Ombretta, Vivo in Kenya dal 2006

Si era già raccontata sulle nostre pagine e ha deciso di farlo di nuovo per darci alcuni aggiornamenti sulla sua vita in Kenya. Ombretta, che in Italia era una geometra, si è trasferita a Watamu, Kenya, nell’ormai lontano 2006. “Ci sono andata in vacanza ma con l’idea di visitare il Paese nella maniera più easy possibile e prendendo le informazioni che mi avrebbero poi fatto scegliere il Kenya come meta per evadere un po’ dall’Italia… Erano 2 anni che viaggiavo in Paesi che m’ispiravano la fuga!” racconta la donna.

Ombretta gestisce un tour operator, avvalendosi di persone del posto con esperienza trentennale nel settore del turismo. La donna organizza pacchetti vacanza che permettono a turisti e viaggiatori di scoprire questo meraviglioso Paese (ma anche altri come la Tanzania, il Ruanda e l’Uganda) attraverso safari e altre esperienze. Aprire un’attività lì non è semplicissimo ma Ombretta è stata facilitata perché, al tempo, era sposata con un uomo del posto.

Negli ultimi anni, il costo della vita è aumentato anche in Kenya, specialmente per i locals, molti dei quali guadagnano l’equivalente di 3 Euro il giorno, lavorando per 8/10 ore. Per gli stranieri, è ancora possibile vivere bene spendendo relativamente poco. Ombretta ha visto e sta vedendo anche diverse trasformazioni a Watamu, che al suo arrivo era ancora molto selvaggia mentre adesso è una cittadina fornita, con servizi di ogni tipo.

Per il futuro, Ombretta preferisce mantenere un po’ di mistero sui suoi piani perché, sulla costa del Kenya, dove vive, “non appena sai o fai qualcosa, è sulla bocca di tutti!”

Ombretta Passarelli Kenya

Ciao Ombretta. Quando e perché hai deciso di lasciare l’italia?

Era il lontano 2004 quando approdai per la prima volta in Kenya in vacanza ma con l’idea di visitare il Paese nella maniera più easy possibile e prendendo le informazioni che mi avrebbero poi fatto scegliere il Kenya come meta per evadere un po’ dall’Italia… Erano 2 anni che viaggiavo in Paesi che m’ispiravano la fuga!

Dove vivi precisamente? Cosa ti ha spinta ad andare proprio lì?

Vivo in Kenya ormai dal 2006, precisamente a Watamu, o meglio a Timboni, un grande villaggio praticamente confinante con la Watamu turistica, che è molto famosa.

La possibilità di fare un grande e significativo cambiamento nella mia vita mi ha dato la spinta per trasferirmi qui. Partendo da un continente, l’Africa, per finire in una nazione, il Kenya, che tanto dà ma anche tanto toglie. Questo è un Paese da mille facce, in cui si passa dalla povertà più assoluta alla ricchezza fuori misura, ma la cosa che più mi attrae di questo Paese è la pacifica convivenza tra le mille etnie del mondo e tra persone di diverse religioni. Sì, è vero, si sono sentiti episodi legati ad Al Shabaab e a estremisti islamici ma dove non ci sono stati?

L’amore per la natura, i paesaggi incontaminati con il verde, l’azzurro del mare e il rosso della terra della savana hanno contribuito alla mia decisione di restare perché tutto ciò era quello che i miei occhi volevano vedere ogni giorno.

Dato che vivi lì da molto tempo, immagino che tu abbia visto diversi cambiamenti nel Paese. Ti va di raccontarcene alcuni?

Sì, sono quasi 20 anni che vivo qui. La mia vita è cambiata totalmente nel corso di questi anni. Ho sopportato di tutto, sia della mia vita personale sia in quella come expat in un Paese che stupisce ogni giorno proprio perché, se da un lato vedi baraccopoli e gente che fa fatica a mangiare anche una sola volta al giorno, dall’altra ci sono imprenditori e investitori che stanno facendo sviluppare in maniera spropositata le città e anche i singoli villaggi, proprio come Watamu.

Me ne innamorai perche era molto selvaggia e wild ma ora, grazie appunto agli investitori, è diventata una piccola città con centri commerciali e palazzi di più piani, ristoranti, discoteche, banche, ecc.

L’Adsl del 2009, quando ancora andavo nei famosi Internet points, è ormai un lontano ricordo. Oggi abbiamo persino la fibra e il 5g! Le strade cominciano ad asfaltarsi. Insomma, c’è stato e c’è uno sviluppo notevole che da un lato è piacevole, per carità, ma dall’altro ha portato a un po’ di perdita della genuinità delle persone e del Paese ma il progresso, lo sappiamo, avanza notevolmente e, in alcuni casi, distrugge quello che trova.

A livello personale e/o professionale, invece, cos’è cambiato in questi 13 anni?

Personale sicuramente la famiglia. Ora vivo sola con i miei figli e sono divorziata. Porto avanti la mia attività di tours e safari da sola. Aspetto che i miei figli crescano per farmi aiutare da loro. Devo dire la verità, la mia vita è cambiata in meglio…

Puoi parlarci meglio del tuo lavoro?

Certo, il mio lavoro, forse il più bello qui in Kenya, è quello di portare i turisti/viaggiatori alla scoperta di questo meraviglioso Paese attraverso safari nei parchi più importanti e non del Kenya ma arrivando anche in Tanzania , Ruanda e Uganda, per poi finire con il relax lungo le spiagge bianche della costa, da nord a sud del Kenya.

Costruisco pacchetti vacanza su misura per venire in Kenya. Diciamo che sono un tour operator locale con regolare licenza e mi avvalgo di personale professionale e qualificato, con 30 anni di esperienza alle spalle.

Come funziona, per un italiano, per avviare un’impresa lì?

Beh, i processi sono tanti e dipende da che tipo di attività si vuole aprire e da che legame si ha con il Paese. Per me, essendo stata sposata con un uomo del posto, è stato tutto più semplice, anche se ci sono voluti anni prima di ottenere la residenza permanente, che permette di lavorare senza nessun permesso di lavoro e di essere considerati al pari dei locals.

Per chi si appresta ad aprire un’attività, farlo oggi è più complicato di quanto non lo fosse in passato, anche perché è diventato tutto telematico ed è difficile sovrastare le autorità, come spesso si usava fare 20 anni fa, quando le mazzette erano all’ordine del giorno. Ecco, forse una delle cose che meno mi piacciono del Paese è proprio la corruzione.

Qui non si può lavorare come dipendenti, a meno di non avere un titolo che ti dà la possibilità di farlo istruendo le persone del posto su come svolgere quel determinato mestiere.

Per farlo, comunque, ci vuole un permesso di lavoro che può essere di soli tre mesi oppure per attività di anche 2 anni ma questi hanno costi elevati, che vanno dai 450 ai 2500 Euro e oltre.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Assolutamente no, almeno per i locals. Le persone del posto, che fanno lavori da 8/10 ore al giorno, prendono veramente una miseria. Questo mi fa rabbia, soprattutto se lavorano per dei miei connazionali.

Il costo della vita è aumentato notevolmente anche qui in questi anni e, se prima un pacco di farina di polenta costava meno di 1 Euro, ora ne costa circa 2.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Come dicevo la polenta, principale cibo dei locals, costa poco meno di 2 Euro per il pacco di 2kg. La benzina costa circa 1.30 Euro.

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Carne, pesce e pollo costano pochissimo, se comparati all’Italia, ma comunque per loro 1kg di carne costa sui 4/5 Euro, un pollo intero dai 4/5 Euro mentre il prezzo del pesce al chilo dipende dal tipo ma si parte da circa 3 Euro al chilo. Considerando che la maggior parte delle persone del posto ha uno stipendio corrispondente a 3 Euro il giorno è facile capire come, per loro, questi prezzi siano elevati.

Noi stranieri possiamo ancora vivere spendendo poco. La luce e l’acqua sono molto care. Io spendo in media 10 Euro per l’acqua e 50 Euro per la luce al mese… Un botto! Ecco perché tanti restano senza né luce né acqua e la vanno a prendere ai pozzi a 5 centesimi per 20 litri di acqua.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Sicuramente un permesso di soggiorno legale. Se si lavora, bisogna avere, naturalmente, anche un permesso di lavoro e lo stesso vale se si hanno attività. Come dicevo prima, non sono documenti facili da ottenere e sono anche costosi.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

A suo tempo vivevo in affitto, ho cambiato un paio di case fino a riuscire ad acquistare un terreno nel 2010 e, finalmente, nel 2014 ho iniziato e finito la costruzione della mia casa. In Italia ero geometra quindi sono riuscita a costruire la mia casa senza troppe difficoltà e spendendo il minimo. Ne sono molto felice.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Diciamo che la costa offre molto a livello turistico ma poco a livello scolastico. Ci sono solo scuole primarie e secondarie private e, se uno vuole far frequentare ai propri figli una buona scuola, deve andare lontano da casa, spendendo cifre esorbitanti. Se una persona ha un buon lavoro o una buona attività può vivere dignitosamente. Tuttavia, è importante non cercare l’Italia qui, altrimenti, che gusto c’è nel vivere in un altro Paese? 

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Inizialmente non è stato facile integrarmi perché i locals sono piuttosto diffidenti con noi bianchi. Del resto, non è che in passato se la siano vista bene con i bianchi, anzi, però, alla fine, se t’integri e cerchi di restare al loro pari, ti rispettano. Io ho sempre cercato di fare così e direi che, ad oggi, non posso lamentarmi di come mi trovo con la gente del posto. Forse ho più problemi con i miei connazionali!

Come descriveresti le loro vite?

Umili, semplici e dignitose. I locals sorridono sempre, anche se vivono con niente. C’è anche chi sta bene e non se ne vanta, vive comunque in modo dignitoso e rispettoso degli altri. Il marcio, naturalmente, c’è ovunque e qui non manca di certo ma spesso siamo proprio noi a crearlo. Il popolo di qui è estremamente permaloso e va preso per il verso giusto. Alla fine, è composto da persone generose, nei limiti delle loro possibilità, anche se tanti non fanno niente per niente, come accade ovunque.

Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi sul Kenya?

Credo che i pregiudizi originino dalle persone straniere che vivono qui che, invece di guardare al proprio orto, ficcano il naso in quello degli altri. Il risultato è distrarsi e far marciare quello che hanno nel loro orto.

Qui sulla costa è molto difficile non essere al centro dei discorsi delle persone, bianche o nere che siano. Se fai qualcosa, si sa subito ovunque , mentre ho notato che, per esempio, nella capitale, Nairobi, bianchi e neri vivono serenamente, la gente non ti osserva per giudicare quello che fai o sei e ognuno pensa al suo orto.

Perché qui è così? Boh, me lo chiedo anche io da sempre.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Inizialmente, farmi accettare. Dispetti e pregiudizi erano all’ordine del giorno ma poi li ho superati facendo capire alle persone del posto che non tutti quelli che approdano in Kenya lo fanno con un gruzzolo di soldi da investire ma ci sono anche persone che cercano il loro l’aiuto per vivere una realtà diversa, alla portata delle proprie esigenze, ed io, ovviamente, facevo e faccio parte di quest’ultima categoria. Non cercavo niente se non serenità, tranquillità e una vita diversa da quella che avevo sempre vissuto in Italia.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Sicuramente le mie gioie più grandi son i miei due figli, Jamal e Shady, e l’essere riuscita, non con pochi sacrifici, a costruire una casa tutta nostra. Il mio lavoro mi regala tanto, mi fa conoscere persone stupende e non smette mai di emozionare. Ogni safari è unico così come ogni esperienza. Il mio lavoro, quindi, è un’altra mia grande soddisfazione.

C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?

Sì, c’è una comunità d’italiani composta da più di 5000 persone ed è praticamente impossibile non entrare a farne parte.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Sicuramente di venire prima in vacanza ma di vivere il Paese il più liberamente possibile, in modo da capirne i pregi e i difetti.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Il Kenya è sempre un Paese top per una vacanza. Sicuramente non deve mai mancare il safari di più giorni, visitando più parchi, in quanto è un’esperienza unica nel suo genere. Per il mare, io consiglio come prima volta un bel resort, dove tutto è a portata di mano, e poi, in seguito – perché spesso in Kenya si torna – una soluzione privata, in modo da vivere l’esperienza più liberamente. Consiglio di non ostentare mai ricchezza, ma di tirare fuori la sensibilità e l’umiltà che caratterizzano le persone di qui e ci permettono di mostrarci come loro pari. È fondamentale anche non mostrarsi o credersi superiori a loro.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Ci sono tantissimi posti in Kenya che sono poco frequentati dai turisti mordi e fuggi della costa, come le piantagioni di tè di Kericho, il lago Turkana, il lago Victoria e Kisumu e le isole di Lamu, poco gettonate dal turismo italiano e patrimonio UNESCO. Insomma, ci sono tanti posti meravigliosi ma, per visitarli, bisogna avere molto tempo a disposizione, più di quello che è solitamente concesso per una vacanza standard.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

A livello personale non mi pronuncio. Dal punto di vista professionale, rifarei tutto.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho abbracciato il loro motto e ho imparato anche io a vivere alla giornata. Questo modo di vivere mi piace così com’è e non lo cambierei con niente al mondo, almeno per ora. Chissà cosa mi proporrà il futuro!

Progetti futuri?

Tanti e nessuno… Sono progetti segreti perché qui, come dicevo prima, appena si fa o sa qualcosa, è sulla bocca di tutti!

Per seguire e contattare Ombretta:

Ombretta Passarelli c/o ombre tours and safari

Watamu – Kenya

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