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Mollano tutto e aprono un ristorante a Ibiza: la storia di Paolo e Monica

Can Nik”, il ristorante che Monica e Paolo

Aprire un ristorante a Ibiza

Un piccolo angolo di Italia a Ibiza. Dove? Ma da “Can Nik”, il ristorante che Monica e Paolo, giovane coppia di Bergamo, ha aperto da pochissimo in quella che è conosciuta come la più mondana delle isole Baleari. Qui i sapori, la tradizione culinaria e gli ingredienti caratteristici del Bel Paese si incontrano e si sposano con i gusti e i piatti tipici ibizenchi. Il risultato è un piccolo tesoro della ristorazione tutto da scoprire e da assaggiare. La location è Sant Joan de Labritja, una delle località più famose situata nella parte nord di Ibiza, particolarmente adatta a chi vuole godersi lo splendido mare e le bellezze tipiche dell’isola con una certa tranquillità, privilegiando i paesaggi e le tradizioni gastronomiche e culturali alla sfrenata vita mondana. Il ristorante, infatti, è immerso in un ampio giardino dove a dominare è la natura selvaggia dell’isola. All’interno un arredamento tipico isolano e una cucina che promette di non deludere i palati più raffinati ed esigenti.

È lo scorso dicembre quando Paolo e Monica, marito e moglie nella vita privata e soci sul lavoro, decidono di mollare la loro vecchia vita e trasferirsi a Ibiza, con loro il piccolo figlioletto di due anni. Non una scelta improvvisa, ma una decisione ponderata e maturata già da tempo. «Eravamo solo in attesa del momento giusto», ci raccontano. Quel momento finalmente arriva e così, dopo aver venduto il loro ristorante a Bergamo, valigie in mano lasciano l’Italia per le Baleari. Il bilancio dopo appena qualche mese è molto positivo. «Vivere a contatto con la natura e con il mare, svegliarsi ogni giorno con il sole è una sensazione bellissima», dice la coppia.

Monica, Paolo, quando avete deciso di trasferirvi a Ibiza?

«Sono anni che ponderiamo l’idea di andare a vivere al mare, e più precisamente su un’isola. Amiamo Ibiza da ormai 5 anni, la nostra dunque non è stata una scelta improvvisa. Ovviamente aspettavamo il momento giusto per poterci trasferire. Avendo a Bergamo un ristorante, per noi era necessario venderlo per non trovarci poi con una doppia attività da gestire. Ci è voluto un po’ di tempo per farlo perché, come sappiamo, in Italia questo non è uno dei periodi più favorevoli. Una volta però venduto il ristorante e aspettato che nostro figlio fosse un po’ più grande abbiamo mollato tutto, trasferendoci a Ibiza lo scorso dicembre. Il 31 gennaio, dopo appena un mese, ci è stato proposto quello che poi è diventato il nostro nuovo ristorante, situato nella parte nord dell’isola un po’ più lontano dai nostri canoni e dal classico locale sulla spiaggia. Ma è stato subito amore a prima vista. Usciamo dal ristorante e siamo immersi nel verde, solo a pochi metri dallo splendido mare dell’isola. Abbiamo trovato tutto quello che volevamo: la pace, la tranquillità, il lavoro e la possibilità, nei momenti in cui siamo liberi, di andare anche solo per dieci minuti in spiaggia per rigenerare il cervello e lo spirito».

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Eravate già stati alle Baleari? Avete soggiornato qui un periodo di tempo prima di prendere la decisione di trasferirvi?

«Mentre aspettavamo di vendere il nostro ristorante a Bergamo, siamo venuti spesso sull’isola e in vari periodi dell’anno, non solo in estate, così da vedere e renderci conto come fosse Ibiza anche al di fuori della stagione turistica, per capire cosa potesse offrirci e offrire a novembre, a gennaio, a maggio. Naturalmente essendo una località di mare in inverno è meno frequentata, ma abbiamo accettato ugualmente la sfida. In estate Ibiza ti permette di lavorare sempre a mille, perché l’isola straripa di gente, nel periodo invernale di stare più tranquilli che in fondo era ciò che desideravamo: cambiare la nostra vita con un lavoro non continuativo e non per 365 giorni all’anno come in Italia, ma con uno più calmo che ci permettesse di vivere. E Ibiza è un’isola che ti consente di vivere sia di inverno che d’estate.

Cosa non andava nella vostra vita in Italia al punto da spingervi a una scelta così drastica?

«Per dieci anni abbiamo avuto un ristorante a Bergamo che per nostra fortuna è sempre andato bene, ovviamente con gli alti e bassi di un’attività legata al turismo e alla ristorazione. La più grande difficoltà in Italia è sicuramente legata all’enorme pressione fiscale che non ti permette di lavorare perché, purtroppo, su quello che guadagni tre quarti vanno allo Stato. Nel nord Italia, la zona dove abbiamo sempre vissuto, c’è poi un altro problema, e riguarda l’invasione dei cinesi e dei loro ristoranti che offrono prezzi stracciati a discapito delle materie prime e degli ingredienti. Per colpa della crisi si tende a spendere meno e a prediligere ristoranti di questo tipo. È ovvio che non è possibile competere con loro, perché ti offrono l’impossibile a un prezzo bassissimo. Questo è sicuramente un altro aspetto che ci ha molto demotivato. Siamo amanti della buona cucina, abbiamo sempre avuto grande rispetto e attenzione verso i prodotti. E se vuoi dare ai tuoi clienti il meglio, non puoi non farlo pagare perché le materie prime costano. Quindi, nonostante il nostro lavoro andasse bene, abbiamo scelto di andare via. Quello che ci ha fatto più piacere è stato l’affetto dei clienti che ci hanno salutato tra le lacrime e i sorrisi. Un gesto per noi molto importante e che ci ha fatto capire di aver svolto un buon servizio, di aver dato un rapporto lavorativo e allo stesso tempo famigliare che da sempre contraddistingue la nostra attività di ristorazione».

Mollare il proprio Paese, una casa, gli affetti per andare incontro a una vita nuova. Certo, su un’isola meravigliosa e con la propria famiglia, ma una scelta fatta almeno inizialmente di tante incognite. Come sono stati gli inizi e l’accoglienza del popolo ibizenco?

«Ibiza è un’isola meravigliosa. Viverci, per noi che abbiamo sempre sognato il mare, è un sogno. Ti svegli la mattina, vedi il mare ed è bellissimo. È un’isola viva perché anche in inverno offre moltissimi servizi, a differenza di altre isole delle Baleari che hanno diversi limiti. Gli inizi, quindi, sono stati decisamente positivi. Non abbiamo avuto problemi di integrazione, riusciamo a comprendere perfettamente lo spagnolo, e stiamo pian piano imparando la lingua. Al contrario di nostro figlio che già la parla molto bene. Anche con lui non ci sono stati problemi, abitando a Santa Eulària, una grande città, abbiamo trovato tutto. Dal primo giorno che siamo stati qui abbiamo cercato un asilo nido e dopo tre giorni ha iniziato a frequentarlo ed era super felice, come lo è ancora adesso. La mattina si sveglia e ci dice: “A scuola con i bimbi”. Insomma siamo molto felici».

È stato difficile trovare casa?

«Abbastanza. Sono molte le persone che purtroppo a Ibiza affittano e subaffittano a dei prezzi davvero elevati. Basti pensare che l’anno scorso durante la temporada, la stagione estiva, hanno affittato addirittura i balconi delle case: 500 euro al mese per un materasso posizionato sul balcone. I proprietari che affittano tutto l’anno non sono molti, perché sanno che in pochi mesi possono guadagnare quello che diversamente guadagnerebbero in un anno e mezzo. Noi ci siamo riusciti con molta pazienza e tanta fortuna».

Parlateci del vostro “Can Nik”. Come è composto e a che tipo di clientela vi rivolgete.

«Il ristorante è situato all’interno della bellissima cittadina di Sant Joan de Labritja. Non è sulla spiaggia, la clientela è quindi molto più ricercata e selezionata. Non puntiamo a grandi numeri, ma a un ambiente rilassato dove poter star comodamente seduti. Si tratta di una vecchia “finca ibizenca” ristrutturata e con ancora i muri di una volta che mantengono il posto fresco d’estate e caldo d’inverno. Il ristorante è immerso nel verde con 1500 metri quadrati di giardino tra bosco, orto, fiori e piante, a pochi metri dal mare e per di più su un’isola. L’arredamento è tipico ibizenco, molto caratteristico e con i colori che richiamano la bellezza del Mediterraneo. Ci ha aiutato un arredatore di interni, Aladin, il cui nome è già tutto un programma. Lui ha un dono speciale: entra in un posto, lo guarda e riesce ad esaudire i tuoi desideri senza nemmeno prendere le misure o usare il metro. Il risultato del suo lavoro è stato sorprendente e tutti i clienti che entrano nel ristorante restano senza parole».

Che tipo di cucina offrite ai vostri clienti?

«La cucina del nostro ristorante è tipica mediterranea. Ci sono piatti di pasta italiana e della tradizione del nostro Paese, con della paella e altre specialità tipiche di Ibiza. Abbiamo voluto creare un connubio tra la gastronomia italiana e quella spagnola, due cucine molto simili per quanto riguarda gli ingredienti e i sapori, ma uniche nella preparazione dei piatti. Uno dei nostri punti di forza è il barbecue all’esterno che ci permette di fare tutti i giorni la carne e il pesce alla brace. I nostri clienti sono prevalentemente coppie e famiglie, persone che non vengono a Ibiza solo per la movida, ma gente che vuole godersi l’isola, il mare e mangiare bene. Al momento sono spagnoli, francesi, inglesi e tedeschi. Per l’estate aspettiamo di sicuro anche gli italiani».

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Dal punto di vista burocratico quali sono stati i passaggi necessari che avete dovuto affrontare per aprire la vostra attività?

«E’ stato tutto molto semplice. Ci siamo proposti in una gestoria, agenzia che ti aiuta dal punto di vista fiscale, burocratico e lavorativo a sviluppare il tuo business, la quale ci ha consigliato il tipo di società da aprire in base all’attività scelta. Nel nostro caso una SL, corrispondente alla Srl italiana. Per costituirla ci vuole davvero pochissimo tempo: si apre un conto corrente, si depositano i soldi e il conto resta bloccato per una decina di giorni per inviare la ragione sociale al registro mercantile che convalida la partita Iva spagnola. Dopo dieci giorni si può tranquillamente iniziare a lavorare. Noi siamo stati dal commercialista il venerdì e il lunedì eravamo già dal notaio per firmare. Altro vantaggio di Ibiza è rappresentato dai costi di commercialista e notaio che sono un decimo rispetto a ciò che siamo abituati a pagare in Italia».

In Italia a porre un freno alla nascita di nuove imprese spesso è proprio la burocrazia e la pressione fiscale. Come è la situazione a Ibiza e alle Baleari in generale?

«Per chi decide di aprire un’impresa sono previste delle agevolazioni fiscali per i primi anni che ti consentono di iniziare l’attività bene senza lo stress delle tasse. Lo svantaggio qui riguarda la forza lavoro su cui c’è una pressione fiscale molto potente. Negli ultimi anni nell’arcipelago il lavoro è aumentato tantissimo, con un conseguente aumento del controllo per contrastare il fenomeno del lavoro nero, e una crescita delle sanzioni per regolarizzare le posizioni lavorative. È giusto che chi lavora venga pagato, e questo è per noi un principio fondamentale. Ciò che ci ha deluso maggiormente sono le pretese di molti che chiedono stipendi stratosferici solo perché sanno che in questo momento sei tu ad aver bisogno di loro. Sull’isola c’è molta professionalità, ma purtroppo sono anche tanti coloro che si vendono per quello che non sanno fare. Questa ad oggi è per noi la difficoltà maggiore».

Ibiza è tra le isole Baleari quella conosciuta soprattutto per i divertimenti e la movida, meta di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. Come è cambiata la vostra vita da quando abitate a Ibiza?

«Non di moltissimo. In fondo lo stile di vita spagnolo è molto simile a quello italiano. Alcune cose ovviamente sono diverse. A Ibiza, ad esempio, la domenica è tutto chiuso, quindi se vuoi fare la spesa devi organizzarti il sabato. Ma per il resto non ci manca nulla. Il clima è fantastico, adesso è praticamente già estate. Svegliarsi sempre con il cielo azzurro e il sole ci mette la voglia di vivere. Per noi – abituati al grigiume di Bergamo – il sole, l’aria pulita, il verde rappresenta un sogno. Non c’è traffico, le distanze sono brevissime, non c’è smog e la nostra qualità della vita è sicuramente migliorata. E poi Ibiza è molto di più della movida e dello sballo, è un piccolo gioiello davvero da scoprire».

Vi manca l’Italia?

«Assolutamente no. Solo le persone e gli affetti che abbiamo lasciato».

Per contattare Monica e Paolo potete scrivere all’indirizzo e-mail:

reservascannik@gmail.com

Questa invece la pagina Facebook del loro “Can Nik”:

https://www.facebook.com/Restaurante.cannik/

Di Enza Petruzziello

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