattutto in caso di mare anche solo poco mosso o di bassa marea, ma dopo 7-8 minuti si prende un riferimento, ci si stacca dalla parete e si trova il primo di una serie di pinnacoli spettacolari, ricchissimi di vita, avvolti da pesci vetro e anthias, con banchi di piccoli barracuda stanziali, platax, cernie e imperatori, polpi del reef; molto spesso passa una tartaruga e si vede spesso una murena…il tutto ad una profondità massima di circa 15-16 metri. Marsa Ghadeira ha un ingresso non molto agevole da spiaggia, ma una volta entrati in acqua la parete nord si presenta molto colorata, ricca di coralli, più riparata dal mare, mentre la parete sud è più esposta alle onde, per cui non sempre c’è un’ottima visibilità, ma ci sono dei passaggi all’interno del reef, come a Gabel el Rosas sud, e la scorsa settimana ho visto uno squalo pinna bianca. A Marsa Abu Dabbour l’immersione inizia passando attraverso un piccolo tunnel (da alcuni soprannominato “la lavatrice” per via di uno strano movimento dell’acqua all’interno della baia, soprattutto in caso di vento e corrente), che si allarga verso l’esterno del reef; tra la parte sud e quella nord si trova un giardino sabbioso popolato da anguille.
E poi ci sono innumerevoli punti di immersione raggiungibili da gommone; questo è un tratto di costa molto variegato e frastagliato; ci sono diving centres ed ecolodge che possiedono gommoni potenti o piccole imbarcazioni per subacquei, e conoscono ogni centimetro di costa palmo a palmo: solo ad Aquarius ci sono una decina di punti d’immersione diversi, poi c’è la baia di Nakari, e ancora Marsa Shagra…e se ne potrebbero contare decine e decine, ognuno con diversi profili d’immersione in base alla corrente, alla luminosità, alla visibilità, e soprattutto alla guida e ai partecipanti, come ad esempio Sha’ab Marsa Alam, Sha’ab Nakari, Sha’ab Sharm…
Indipendentemente dal profilo e dal sito di immersione, per riprendere le parole di Jules Verne, posso confermare che “…il mare è il grande serbatoio della natura… ivi è la calma suprema…qui sono libero!”: è così che mi sento anch’io, e il Mar Rosso è una testimonianza di quanto la natura sia diversa e spettacolare, affascinante, seducente, colorata, stupenda….sembrerebbe superfluo ripetere il motivo (o meglio i moltissimi motivi) per cui mi piace fare immersioni; purtroppo certe cose possono capirle solo i veri amanti del mare, altre solo i subacquei, assuefatti all’azoto e alle bolle, veri irriducibili delle immersioni. Jacques Mayol, campione di apnea, ha detto: “Quando mi trovo là sotto non sono più un uomo. Sono una creatura del mare…un mammifero subacqueo. Appartengo all’acqua”. Per quanto l’apnea sia una disciplina completamente diversa dall’attività subacquea, sott’acqua senti solo il tuo respiro, il tuo battito cardiaco, ti ritrovi in un mondo diverso, fuori dal normale, a nuotare sospeso nell’acqua tra pinnacoli di corallo e in mezzo a pesci multicolore, sentendoti veramente uno di loro, una creatura marina.
Il Mar Rosso egiziano, e in particolar Marsa Alam, come mia prima esperienza da istruttore, si sta rivelando una scelta vincente: sto facendo esperienza nel condurre le immersioni, nel fare briefing, nel trattare con diverse tipologie di persone, prima che di subacquei…
Non so dire se questa esperienza sia fortunata o se anche in altri diving le cose vadano allo tesso modo, in rapporto a staff, colleghi, villaggio, cucina, ecc…ma dove sono adesso mi trovo veramente bene: lavorare in un villaggio italiano, con colleghi e clienti che parlano la mia stessa lingua, rende tutto più semplice. Sto bene con i miei colleghi, dai quali ho sempre qualcosa da imparare: magari una parola in più nel briefing, un passaggio tra i coralli condotto in modo diverso, un trucco per rendere l’immersione più sicura e divertente; alcuni miei colleghi hanno molta più esperienza di me, per altri vedo che sono già io un riferimento in qualcosa; in un posto di lavoro come questo è più facile essere solidali e darsi una mano, non c’è invidia, arrivismo o voglia di far carriera a tutti i costi: per ognuno di noi questo più che un lavoro è una passione, siamo praticamente “sulla stessa barca”, abbiamo lo stesso stipendio e le stesse provvigioni in base al ruolo ricoperto, siamo trattati allo stesso modo, e ciò semplifica tantissime cose…anche se a fine giornata siamo ovviamente molto stanchi, è bello trovarsi la sera a cena e dopocena e bere una birra insieme; non succede in molti altri contesti lavorativi, vero?
Anche dai subacquei c’è sempre qualcosa da imparare, dal più esperto con centinaia di immersioni all’attivo fino al neo brevettato; in questi tre mesi ho condotto, in quasi 200 immersioni, subacquei di tutti tipi, classi sociali, età, esperienza, numero di immersioni…e avrei già decine e decine di episodi da raccontare. È un onore mettere il mio timbro nei loro logbook: ogni volta che lo sfoglieranno, ricordandosi le loro immersioni in giro per il mondo, si ricorderanno anche di quelle fatte con me a Marsa Alam. Con i subacquei poi, dopo un paio di immersioni fatte insieme, in genere si instaura un rapporto di fiducia e di confidenza, non si parla più solo di mare e di pesci, ma anche di vita “reale”, di città di provenienza, di lavoro; a qualcuno racconto anche che fino a pochi mesi fa lavoravo in banca, ottenendo reazioni sempre diverse. A volte, in caso di subacquei esperti, mi sento un po’ in soggezione: capita che abbiano fatto più immersioni di me o che si immergano da molto più tempo, per questo in genere considero più rassicurante portare in immersione i neo brevettati o subacquei con poche immersioni registrate, e a volte preferisco condurre corsi, anche per riposarmi, altre volte sono ben contento di condurre due o tre immersioni al giorno; a volte vado a fare un’immersione anche durante il mio turno di riposo, per portare con me la macchina fotografica o godermi in pieno l’immersione. Di sicuro qui non ci si annoia, non c’è spazio per la routine e per la monotonia, anche perché il responsabile del diving ci fa sapere dove saremo il giorno dopo solo nel tardo pomeriggio. Ogni immersione è sempre diversa, anche se condotta nello stesso posto, anche in base ai partecipanti; le sensazioni sono sempre diverse, a volte vedi già in anticipo come si comporterà un sub sott’acqua e sei più apprensivo, per prevenire eventuali problemi, altre sai già che sarà un divertimento, altre devi andare più piano, altre ancora puoi far durare l’immersione più a lungo, alcune volte invece non vedi l’ora di uscire dall’acqua…ma è sempre un’emozione unica, indescrivibile, e sei comunque sempre soddisfatto; sono orgoglioso di poter guidare io così tante immersioni, di vedere questo gruppo di persone che sta seguendo proprio me, perché in quei 40-50 minuti sono io il leader (anche se alcune volte devo girarmi più spesso per vedere che nessuno si sia perso a fare foto o a guardare un nudibranco, o correre dietro ad una tartaruga…). È bello vedere come i neo subacquei acquisiscono maggiore esperienza e acquaticità, dalla prima, alla seconda, fino alla quarta immersione di corso. Da non dimenticare l’esperienza del “battesimo del mare”, che può rivelarsi una vera soddisfazione, soprattutto quando va tutto bene, mentre altre volte questi 30 minuti a 5 metri possono diventare l’immersione più difficile in assoluto, soprattutto in caso di difficoltà con la maschera, con la compensazione, con la pesata…Mi è capitato ogni tanto di fare anche la guida snorkeling (cioè di nuotare con una decina di persone al seguito, che molto spesso indossano maschera e pinne per la prima volta), e anche di fare attività di promoter in spiaggia, sotto il sole a 40°C, soprattutto nei giorni di partenze e arrivi, ma alla fine si rivelano comunque esperienze piacevoli e istruttive.
Ogni giorno che passa sono sempre più contento di questo mio cambio di vita, per quanto temporaneo possa essere, e purtroppo lo sarà, ma almeno mi porterò dentro delle immagini e dei ricordi indelebili, stupendi, coloratissimi. Dietro ad una scrivania in un ufficio con luci al neon non si possono vivere le stesse emozioni, e non serve aggiungere altro.
Nel prossimo articolo mi piacerebbe parlare della vita in villaggio, dei miei colleghi, degli animatori, degli intrecci, descrivere gli italiani in vacanza,…e parlare anche di una persona che non ho ancora nominato…per adesso rinnovo l’invito a venire a trovarmi in questo mio nuovo meraviglioso ufficio…vi aspetto!
Marsa Alam, 26 luglio 2009
Andrea Scomparin
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