Rotterdam: contro le inondazioni arrivano i quartieri galleggianti
Di Gianluca Ricci
Quando i ghiacci della Groenlandia si scioglieranno ad un ritmo superiore rispetto a quanto accade oggi (e già i fenomeni in atto sono piuttosto preoccupanti), creeranno un innalzamento del livello dei mari che ancora nessuno riesce a quantificare ma che si dovrebbe aggirare intorno a tre, quattro metri.
Una sciagura soprattutto per un Paese come l’Olanda il cui territorio già oggi risulta inferiore al livello del mare per un terzo.
É questo il motivo per cui da quelle parti si sta lavorando alacremente a progetti integrati con i quali mitigare gli effetti negativi di quello che sicuramente accadrà, anche se nessuno può ancora prevedere quando.
Già il proverbiale sistema di dighe, esteso in tutto il Paese per oltre 17mila chilometri, venne a suo tempo realizzato ipotizzando possibili innalzamenti dei livelli, ma nemmeno le previsioni più pessimistiche erano state in grado di anticipare ciò che nel giro di un ventennio sarebbe accaduto a tutti i mari del mondo.
Ecco perché si sta provvedendo alla realizzazione di nuovi sbarramenti, molto più alti rispetto ai precedenti, e si stanno ulteriormente ampliando i letti dei fiumi, visto che eventuali inondazioni avverrebbero per la concomitanza dell’aumento dell’altezza delle onde del mare e per l’esondazione dei corsi d’acqua destinati a crescere di volume nei prossimi anni.
Un esempio di corretto approccio al problema è quello offerto dalla città di Rotterdam, il porto più grande d’Europa e l’ottavo al mondo per merci movimentate: è chiaro che una città portuale non può permettersi il lusso di chiudere con sbarramenti alti dieci metri tutti i suoi sbocchi al mare, ragion per cui si sta lavorando a manovre alternative nella speranza che producano un rapporto costi-benefici positivo.
L’idea di base è quella di lasciare l’acqua dove si trova, senza scavare nuovi bacini di riempimento o innalzare dighe di altezza spropositata.
Per questo in periferia gli amministratori della città hanno realizzato su 22 ettari un’area destinata al canottaggio, al ciclismo e alle passeggiate all’aria aperta, area immediatamente trasformabile in caso di necessità in territorio di esondazione per il vicino fiume Rotte: nelle previsioni l’evento dovrebbe accadere una volta ogni decennio, ma non si può escludere, all’attuale ritmo dei cambiamenti climatici, che si possa intensificare.
Il progetto è quello di evitare di irregimentare i corsi d’acqua in canali artificiali e di creare loro zone di esondazione il più possibile naturali.
Nuove tecnologie sono inoltre in sperimentazione nei quartieri centrali della città: sono stati realizzati garage in grado di raccogliere all’occorrenza 10mila metri cubi d’acqua ciascuno, le nuove case a partire dal 2025 verranno realizzate secondo criteri di totale sostenibilità e si sta addirittura verificando la possibilità di costruire interi quartieri galleggianti in grado di reagire a qualsiasi mutazione del livello delle acque sottostanti.
Fognature, servizi di emergenza e di sicurezza andranno lentamente ripensati e adeguati alle nuove condizioni in cui gli olandesi saranno costretti a vivere nei prossimi anni. Il fatto che ogni nucleo familiare debba possedere un’imbarcazione con cui provare a cavarsela in autonomia in caso di emergenza e ogni cittadino sia obbligato a superare un corso di nuoto vestito la dice lunga sulla credibilità che gli olandesi attribuiscono alle conseguenze dei cambiamenti climatici.