Rita: dalle Hawaii alla Danimarca
A cura di Nicole Cascione per Voglio Vivere Così Magazine
“Vi racconto una favola, che favola non è più perché ormai è realtà. La prima volta che andai alle Hawaii, nel 2009, durante il mio approdo sull’isola di Maui, conobbi un ragazzetto timido e allegro con il quale fu davvero semplice diventare amica e confidente”. Inizia così la storia di Rita alle Hawaii. Una favola che si è trasformata in realtà.
Rita, cosa ti ha portato dall’Italia alle isole paradisiache?
Nel 2009 ho deciso di avventurarmi negli Usa semplicemente per fare un’esperienza all’estero e, dato che volevo vedere il continente americano, in solitaria, ma senza correre inutili rischi nelle grandi metropoli, ho scelto di trascorrere qualche mese nello Stato degli arcobaleni: le Hawaii! Ho cercato quindi una stanza ad Honolulu in un appartamento con dei ragazzi americani e ho navigato in giro per le isole, migliorato il mio inglese, imparato a stare da sola per lungo tempo e sì ho anche conosciuto quello che, a distanza di 8 anni, sarebbe poi diventato anche mio marito.
Trascorsi i primi mesi alle Hawaii, sono rientrata in Italia con l’intenzione futura di trovare assolutamente il modo per tornare a vivere sulle isole.
Ho studiato per anni la cultura polinesiana, sono andata alla ricerca di personalità di riferimento che avessero dei legami con le isole, ho stretto rapporti di amicizia e stima con loro e nel giro di qualche anno sono riuscita a tornare. Nel frattempo in Italia ho aperto un Caffè letterario, dal quale ho imparato tante cose e nuove arti e mestieri, compreso cucinare, e quando è arrivato il momento opportuno ho venduto la mia attività, proprio per poter finalmente realizzare il mio desiderio.
Nel 2014, aiutata da tutti i miei amici hawaiiani, che ormai sono la mia Ohana (Famiglia), ho trovato lavoro e sistemazione ad Honolulu e sono rimasta finchè il cappio del permesso di soggiorno mi ha dato la possibilità di restare. Nel 2016 ho lasciato le Hawaii e ho viaggiato per 9 mesi nel sud est asiatico con l’obiettivo di imparare il più possibile le cucine tradizionali e locali per poter poi rientrare ad Honolulu e riprendere il mio lavoro di chef, ma sapendo utilizzare ingredienti internazionali e sviluppando così un mio concept di fusion food!
Ad agosto, un mio vecchio amico ha deciso di raggiungermi in Borneo per viaggiare un po’ insieme e, dopo poco più di un mese, mi sono ritrovata felicemente sposata e cittadina danese. Il mio obiettivo, ovviamente resta sempre lo stesso: tornare alle Hawaii, ma questa volta accompagnata da un grande viaggiatore nonchè la mia anima gemella.
Hai per quasi otto anni vissuto alle Hawaii, cosa puoi dirci di quel periodo?
Il tempo vissuto sulle isole mi ha regalato ogni giorno un tesoro. Ogni isola ha le sue caratteristiche e le sue meraviglie. Fortunatamente con gli anni ho avuto modo di visitarle più volte e ogni volta con uno spirito diverso.
Il mio legame con le isole paradisiache si è insinuato nel mio cuore sin da bambina, e così come tutta la Polinesia, ha rappresentato sempre il sogno di un luogo incantato e protetto da quel lato oscuro che la realtà della vita quotidiana italiana mi ha dimostrato negli anni. E alla fine ho capito che i sogni dei bambini, immersi nella purezza e nell’innocenza valgono sempre la pena di essere inseguiti.
Come è stato il tuo rapporto con la popolazione locale?
La mia permanenza alle Hawaii è stata una benedizione! Ho avuto la possibilità di relazionarmi e stringere rapporti profondi con persone che sono ormai parte indelebile della mia vita e della mia storia come essere umano.
Mi hanno insegnato molto, moltissimo. Mi hanno reso una persona migliore grazie a insegnamenti antichissimi. Mi hanno rivelato l’importanza e i segreti della loro cultura fatta di scambio, rispetto, protezione e altruismo: il famoso Aloha spirit!
Ho vissuto per mesi con la mia insegnante di Hula (danza tradizionale) e grazie a lei, alla sua famiglia e a tutti gli altri componenti del Halau (scuola tradizionale), ho trovato e ho riconosciuto in un Paese così lontano dalle mie radici, una casa.
Di cosa ti occupavi?
Dunque la prima volta che sono arrivata, nel 2009, ero una semplice viaggiatrice. Poi grazie ad un blog, che ahimè oggi non esiste più, ho scritto degli articoli per il CTS e al mio rientro in Italia ho prodotto una guida turistica con taglio formale socio-antropologico, che, a dire la verità, ha aperto la strada a molti altri viaggiatori italiani che sono andati alla scoperta del mio piccolo paradiso, proprio grazie al mio libro.
Dal 2014 invece ho lavorato come Chef in un ristorantino hawaiiano che mi ha permesso non solo di mantenermi, ma anche e sopratutto di conoscere quella nazione attraverso il gusto del palato e delle soddisfazioni personali lavorative.
Quali sono i pro e i contro del vivere alle Hawaii?
Pro: le isole, tutte, sono bellissime! L’intera nazione è protetta sia culturalmente che paesaggisticamente. Elemento importante e non da sottovalutare.
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Le persone sono educate al rispetto dell’ambiente urbano e marittimo, quindi tutti collaborano e sono loro stessi angeli custodi di questo immacolato paradiso.Contro: ovviamente è uno stato made in Usa, con un impatto turistico internazionale notevole e non tutti sono educati a pronti al rispetto, quindi più volte gli stessi turisti sono quelli da cui è meglio stare alla larga.
Una città come Honolulu è considerata una città che non dorme mai e dove si fa festa ogni notte, ma la realtà è che i cittadini preferiscono vivere le loro giornate scandite da tempi più diluiti, come alzarsi presto al mattino per fare un po’ di surf e andare a letto stanchi e felici, non troppo dopo il tramonto.
Hawaii per tutti o per pochi? A chi le consiglieresti e a chi no?
Ho sempre augurato a tutti di poter vedere le isole almeno una vota nella loro vita, per poterne assorbire tutta la loro cultura dell’Aloha.
Ma conosco i turisti e so anche che spesso alcune persone tendenzialmente preferiscono arrivare in un resort o in un villaggio turistico e restarci fedeli e pigri per tutta la durata della vacanza. Le Hawaii forse sono un po’ care sotto questo punto di vista e restare, per esempio, fissi a Waikiki per prendere il sole e fare shopping, potrebbe essere dispendioso rispetto ad altre mete. Ma ovviamente ognuno vive le proprie vacanze in base alle proprie esigenze. D
ico solo che, secondo me, una volta arrivati in paradiso sarebbe più bello visitare le sue meraviglie e passeggiare tra i suoi giardini piuttosto che restare fermi con un cocktail in mano.
Dopo circa otto anni di permanenza non ti è dispiaciuto andar via? Cosa ti porterai sempre dietro questa esperienza di vita?
Non ho vissuto 8 anni alle Hawaii, ma ho speso gli ultimi 8 anni a studiarle, fare avanti e indietro e ad allacciare rapporti con le persone. Questo ha reso la mia lunga permanenza molto più semplice e mi ha dato modo di fare molte esperienze che, per esempio, altri amici che vivono da anni ad Honolulu non hanno mai fatto.
Non considero la mia residenza in Danimarca come la fine della mia vita hawaiiana. Sto aspettando solo che arrivi il momento giusto per poter proseguire la mia vita alle Hawaii, ma con la mia famiglia.
Attualmente ti trovi in Danimarca. Decisamente un salto notevole. Raccontaci qualcosa a riguardo:
Effettivamente trasferirmi dalla Polinesia in Scandinavia è stato un bel colpo di testa. Le due culture sono così significativamente opposte che vivo praticamente la gioia della scoperta ogni giorno, anche qui.
Mio marito è una persona splendida, un uomo che riesce a prendermi per mano e ad accompagnarmi in questo nuovo viaggio con semplicità e amore.
Sono molto fortunata e la Danimarca è una nazione splendida, dove la misura della felicità viene data da un aggettivo: Hygge, che rappresenta il senso di protezione delle mura domestiche amalgamato con l’amore dei propri cari. I
l livello di vita è molto alto, i lavori sono ben retribuiti e l’educazione e il rispetto sono il tappeto e lo scettro di questo popolo. Ma l’inverno è lungo e freddo, quindi le nostre valige sono sempre pronte per nuove avventure.
Uno sguardo al passato ed uno al futuro. Cosa ti manca e quali sono invece i tuoi progetti futuri?
Sinceramente, non mi manca niente. Certo, se potessi avere il mio vecchio cane qui con me sarebbe perfetto, ma l’età porta inevitabilmente i suoi problemi, e so, che con i miei cari e con il clima mediterraneo, lui sta sicuramente più che bene.P
er quanto riguarda il futuro, è da circa un anno che sto lavorando autonomamente ad un progetto di ricerca. Sono in piena fase di stesura di un testo che sviluppa il presupposto che attraverso la cucina e l’incontro con i vari commensali si possano aprire nuove porte ad una conoscenza sociologica e etno-antropologica delle persone molto più aperta e autentica e molto meno soggetta ad interpretazioni “filoscientifiche, accademiche, occidentali”.
Attraverso i miei vari e lunghi viaggi, sto ripercorrendo le tappe culinarie che mi hanno portato a lavorare nei ristornati in giro per il mondo e a conoscere così chef, clienti e famiglie. Il tutto verrà raccontato attraverso le mie esperienze in diverse nazioni quali: l’Italia, le Hawaii, la Thailandia (qui i nostri consigli per trasferirsi a vivere e lavorare in Thailandia), l’isola di Bali in Indonesia, il Marocco, il Sud Africa e per chiudere, la Danimarca.
Tutto quello che ho costruito durante gli anni, mi ha insegnato che fare e vivere portano sempre a qualcosa di buono e che anche se non sappiamo dare al momento un valore o un significato a quello che facciamo nel presente, prima o poi tutti questi pezzi astratti di puzzle troveranno il loro ordine e vi renderanno un quadro della vostra vita, che mi auguro davvero possa rendervi fieri di ciò che siete!
Arriverci e Aloha!
Rita Li’alani Brennebjerg Civitarese Olsen
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