In Scozia sono rinata e sono finalmente felice: la storia di Rebecca

Rebecca, 23 anni, da un anno vive ad Edimburgo. La sua non è stata una fuga, ma il desiderio di cambiare vita. «In Italia provavo una sensazione di nullità, di vuoto. Non avevo alcun tipo di soddisfazione personale, motivazione. Non c’era niente. La Scozia mi rende felice con il suo stile di vita.

C’è molto relax tra la gente, non vedrai mai qualcuno che corre per strada arrabbiato o frustrato. Perché in Italia sento e percepisco l’opposto. Sono arrivata il 9 gennaio e il 7 febbraio ero davanti ad un computer, in un hotel in pieno centro di Edimburgo. Il mio primo lavoro!». Come è cambiata la sua vita? Scopritelo nell’intervista!

Di Enza Petruzziello

Un cambio di vita. Non una fuga. Rebecca Battella è molto chiara sui motivi che l’hanno spinta un anno fa a lasciare l’Italia per trasferirsi in Scozia. Ventitre anni, nata in Russia e adottata quando era molto piccola, ad un certo punto capisce che quella in Italia non è la vita che desiderava vivere. Dentro di sé sente che è arrivato il momento di cambiare.

Cresciuta in una cittadina nel cuore della Lunigiana, vicino a Carrara, ha sempre vissuto in mezzo alla natura, con un cavallo, e due cani. L’amore per la montagna non l’ha mai lasciato, nonostante da piccola trascorresse le estati letteralmente in acqua.

Prima del suo trasferimento in Scozia, studiava all’università. «Mi piace definire il mio come uno stile di vita classico – spiega -. Ho iniziato l’università dopo 1 anno sabbatico durante il quale inizia la mia storia di cambiamento».

E già, perché per Rebecca tutto cambia nel 2018, dopo la sua prima esperienza da ragazza alla pari in Scozia, più precisamente a Newhaven, un piccolo porticciolo a 20 minuti da Edimburgo. Ecco cosa ci ha detto.

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Rebecca, perché hai deciso di trasferirti in Scozia?

«La mia è stata una scelta. Volevo un cambio vita. Non c’era nulla che non andasse nella mia vita in Italia, mi piaceva e non sono fuggita da qualcosa. Semplicemente mi sono resa conto che la Scozia, sin dalla prima volta in cui sono andata, mi rendeva felice e mi dava qualcosa che, quand’ero a casa mia circondata dalle persone che amo, amici e così via, non provavo. Non ho mai preteso che questo sentimento fosse compreso da tutti. Lo hanno, però, fatto le persone che mi interessava lo capissero e sono quelle che tutt’ora mi sostengono e sono fiere del mio passo.

Ho sempre detto e pensato che prendere una decisione così grande ti prova molto, e devo dire che è veramente stato così. È stata una sensazione che non ho iniziato a provare dalla prima volta, per diverse ragioni, tra cui il fatto che forse non avevo mai messo in conto che avrei voluto cambiare paese».

Quando esattamente hai capito che l’Italia non faceva più per te?

«C’è stata una volta in particolare che mi ha segnato. Dopo la mia esperienza come ragazza alla pari nel 2018, tornata a casa mi sentivo come se non appartenessi più a quel posto, a quelle sensazioni, a quei pensieri, a quella vita. È così che è iniziato il pensiero di “una fuga”. Una sensazione di fretta, di euforia. Dentro di me sapevo che ci sarebbe stato un modo per stare meglio, per non provare quelle sensazioni di non-appartenenza. La soluzione era quella di andarsene. Dove andare se non in Scozia, dove mi ero sentita all’opposto? Il 18 agosto prendo l’aereo e non da sola. Mia mamma mi accompagna, e credetemi ogni giorno che passa sono grata che ci sia stata, perché è anche grazie a lei se oggi sono dove sono, e soprattutto all’evoluzione degli eventi di quel viaggio».

Ti va di condividere quel viaggio con noi?

«Assolutamente. Partiamo all’incirca alle 9, e arriviamo a mezzogiorno e mezza ad Edimburgo. Mentre scendevo gli scalini dell’aereo, mi ha inondato una scia di serenità e tranquillità che è stata come una botta di vita. Quella vacanza mi sarebbe servita a capire ed organizzare un eventuale trasferimento prossimo, o immediato, tutto dipendeva da come sarebbero andate le cose. È stata una settimana molto impegnativa, soprattutto emotivamente parlando. Passano 7 giorni, e non troviamo nulla. Mia mamma aveva già posticipato il volo di ritorno di qualche giorno, però il giorno della sua partenza era arrivato. Litri di lacrime all’aeroporto, come normale che sia, poi la vedo pian piano allontanarsi dalla zona di controllo fino a non vederla più. Eccolo lì, il momento in cui io ho capito davvero cosa stava succedendo, cosa veramente avevo deciso di fare. Non si trattava più di voler cambiare vita, di voler provare determinate sensazioni e di sentirsi in un determinato modo. Si trattava di qualcosa di molto più grave, ed era quello di fuggire. Fuggire credendo che sarei stata meglio e che non mi sarei più sentita di non appartenere ad un posto. Eccola la parola fuga che torna fuori, ed ecco la differenza che ha fatto quel viaggio. Pensare che sarebbe stata la soluzione a qualcosa a cui in realtà non ero pronta».

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Come hai trascorso i giorni successivi?

«Sono stati i peggiori che abbia mai vissuto, perché non mi ero mai ritrovata in uno stato emotivo del genere. Mai. È passato poco tempo prima di prenotare i biglietti e tornare a casa. Chiaramente una volta a casa, il senso del fallimento dentro di me c’era, anche se comunque continuavo a guardare lo svolgimento dei fatti in maniera sana e consapevole. Pian piano ho ripreso consapevolezza di me stessa e di cosa davvero era successo durante quel viaggio. E l’ho capito a fondo quando sono tornata per 3 giorni in Scozia l’anno dopo, a settembre, per motivi burocratici. La paura che avevo che sarebbe potuta risuccedere una cosa simile all’ultima volta? Neanche lontanamente descrivibile, però sono partita lo stesso. Ho preso quell’aereo e sono venuta qui con l’intenzione di ottenere ciò che mi serviva».

Che cosa hai capito da questo secondo viaggio in Scozia?

«Mi ha fatto capire che quando parti senza aspettative e vivi soltanto alla giornata, cambia la visione di tutto, perché non stai fuggendo. Indubbiamente sapevo che sarebbero stati solo 3 giorni e poi sarei tornata a casa, quindi probabilmente dentro di me c’era serenità anche per quello. Già dopo quel viaggio, la mia consapevolezza si era ulteriormente raffinata. Più passavano i giorni e i mesi, più mi rendevo conto che non ero pronta a fare un passo così grande, e che soprattutto quando la sarei stata l’avrei saputo. Da agosto dell’anno precedente a settembre di quello successivo, i riferimenti alla Scozia erano quotidiani, e per me erano tutti segnali che mi arrivavano e mi entravano dentro. Però nonostante ciò, ho aspettato, aspettato, metabolizzato, e alla fine ho deciso di ripartire nel 2021. Tante sono le parole per descrivere quel viaggio. È stata l’ultima esperienza di ragazza alla pari ma con una dinamica completamente differente, e ciò che ha reso tutto meraviglioso è stato guidare. Credetemi, nell’arco di meno di un mese ho imparato a guidare dall’altro lato, una macchina non mia e mi sono fatta il mio primo roadtrip da sola. Eccola lì, eccola lì la scossa che mi serviva. Potevo essere qualcuno, potevo fare cose fuori dall’ordinario, potevo vivere. Mi è importato davvero poco di come si è conclusa l’esperienza, perché dopo essere tornata a casa ogni giorno maturavo l’idea che sarei stata pronta presto a compiere il grande passo. Così il 9 gennaio sono salita su quell’aereo e da quel giorno la mia vita è cambiata, in maniera molto più positiva».

Ricordi che emozioni hai provato arrivata in Scozia?

«Molto spesso mi capita di raccontare questa esperienza anche ai clienti che incontro quotidianamente nel mio lavoro, e quello che dico è che per me ogni volta che torno qui, è come la prima volta, pur vivendoci. Quando sono arrivata in quel fresco giorno di gennaio, mi ha inondato una sensazione di gratitudine, di amore per me stessa e di ciò che avevo inseguito fino a quel momento, e vederlo diventare reale mi ha fatto davvero capire che ce l’avevo fatta, ero felice. Quando si raggiunge un traguardo così immenso, non è solo la felicità che si prova di essere dove si è, ma tutto ciò che hai investito su te stessa per essere dove sei quel giorno, in quel minuto, in quell’attimo. E credetemi, niente e nessuno sa ripagarti con una sensazione del genere».

Come sono stati gli inizi ad Edimburgo? Penso all’ambientazione, alla ricerca di una casa e di un lavoro, all’accoglienza della gente.

«È stato tutto molto sereno e tranquillo, e gran parte di questo lo devo alle mie coinquiline perché loro hanno avuto un ruolo molto importante nell’ambientarmi e rendere casa dove vivo tutt’ora. Riguardo alla ricerca del lavoro, ci tengo a partire dal fatto che io in Italia non ho mai lavorato, mai. Avevo paura, ed ero spaventata che non sarei riuscita a trovare nulla nemmeno in Scozia. Però ogni volta mi ricordavo con quale stato mentale ero partita, ossia senza aspettative. Se doveva andare bene, sarebbe andata bene, sennò nulla. Dentro di me sentivo che sarebbe andata bene, ci ho creduto ogni secondo e questo ha fatto molto. Ho inviato diverse candidature sin da subito, alla fine mi sono ritrovata a fare 4 colloqui nel mondo dell’hospitality. A fine gennaio ricevo una mail da una di quelle strutture, confermandomi che mi avevano preso, e ho pianto. Letteralmente, ho pianto perché ancora una volta, ce l’avevo fatta. Sono arrivata il 9 gennaio e il 7 febbraio ero davanti ad un computer, in un hotel in pieno centro di Edimburgo. Il mio primo lavoro ha avuto un grande impatto su di me, perché ho conosciuto tante persone, tanti italiani e soprattutto spagnoli. Sono rimasta colpita dalla quantità di italiani che c’erano, pensare che eravamo 4 dove lavoravo. In generale la Scozia è un paese molto accogliente, in ogni ambito direi».

Trasferirsi in Inghilterra da un punto di vista burocratico non è più semplice come una volta. Qual è l’iter da seguire per chi decide di trasferirsi definitivamente qui? A te come è andata?

«Questo è un punto che mi rattrista molto, perché chissà quante altre persone come me ci sono in Italia che sono infelici, e vogliono prendere la loro vita in mano e sono limitate dalla burocrazia. Personalmente ho fatto tutto all’ultimo minuto, grazie ad una dritta di un amico. Mi ha detto come sarebbe stato una volta che la Brexit sarebbe entrata in gioco e cosa dovevo fare per poter ancora essere in grado di andare a vivere in UK. Ricordi quel viaggio di 3 giorni fatto per motivi burocratici? È stato quello che mi ha dato modo di ottenere il mio “status”. Sono in possesso di un “pre-settled” status che ha una durata di 5 anni al termine dei quali, se rientri nei criteri, puoi fare domanda per quello definitivo, e un anno dopo chiedere la cittadinanza. Io sono ancora ben lontana da quello. Come venire in UK al giorno d’oggi? Vorrei essere in grado di dare una risposta semplice, ma purtroppo non è così e non voglio dare informazioni che non sono pienamente corrette o corrette in parte, quindi vi consiglio di dare un’occhiata al sito del governo UK direttamente: https://www.gov.uk/browse/visas-immigration/work-visas».

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Capitale della Scozia, Edimburgo colpisce per i suoi paesaggi e i suoi edifici in stile gotico. Ma come è abitare qui?

«Personalmente, sin dalla prima volta che sono stata qui, mi sono sentita come se stessi vivendo ogni secondo della mia vita, della giornata. C’è molto relax tra la gente, non vedrai mai qualcuno che corre per strada arrabbiato o frustrato per la sua vita e che deve farlo sapere a tutta Edimburgo. Qui anche in pieno centro, ti trovi a camminare tra le persone, e percepisci la serenità. È una cosa che sottolineo sempre quando paragono Edimburgo con l’Italia. Perché in Italia sento e percepisco l’opposto. E mi dispiace per quelle persone. Credimi. La qualità della vita è calibrata molto bene, poi è soggettivo. Il mio significato di buona qualità di vita, può essere diverso da quello di un’altra persona. La Scozia mi rende felice con il suo stile di vita? Sì. E per diversi motivi, ma principalmente perché ha la natura in centro città, ha la campagna a due passi e ha le montagne a 3 ore. Edimburgo è una città con tanti giardini, e sembra di entrare in un’altra dimensione. Mi è capitato di fare qualche passeggiata prima di iniziare il mio turno di lavoro, e devo ammettere: ha tutto un altro impatto nella giornata stessa. Non è una città troppo grande, troppo affollata ed è a dimensione d’uomo e questo te la fa apprezzare ogni volta che ci cammini perché ogni volta la guardi e la vivi con una prospettiva differente».

Da un punto di vista economico, invece, è costoso vivere ad Edimburgo? E per quanto riguarda la sanità?

«A livello economico, è tutto molto calibrato, ma ancora una volta è molto soggettivo. La sanità è gratuita, e in un certo senso è differente da quella italiana. Mi è capitato di stare male per qualche giorno, una brutta tosse, ho chiamato la mia dottoressa e non mi ha assolutamente prescritto alcuno tipo di antibiotico o altro, uno sciroppo per la tosse e via. Ora all’occhio di un italiano questo potrebbe scandalizzare, perché siamo abituati ad avere la ricetta del dottore nel momento in cui diciamo il primo sintomo. Bene, ci tengo a sottolineare che apprezzo molto questo modo di fare dei medici qui in UK, perché concedono al corpo stesso di fare il processo. Chiaramente ti danno un tot di giorni, e se in quei giorni la situazione non migliora allora passano ai medicinali. Però per esperienza personale, mi sono trovata bene. Mi è anche capitato che mi venissero prescritti degli antibiotici, sono gratuiti, e con dosi contate prescritte dal tuo medico. Mai la scatola intera. Nel caso in cui dovessi averne bisogno di più, allora ti mandano ciò che ti serve, ma sempre contato. La vita sociale è molto tranquilla, poi credo dipenda anche da te come individuo, io sono una persona che parla facilmente, quindi conosco molto facilmente persone. Però se non sei una persona estroversa, beh gli scozzesi ti aiutano».

Adesso di che cosa ti occupi in Scozia? Che cosa trovi stimolante nel lavorare in Scozia?

«Dopo quasi un anno dal mio primo lavoro, ho sentito che avevo bisogno di un cambiamento. Così nell’arco di due settimane ne ho trovato un altro, sempre nello stesso ambito. Sono Receptionist in un hotel a 5 stelle. È un lavoro che mi piace davvero molto, perché mi permette di mettere in pratica ciò che mi parte dal cuore. Mi spiego meglio, sono una persona che dà molta attenzione al benessere e alla felicità delle persone, e lavorare in un ambiente in cui fondamentalmente tu hai un ruolo importante nella permanenza del cliente che decide di alloggiare all’hotel, questo mi permette di mettere in gioco ciò che fondamentalmente è parte di me, in diverse sfumature. Può essere una piccola lettera di benvenuto, o può essere dare un tocco personale alla conversazione che hai col cliente al check-in. Nel mio ambiente di lavoro, sono me stessa al 100% e questo vedo che viene apprezzato ogni giorno sempre di più. Lavorare qui è molto stimolante e questo può dipendere da molti fattori. Ciò che principalmente trovo stimolante è in primis il fatto che sono me stessa, do tutto in questo lavoro, in maniera sana. Altro impatto ce l’hanno le persone, perché in entrambi i luoghi di lavoro, mi sono capitate due managers molto disponibili e amichevoli, e questo fa molto, perché sai che se hai bisogno di qualcosa, quella persona c’è».

La Scozia è la tua prima esperienza all’estero o hai vissuto in altri paesi fuori dall’Italia?

«La Scozia è la mia prima esperienza, ma ormai la considero come il mio, dalla quale potrò sempre tornare. Viaggiare è nei miei prossimi piani, ma ovunque andrò la Scozia sarà sempre casa mia».

Che cosa hai trovato in Scozia che l’Italia non riusciva a darti?

«Come ho detto in Italia provavo una sensazione di nullità, di vuoto. Non avevo alcun tipo di soddisfazione personale, motivazione. Non c’era niente. Non ho mai avuto neanche lo stimolo di cercare lavoro perché vedevo le persone intorno a me, vedevo come si riducevano e che vita facevano, e mi terrorizzava. A chiunque mi chiede perché ho lasciato l’Italia, rispondo che ho deciso di cambiare la mia vita. In meglio. E ogni giorno sono fiera di aver fatto quel passo».

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Sempre più persone scelgono, come te, di lasciare l’Italia, soprattutto per cercare nuove occasioni lavorative all’estero. Consiglieresti loro la Scozia e perché?

«Ci tengo a precisare che chi decide di voler cambiare vita, non deve farlo esclusivamente per motivi lavorativi. Una cosa che ho imparato vivendo qui, è che se decidi di fare una passo così importante, non lo puoi fare perché sei infelice nel posto in cui lavori e allora cogli il lavoro migliore nel posto in cui ne trovi uno. Personalmente non cambierei mai vita esclusivamente per motivi lavorativi, perché poi mi ritroverei a trascurare me stessa e la mia felicità. Chiaramente ognuno è libero di compiere le proprie scelte, però il consiglio che mi sento di dare è di non andarvene per fuggire dalle insoddisfazioni, dall’infelicità e dalle frustrazioni. Andate via perché siete consapevoli della vostra situazione e volete un cambiamento. Volete essere felici. Per trasferirsi in Scozia, come credo in qualsiasi altro paese, deve scattare qualcosa dentro che vi faccia capire che quello è il posto per voi. Il vostro posto nel mondo. Io straconsiglio la Scozia, e non credo di dover aggiungere ulteriori motivi, rimarcando che da quando sono qui, sono rinata».

Le principali differenze che hai notato tra Italia e Scozia?

«Indubbiamente il clima, ma più di ogni cosa il cibo. Fortunatamente ci sono tanti italiani che in un certo senso danno il loro tocco di italianità nei ristoranti, anche se il livello di cibo purtroppo non è dei migliori. Non sono una grande cuoca, mi accontento di poco, e fortunatamente so cucinare le basi della cucina italiana, e credetemi mi è capitato di condividere qualche piatto con miei colleghi di qui, sono rimasti estasiati. Vorrei davvero potessero fare di più in questo ambito, ma è un loro stile di vita e non lo cambieranno di certo».

Come è cambiata la tua vita da quando vivi qui?

«A volte mi capita di pensare a com’ero un anno fa, o due, e gli occhi mi si riempiono di lacrime perché mi ricordo in che situazione di stallo mi trovavo. E ogni giorno che ci penso, mi ricordo di quanto mi sono amata tanto da poter fare questo passo, e di quanto tutt’oggi mi amo e di quanto merito. Adesso sono felice. Realizzata e inarrestabile».

Come immagini il tuo futuro e che progetti hai?

«L’esperienza di ragazza alla pari che ho fatto nel 2021 mi ha lasciato nell’anima la campagna scozzese e per questo sto davvero pensando di andare a vivere lì, con un paio di cavalli magari. Essendo cresciuta con un cavallo, e avendoci in un certo senso ancora a che fare, mi manca molto averne uno qui. Quindi sì, mi piacerebbe trasferirmi un po’ fuori città, e vivere la mia vita in campagna. Poi non si può mai sapere. Non progetto più, lascio che ciò che deve essere venga da me».

Vuoi aggiungere qualcosa?

«Ci tengo a ringraziare chi mi ha dato la possibilità di condividere la mia esperienza qui, e spero davvero che chi si trova in una situazione di stallo possa presto avere quella scossa che serve per prendere in mano la sua vita ed essere felice. Ringrazio calorosamente i miei genitori, mio fratello, mia nonna, mio nonno che purtroppo non c’è più, ma mi ha sempre spinto a fare ciò che mi diceva il cuore, la mia migliore amica, parenti e amici per il grande supporto che mi hanno dato in questo passo e che mi danno tutt’ora. Un speciale ringraziamento a Gianluca Gotto, che attraverso i suoi libri mi ha dato modo di guardarmi dentro e ridare luce alla mia anima e felicità. Grazie mille Enza e grazie mille alla redazione per questa immensa possibilità!».

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