Vivere senza inseguire la vita: Ivan e la sua nuova vita ad Oslo in Norvegia
A cura di Nicole Cascione
“Se una persona non è felice, deve provare ad esserlo. Si vive una volta sola ed è importante provare ad inseguire la felicità”.
Questo è quel che si sono detti Ivan e Laura prima di prendere l’importante decisione di trasferirsi in Norvegia insieme ai loro due figli. Sono passati ormai sei anni da quel giorno. Sei anni in cui la loro vita è cambiata in meglio, sia in campo professionale che personale.
Ivan, sono ormai sei anni che insieme alla tua famiglia ti sei trasferito in Norvegia. Cosa vi ha catturato del posto da indurvi ad un trasferimento definitivo?
Il trasferimento è diventato definitivo quasi da subito, in quanto abbiamo trovato ben più di quello che ci aspettavamo. Tra le tante cose: il vivere senza inseguire la vita.
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Quali sono state le motivazioni che vi hanno portati al “grande salto”?
Un giorno io e mia moglie ci siamo guardati, abbiamo ragionato su cosa volevamo dalla vita per noi e per i nostri figli. La vita frenetica lasciava troppo poco tempo per vivere come volevamo, per assaporare la vita nel modo giusto e questo, man mano che gli anni passavano e i figli crescevano, era il nostro più grande malessere. Avevamo dubbi sul futuro dei figli vista la forte disoccupazione giovanile e i contratti sempre più precari. Anche la nostra pensione, dopo 40 anni di contributi, sarebbe stata da sopravvivenza. In ultimo, l’amore per questo splendido Paese, la Norvegia, visitata tantissime volte.
Prima di partire con tutta la famiglia sei andato in “avanscoperta” per qualche mese. Cosa hai fatto in quel periodo?
Il trasferimento è stato pianificato in modo da capire a cosa saremmo andati incontro.Sono partito io con l’unico obiettivo, per i primi 3 mesi, di studiare il norvegese h24, perchè sapevamo che la conoscenza della lingua sarebbe stata fondamentale ai fini della ricerca di un lavoro. Nel frattempo ho dedicato del tempo a fare volontariato in una chiesa evangelica di Oslo che accoglie tossicodipendenti e poveri. Questa esperienza mi ha aiutato molto a conoscere persone, a conoscere la nazione che mi stava ospitando e allo stesso tempo a testare il mio livello di norvegese. Dopo 3 mesi ho raggiunto il livello b1, sufficiente per potermi buttare nel mercato di lavoro. Infatti dopo poche settimane ho ricevuto una offerta di lavoro come trasportatore a Postnord. Ritmi tranquilli, poche consegne e molte soddisfazioni soprattutto per chi, come me, ama guidare. Questo ha permesso finalmente di ricongiungermi con la mia famiglia (la lontananza è stata la prova più dura da affrontare, anche se ero ospite di una famiglia gentilissima).
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Così, finalmente ti hanno raggiunto tua moglie e i tuoi due figli che all’epoca erano adolescenti. Hanno risentito del distacco dagli amici e dagli affetti? E come si sono integrati?
Sì, finalmente dopo 6 mesi eccoci di nuovo tutti insieme. Era ottobre, la scuola era già iniziata e i miei figli, Matteo di 11 anni e Sofia di 8, si sono ritrovati alle prese con nuovi compagni, nuovo sistema scolastico e una nuova lingua. Fortunatamente il sistema scolastico norvegese prevede una scuola di inserimento per i ragazzi provenienti da tutti i Paesi del mondo, basato soprattutto sull’insegnamento della lingua.Dopo 4 mesi hanno raggiunto un sorprendente e ottimo livello di conoscenza della lingua e sono stati trasferiti nella scuola ordinaria. A livello di amicizie e affetti familiari inizialmente ne hanno risentito, ma è stato questione di poco tempo. Hanno fatto velocemente nuove amicizie, mantenendo comunque ottimi rapporti con i vecchi amici in Italia.
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Per quel che riguarda il lavoro, la casa, è stato facile trovarli?
Trovare lavoro è stato abbastanza facile, in quanto in Norvegia necessitano di tantissimi autisti di bus e camion. Era proprio quel che cercavo e che mi piace fare. Per ciò che riguarda la casa inizialmente siamo stati in affitto in un bell’appartamento vista fiordo, in attesa di capire come si sarebbe evoluta la nostra vita poi, maturata la decisione, abbiamo comprato una casa indipendente a 50km da Oslo.
Dal punto di vista professionale, quali differenze hai potuto notare rispetto all’Italia?
La nostra esperienza è stata molto positiva, forse aiutati dalla fortuna? Non saprei.Il modo di lavorare qui è molto più tranquillo, tantissime pause, grande importanza al benessere fisico e alla sicurezza. Un buon ambiente di lavoro è fondamentale per le aziende per ottenere buoni risultati. Non si cerca di fare profitti ad ogni costo, calpestando i diritti dei lavoratori. Il salario garantisce un ottimo rapporto in base ai prezzi e tutti i datori di lavoro che ho avuto (3) sono stati come amici. Il dipendente viene apprezzato per il lavoro che svolge.
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Quali sono i pro e i contro del vivere in Norvegia?
Trasferirsi in un altro Paese necessita di capacità di adattamento, sacrificio e rinunce quali i vecchi amici, gli affetti, il buon cibo italiano e qualche grado in più in inverno. Bisogna inizialmente dimostrare chi sei, perchè nessuno ti conosce. Allo stesso tempo è entusiasmante, perchè tutto dipende da noi stessi anche se il Paese offre tante possibilità.
La Norvegia è conosciuta come un Paese caro, perchè si relaziona alla media degli stipendi europei, ma fortunatamente lo stipendio norvegese garantisce un ottimo livello di vita. Lo Stato fornisce anche buoni servizi come il dentista gratis fino a 18 anni o come l’università che non solo è gratis, ma sovvenziona una parte di vitto e alloggio, inoltre anche la poca burocrazia fa risparmiare soldi.
Mi ha colpito molto la frase che hai detto quando ci siamo sentiti telefonicamente: mi piacerebbe far capire che se una persona non è felice, deve provare ad esserlo. Si vive una volta sola ed è importante provare ad inseguire la felicità. Quanto conta, nel vostro viaggio di sola andata, la determinazione e quanto il desiderio di andare via?
Determinazione e desiderio sono indispensabili e devono convivere sempre. La mancanza di uno dei due è impensabile in una scelta così. Servono anche a capire se abbiamo trovato ciò che cercavamo, oltre ad essere fondamentali anche nella scelta di un eventuale ritorno al proprio Paese se non si è felici e soddisfatti.