Sebastiano, “Ho portato in India i vini italiani”

A cura di Maricla Pannocchia

Viaggiatore da sempre, che si descrive come un nomade in continuo movimento, Sebastiano, originario del Piemonte, ha fatto il suo primo viaggio in India con il padre e ne è rimasto conquistato. Proveniente da una famiglia che, come lui, ama viaggiare e mettersi in gioco, l’uomo è tornato regolarmente in India, esplorandola e vivendo anche avventure indimenticabili, come spostarsi in canoa o con un dromedario.

In India, Sebastiano ha anche conosciuto una giornalista italiana che viveva lì e che ha affiancato come fotoreporter. “E’ accaduto tutto per caso,” racconta l’uomo, “A quei tempi, lei era invitata a qualunque situazione accadesse in India, dalla Fashion Week all’esplosione di una bomba in un mercato. Di conseguenza, anche io ero invitato pressoché ovunque e questo mi ha aiutato a conoscere meglio questo Paese, in una maniera più approfondita rispetto a come avevo fatto fino a quel momento.”

A un certo punto, Sebastiano ha avviato il suo brand per far conoscere i vini italiani in India. “Preparo e poi accompagno le aziende vinicole italiane nei mercati internazionali, promuovendo inoltre la cultura enoica del nostro Paese,” dice Sebastiano, “Anni fa la passione per il vino mi ha portato anche a dar vita alla prima ricerca al mondo sulla intolleranza alimentare legata al vino e alle istamine chiamata “Low Histamines.” Hanno parlato di questa ricerca su molte trasmissioni televisive e riviste nei principali Paesi mondiali, tra cui anche in India.”

Nonostante il suo amore per l’India, Sebastiano è sempre rimasto residente in Italia, dov’è tornato a vivere, ma, per il futuro, ha in mente tanti progetti fra cui il suo terzo libro e nuovi viaggi in Asia e nel Nord America.

Sebastiano Ramello, “Ho portato in India i vini italiani”

Ciao Sebastiano, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, sono un sognatore giramondo nato nella provincia di Cuneo, in Piemonte. Fin da ragazzo sognavo avventure che mi portassero tra le più alte vette, gli oceani, i deserti e le più belle e lussureggianti foreste della Terra. Da sempre adoro l’esplorazione. Con il tempo, il mio andare per il mondo è diventato un lavoro, prima, per un breve periodo, in India come fotoreporter e poi, dal 2008, come consulente internazionale nel settore del vino. Preparo e poi accompagno le aziende vinicole italiane nei mercati internazionali, promuovendo inoltre la cultura enoica del nostro Paese.

Anni fa la passione per il vino mi ha portato anche a dar vita alla prima ricerca al mondo sull’intolleranza alimentare legata al vino e alle istamine chiamata “Low Histamines”. Hanno parlato di questa ricerca su molte trasmissioni televisive e riviste nei principali Paesi mondiali, tra cui anche in India.

Altre mie passioni sono il kayak alpino e, non per ultima, la scrittura. Ho pubblicato due libri con la Casa Editrice ECHOS Edizioni: “La maschera” un giallo/thriller internazionale ispirato a fatti di attualità avvenuti tra il 2017 e la fine del 2019 (ho visitato e spesso vissuto di persona i Paesi di cui parlo nel libro) e “In viaggio con Maneki”. L’ultimo è una narrativa di viaggio in barca a vela nell’Oceano Atlantico tra le isole Canarie, non solo una descrizione di un viaggio ma anche una composizione di riflessioni createsi in 30 anni di viaggi e avventure in giro per il mondo. Oltretutto, si tratta di un viaggio compiuto con una cara amica, ex giornalista italiana, conosciuta in India.

Come vedete, le mie passioni sono tante e non amo identificarmi in una unica cosa, anche perché spesso penso che la vita sia troppo breve e bella per dedicarsi a una sola passione.

Hai vissuto per un po’ di tempo in India. Quando?

Frequento l’India assiduamente fin dal 1998, dopo un interessante viaggio insieme a mio padre, uno dei più belli della mia vita. Ci sono stato molte volte per periodi che andavano dai 3 ai 6 mesi.

Tra il 2006 e la fine del 2007 ho passato circa un anno e mezzo in questo incredibile Paese. L’ultimo viaggio è stato all’inizio del 2020. Sono rientrato in Italia a fine marzo 2020 con l’ultimo volo disponibile dall’India prima della chiusura di tutti gli aeroporti per via della pandemia.

Non sono mai stato residente in India, come in nessun altro Paese. Fino ad ora la mia base, anche se spesso per pochissimo tempo, è sempre stata l’Italia

E dove, precisamente?

Ho viaggiato un po’ ovunque in India e, per questo motivo, mi reputo in un certo senso un nomade. Non amo stare a lungo nello stesso posto.

Ho fatto base a Delhi che, in quanto capitale, era il luogo ideale per fare le giuste conoscenze. Inoltre, tra il 2006 e il 2007, si parlava di CinIndia e, nella capitale, c’era un gran fermento di persone, diplomatici e aziende da tutto il mondo che venivano in visita all’India per vedere se c’erano le possibilità di fare affari. Per lavoro, sono stato anche in Cina e a Hong Kong.

Oggi ho dei punti di riferimento dove, quando sono in viaggio in India, amo fermarmi per periodi più o meno lunghi. Questi sono: Goa, in quanto, per quello che riguarda i miei affari nel settore del vino, è un luogo ideale e non così distante da Mumbai, e il Maharashtra, uno degli Stati indiani più importanti per la produzione di vino in India. Un altro luogo ormai diventato casa è Gokarna, in Karnataka, dove mi fermo spesso non per business ma per rilassarmi. Lì gli abitanti sono molto ospitali e, per me, ormai sono diventati una famiglia. Un altro posto del mio cuore è Pushkar, nel Rajastan, dove circa 20 anni fa la mia famiglia ha creato, con le proprie braccia e forze, una piccola e umile casa famiglia, battezzata “El Loco nel Mondo”, dove hanno dato ospitalità a una famiglia indiana che, purtroppo, dopo la morte della sorella maggiore e del padre, era caduta in disgrazia e che si è trovata a vivere nella periferia di questa cittadina sotto a tende di plastica e cartoni trovati nell’immondizia.

Comunque, Delhi rimane sempre una città importante e un punto di riferimento insieme a Mumbai, Calcutta e Bangalore.

Quando sei andato in India per la prima volta?

Come accennato prima, sono stato in India per la prima volta nel 1998 insieme a mio padre. Si è trattato di un viaggio avvenuto più che altro per caso. Avevo già viaggiato e visitato parte del Centro America e la mia intenzione era quella di scoprire l’Asia. Mio padre mi disse: “Perché non vai in India, che è la culla della cultura asiatica?”. Anche mio padre non ci era stato prima ma aveva letto molti libri in merito così gli chiesi se volesse venire con me. Viaggiammo per un mese e mezzo, fu un viaggio magnifico, del quale racconterò, in parte, nel mio prossimo libro. Da allora non mi sono più allontanato da questo Paese, tanto che inizia a farci business.

Sebastiano Ramello, “Ho portato in India i vini italiani”

Cosa ti ha conquistato del Paese?

Principalmente la sua cultura e tradizioni così forti e rigide, sempre le stesse da migliaia e migliaia di anni.

L’India è un Paese dove, nel medesimo giorno, puoi passare da un clima all’altro. È uno Stato fatto di tanti Stati, con le loro forti radici e lingue totalmente differenti l’una dall’altra. Esistono villaggi in Himalaya che mantengono culture, tradizioni e lingue antiche di millenni. L’India è veramente la culla della cultura asiatica. Nello stesso tempo è un Paese interessante per chi vuole costruire, in quanto in fermento e in continuo sviluppo, anche se molto complicato e conservatore.

Quando e perché hai deciso di trasferirti lì?

Ho deciso di trasferirmi nel 2005 (anche se non ho mai preso la residenza), dopo molti lunghi viaggi precedenti. All’inizio del 2006 ero in India. In realtà, non era mia intenzione starci per così tanto tempo e rimanerci; allora gestivo con la mia famiglia un ristorante disco club nel cuneese, “El Loco” , poi diventato, dopo la creazione della casa famiglia in Rajastan, “El Loco Nel Mondo”. Decidemmo di chiudere il locale in modo da prenderci tutti un periodo sabbatico in giro per il mondo. La mia intenzione era arrivare in India e, da lì, dare inizio a un giro del mondo via terra ma poi gli eventi vollero che mi fermassi per circa un anno e mezzo. Durante questo periodo, la percorsi in lungo e in largo, viaggiando spesso nei modi più bizzarri come in canoa, autostop, a piedi o per oltre 600Km su un dromedario. Qui conobbi anche una persona speciale, oggi cara amica, allora la prima giornalista italiana in India, così che poi la affiancai come fotoreporter. Quel lavoro mi diede l’occasione di conoscere l’India sotto vari altri punti di vista, sopratutto politici ed economici, anche perché in quegli anni lei, e di conseguenza io, era invitata a ogni cosa che capitava nel Paese, da una conferenza politica, a una bomba che esplodeva in un mercato, alla Fashion Week e tanto altro. Molto di questo periodo trascorso in India verrà narrato nel mio prossimo libro, che sto scrivendo proprio in questo periodo. Queste esperienze, e molte altre, mi portarono a rimanere in India invece di fare il programmato giro del mondo.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

La mia famiglia ha reagito molto bene, fortunatamente loro sono come me ed io come loro. Anche i miei genitori e mia sorella hanno viaggiato in lungo e in largo in questo Paese. Mia sorella  ha vissuto per alcuni anni in India, principalmente a Delhi, come artista italiana invitata dal governo indiano. I miei amici mi conoscono e sanno che viaggio da sempre, quindi, nessuno si è stupito della mia scelta.

Verso la fine dell’anno e mezzo che trascorsi in India, mio padre venne più volte a trovarmi a nome di aziende italiane del cuneese che volevano che io tornassi, in quanto interessate a parlarmi e valutare se potevo aiutarli ad aprire nuovi mercati in India e nell’intera Asia, cosa che poi feci e che faccio ancora oggi.

Come ti sei organizzato prima della partenza?

Come spiegato, avevamo un ristorante disco club di nostra proprietà (El Loco) e, inoltre, io vivevo per conto mio in un alloggio in affitto. Chiudemmo il locale per ferie (oggi si direbbe long holiday) e lasciai il mio appartamento portando le mie cose nel garage di famiglia. Avevo anche una compagna che amavo ma lei non volle seguirmi, così, dopo aver versato tante lacrime, ci lasciammo. Visto che avevo intenzione, durante questo viaggio, di percorrere anche alcuni luoghi in modo un po’ particolare, come in canoa o a dorso di un dromedario, nei mesi precedenti lessi molto sulle zone dove volevo portare avanti queste piccole avventure, così da prepararmi a ogni eventualità. Percorsi le Back Water in Kerala per diversi giorni in solitaria, a bordo di una canoa tribale. Acquistai un dromedario a Pushkar, in Rajastan, e attraversai il deserto del Thar per 11 giorni, percorrendo oltre 650 Km come facevano i nomadi di un tempo, con l’intenzione di girare un documentario sui nomadi del deserto e molto altro, come attraversare l’Himalaya indiano in auto-stop. Questa ultima parte ha ispirato l’ultimo libro che sto scrivendo.

Ti definisci uno dei personaggi italiani conosciuti nel mondo del vino in India. Puoi parlarcene meglio?

Ho iniziato a frequentare l’India, anche come portavoce del vino italiano, quando ancora nessuno esportava vini italiani in questo Paese. Ho visto crescere alcuni dei più grossi club del vino indiani e non solo, sono stato partecipe della loro creazione. Oggi sono membro onorario o consulente estero.

Dal 2008 sono un consulente internazionale nel settore vini e aiuto, attraverso la promozione, le aziende vinicole italiane a penetrare e inserirsi nei principali mercati mondiali, tra cui quelli dei Paesi asiatici, India inclusa. Con il tempo, il mio brand “Wine Selection Sebastiano Ramello” si è fatto conoscere come marchio che garantisce qualità e unicità. Ho collaborato con molti media internazionali e da anni scrivo per una rivista indiana internazionale nel settore vino e cibo, “WineToday”, sulla quale racconto il vino ei territori dei vini italiani. Spesso in India ho portato avanti degustazioni e symposium dove ho istruito amanti del vino trasformandoli in professionisti  del vino italiano. Anni fa, la “Indian Wine Academy” ha dedicato un lungo articolo alla mia ricerca, prima al mondo nel suo genere, sull’intolleranza alimentare legata al vino e istamine dal nome “Low Histamines.” Oggi, in alcuni Stati dell’india, si trovano anche i miei vini “Low Histamines”, della regione Piemonte.

Sebastiano Ramello, “Ho portato in India i vini italiani”

Come funziona, per un italiano, per avviare un’impresa lì?

È abbastanza complicato, ad esempio, per gli stranieri è vietato acquistare una terra agricola. Come già spiegato, l’India è molto conservatrice. Ha un modo di pensare secondo me giusto, “prima gli indiani e poi il resto del mondo”. Per aprire un’azienda ci vuole quasi sempre un socio locale.

Premetto che non ho mai aperto società in India, in quanto la mia attività in quel Paese per ora non necessità di una mia società sul luogo ma è di promozione e import-export.

Credi che sia semplice avere un’impresa di successo in India?

Penso che non sia semplice, è un Paese con grandi differenze culturali e forte protezionismo.

Che consigli daresti ad altri imprenditori italiani che stanno vagliando la possibilità di fare business in India?

Consiglio di visitare l’India più volte e di affidarsi a persone o società che conoscano molto bene questo Paese.

Essendo un consulente internazionale nel settore del vino mi sento di consigliare esclusivamente chi appartiene al mio settore, in quanto lo conosco bene, quindi aziende vinicole o chi vorrebbe commercializzare dei prodotti simili in India. Come in tutti i Paesi, anche in questo è importante conoscere, oltre alla parte culturale ed economica, le persone giuste.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Su questo faccio fatica a rispondere in quanto non ho mai preso la residenza in India, e non ho mai aperto una società in India. Ho sempre viaggiato in India o con un visto turistico o con un visto business. La mia attività in India prevede una forte collaborazione con importatori e distributori nel settore del vino. Posso dirvi però che acquistare una motocicletta è stato semplicissimo.

Sei stato in India anche come fotoreporter, affiancando la prima giornalista italiana residente lì. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza?

È stata una bellissima esperienza, arrivata per caso, avvenuta tra il 2006 e il 2007. Un’esperienza che mi ha dato la possibilità di conoscere più a fondo questo magnifico Paese e potermi sedere al tavolo di  persone interessanti, molte delle quali ancor oggi sono rimaste mie buone amiche e altre con le quali collaboro nell’importazione dei vini italiani e nella promozione di vini italiani in India.

Ricordo il periodo in cui affiancavo questa giornalista, oggi cara amica, durante il quale si passava dalla Fashion Week, all’attentato nelle piazze, agli incontri diplomatici. Ho avuto la possibilità di essere invitato a tutto ciò che accadeva in India in quel periodo.

Che consigli daresti a chi vorrebbe diventare fotoreporter e vivere all’estero o viaggiare per il mondo?

Prima di tutto di acquistare una macchina fotografica, dimenticarsi per un po’ guadagni e vita sicura, abbandonare la routine e le comodità di tutti i giorni e partire. Il mondo è bellissimo ma, a volte, anche difficile. Penso che certe attività non si creano ma sono nascoste dentro di noi e, per qualcuno più fortunato, se sa buttarsi, arriva l’occasione per dargli concretezza.

Le tue esperienze professionali in India sono state molto diverse fra loro. Cosa ti ha insegnato ognuna di queste?

Riguardo il mio lavoro nel settore del vino, l’India mi ha insegnato che è un Paese che ha ancora circa il 400/350% di tasse sull’importazione che fan sì che il prodotto, che dall’Italia parte, ad esempio, da un costo di circa 4 € a bottiglia, arriva al consumatore finale in India a minimo di 2500/ 3000 rupie, circa 40 € a bottiglia, prezzo che non tutti possono permettersi. Nello stesso tempo, è un Paese importante in quanto in netta crescita confronto ad altri, con una cultura in parte anglosassone che di certo aiuta (la maggior parte della gente del posto parla inglese). Gli indiani hanno una forte conoscenza e spesso ammirazione per i prodotti italiani, anche per quelli alimentari, basta pensare che, dopo la cucina indiana, quella italiana è la più conosciuta in India. Riguardo il vino, a parer mio l’India è, tra i Paesi asiatici, quello più avanti. Oggi, lì ci sono diversi territori del vino e sono ormai tante le aziende vinicole indiane.

La mia esperienza e conoscenza del settore del vino e del mercato indiano hanno fatto sì che spesso consorzi e associazioni italiane nel settore vino, mi chiamino per tenere dei symposium su come affrontare il mercato indiano. L’India è un Paese molto attento alle innovazioni e alla salute (dopo tutto, la medicina ayurvedica è nata nel Sud dell’India), tanto che è stato uno dei primi Paesi al mondo a pubblicare la mia ricerca sull’intolleranza alimentare legata al vino (la prima assoluta al mondo nel suo genere) e a vendere i vini Low Histamines (vini con contenuto di istamine al di sotto dello 0,5mg/litro). In seguito, ne hanno parlato molti altri Paesi come gli Stati Uniti, il Canada, Hong Kong, la Cina, l’Australia ecc… Tutti Stati con i quali lavoro da circa15 anni.

Come ti sei mosso per cercare un alloggio?

Come spiegato, non ho mai vissuto fisso in un luogo ma ho sempre vissuto l’India come una sorta di nomade, sia quando l’ho visitata come turista sia quando ci sono andato per affari. Quando ero a Delhi mi appoggiavo presso l’appartamento di una cara amica, altrove ho sempre utilizzato hotel e guest house o, a volte, sono stato ospite da amici indiani. La mia attività prevede che mi debba muovere molto. È difficile creare situazioni commerciali, intendo nel mio campo, stando fermi in un posto.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Dipende da cosa uno cerca.

Sicuramente un buon rapporto tra costi e qualità della vita lo dà lo Stato di Goa. Le grandi città oggi possono essere anche molto costose. In realtà, l’India e versatile, si può vivere spendendo veramente poco oppure, in altri casi, anche moltissimo.

Delhi la trovo una città molto viva e interessante, peccato per il livello d’inquinamento, che la sta rendendo invivibile. Questo, però, accade anche in altre città indiane.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Benissimo, alcuni dei miei più cari e storici amici sono indiani. Ogni volta che vengono in Italia la mia casa è aperta a loro e idem la loro per me quando vado in India. Ho trovato una grandissima ospitalità da parte di tutti i ceti sociali. In tanti anni in India ho frequentato sia persone che vivono di stenti negli slum sia importanti famiglie indiane. Quello che conta è sapersi approcciare ai suoi abitanti con rispetto e umiltà.

Come descriveresti le loro vite?

Se parliamo degli ultimi 8 anni, direi simili alle nostre. Ormai, purtroppo, si sta vivendo pienamente la globalizzazione. L’India sta crescendo e con essa il ceto medio. A differenza di noi, gli indiani sono ancora molto attaccati alle tradizioni, alle credenze e alla religione. Trovo che abbiano un forte stato di sopportazione generale e una visione della vita meno legata agli oggetti materiali. Inoltre, è un popolo fatto principalmente di gente giovane, forte e con la voglia di crescere.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Sicuramente la burocrazia, in questo l’India è molto simile all’Italia, l’unica cosa è che superarla costa molto meno, a livello monetario, che nel nostro Paese. Essa, tuttavia, è complicata, in quanto in un’altra lingua e in un Paese sconosciuto ai più. L’ho superata passando tanto tempo in India e facendo, a volte, anche degli errori. In poche parole, con l’esperienza conquistata sul luogo.

Un’altra difficoltà iniziale è stata la lingua ma questa è stata superata con facilità perché ho iniziato a studiarla.

Viaggio da quando ero bambino, sono cresciuto con le differenze e difficoltà culturali, tanto che spesso non le vedo più così problematiche.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

La più grande gioia è aver dato dignità, con la mia famiglia, a quella che oggi è la nostra famiglia indiana in Rajastan  attraverso “El Loco Nel Mondo”. È bello sapere che qualcuno sta bene e ce l’ha fatta grazie a te. Penso che la vita sia breve e che la cosa più bella sia poter migliorare il nostro mondo, anche solo di un pochino.

Riguardo alle gioie più materiali, sicuramente poter vedere il mio brand in India, ricevere chiamate da amanti del vino, che sono indiani, interessati a conoscere la mia ricerca e i miei prodotti. Un’altra soddisfazione è quando degli amici indiani mi chiamano semplicemente per sapere come sto.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi in India?

È lo stesso consiglio che darei prima di un trasferimento in qualsiasi Paese asiatico ovvero, prima di trasferirsi definitivamente lì, è bene visitarlo più volte, passare molto tempo con la gente locale e informarsi bene sulla burocrazia. Sarebbe bene anche cercare di capire i pro e i contro del vivere stabilmente in quel Paese.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

L’India è un Paese meraviglioso. Sappiate che per visitare l’India ci vuole molto tempo. Se avete i classici 15 giorni consiglio di focalizzarvi su una regione.

Dove abiti ora? Hai mai pensato di tornare ad abitare in India?

Ora mi trovo in Italia, dove del resto sono sempre stato residente, in un piccolo paesino nel cuneese ai piedi delle Alpi. In realtà, per me casa è dove c’è la mia famiglia, non ho mai visto casa come le quattro mura. Per il mio modo di vivere e sopratutto per il lavoro che ho scelto, l’importante è avere una buona connessione Internet e un aeroporto vicino.

Non so se mai tornerò a vivere in India, ogni tanto ci penso, visto che è un Paese che mi è rimasto nel cuore. Sicuramente continuerò a frequentarla assiduamente sia per lavoro sia per piacere.

Sebastiano Ramello, “Ho portato in India i vini italiani”

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Non lo so, forse non tornerei in Italia, se non per qualche settimana di vacanza.

Progetti futuri?

Per ora sto portando avanti il mio progetto – o meglio, ormai, lavoro – riguardo le intolleranze alimentari legate ai vini e ai vini Low Histamines.

Mi sono rimesso a scrivere quello che forse sarà il mio terzo libro. Vi anticipo in anteprima che sarà una narrativa di viaggio ambientata in India; un viaggio fantastico, o meglio un viaggio nel viaggio, che ho compiuto circa 20 anni fa in autostop attraversando le carreggiate più alte del pianeta in l’Himalaya, seguendo un sogno e una visione apparsami a Dharamshala. Un viaggio nel viaggio che è durato oltre 3 mesi e faceva parte di un viaggio di circa un anno e mezzo. Il viaggio che mi ha anche portato a intraprendere una collaborazione come fotoreporter con una giornalista italiana che risiedeva in India. Tante le avventure vissute che andrò a raccontare. Mi auguro che possiate leggerlo già per il prossimo Salone del Libro di Torino.

In più, sto organizzando i prossimi viaggi di lavoro, che mi vedranno presto nuovamente a percorrere i principali Paesi asiatici e quelli del Nord America. Da tempo, ho anche qualche sogno nel cassetto che vorrei realizzare ma di questi, se mai vorrete, vi parlerò in futuro.

Per seguire e contattare Sebastiano:

E-mail:piemontewine@yahoo.it

info@lowhistamines.com

Sito web: http://www.lowhistamines.com

Per chi fosse interessato ai miei libri: https://www.echosprime.it/it/sebastiano-ramello-la-maschera/     https://www.echosprime.it/it/in-viaggio-con-maneki-sebastiano-ramello/

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