Silvia: ho scoperto una vita in cui ho meno beni materiali ma sono più felice
A cura di Maricla Pannocchia
Da sempre appassionata di natura e animali, specialmente dei cavalli, Silvia – 54enne originaria di Torino – ha lasciato l’Italia nel 1990 per andare a lavorare in un ranch americano. Da lì, la donna ha avuto varie esperienze di lavoro negli Stati Uniti per poi rientrare, negli anni 2000, in Italia.
“Dopo il rientro, l’Italia ha ricominciato ad andarmi stretta, inutile fare l’elenco delle solite cose, troppo nepotismo, troppo ‘lei non sa chi sono io’, troppe ingiustizie, troppo complicato intraprendere qualsiasi cosa e poi la solita, inesorabile mentalità che fa sì che la gente si lamenti sempre e non faccia mai niente per cambiare le cose” racconta Silvia che, a 50 anni, si è trasferita definitivamente in Portogallo.
La donna vive a 15 minuti dalla cittadina di Fundao, in un luogo dove non ci sono italiani, se non lei e un’altra signora che ci abita solo in inverno, e si occupa di animali, in particolare di cavalli, “Li addestro, do lezioni e organizzo soggiorni educativi di più giorni qui nelle montagne. I soggiorni durano minimo una settimana e sono un viaggio a 360° nella vita e nella mente del cavallo; s’imparano le dinamiche del branco, come pensano, come si comportano, perché è importante che vivano in un certo modo, perché dobbiamo avvicinarli in una certa maniera e non in un’altra e perché l’addestramento etologico dà ottimi risultati rispetto alle altre tecniche di addestramento.”
A chi sogna di trasferirsi in Portogallo, Silvia suggerisce di non guardare solo alle zone più gettonate o più frequentate dagli italiani perché lei, nella campagna portoghese, ha trovato la felicità, “ho meno soldi e meno beni materiali di quanti non ne avessi prima ma la vera felicità viene dall’interno e dal vivere in connessione con la natura.”
Ciao Silvia, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao, sono Silvi, ho 54 anni e sono originaria di Torino. Sono cresciuta in città ma ho sempre avuto la passione per gli animali, la campagna e la vita all’aria aperta. La mia famiglia non mi ha mai supportata nella scelta di voler lavorare con gli animali così ho sempre dovuto arrangiarmi e trovare soluzioni per inseguire i miei sogni. Ho lasciato l’Italia per la prima volta nel 1990, per andare in Canada a lavorare in un ranch dove addestravano cavalli da Reining, una disciplina della monta americana che oggi è molto diffusa anche in Italia. Da lì, poi, andai negli Stati Uniti per lavorare in altri ranch e poi, negli anni 2000, il rientro in Italia, a Milano. Ovviamente Milano non è certo come le grandi pianure americane o i ranch, ma è stato un periodo della mia vita in cui volevo cambiare e avere “una vita più normale” A Milano ho lavorato come segretaria in uno studio legale internazionale per un po’ di anni, finché la “vita normale” e l’Italia non hanno iniziato ad andarmi stretti.
Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
In un certo senso è stato bello tornare in Italia, penso che noi tutti che partiamo sentiamo sempre un po’ la nostalgia del Bel Paese, speriamo sempre che le cose cambino e dopo un po’ ci crediamo pure. Dopo il rientro negli anni 2000, come ho accennato, l’Italia ha ricominciato ad andarmi stretta, inutile fare l’elenco delle solite cose, troppo nepotismo, troppo “lei non sa chi sono io”, troppe ingiustizie, troppo complicato intraprendere qualsiasi cosa e poi la solita, inesorabile mentalità che fa sì che la gente si lamenti sempre e non faccia mai niente per cambiare le cose. Quando la vita di città mi è diventata insopportabile, ho iniziato a sentirmi come in gabbia, dopo aver passato molti anni libera nelle grandi pianure americane. Ho provato a cercare di aprire o riprendere in gestione un piccolo agriturismo o una fattoria ma in Italia è impossibile, troppe tasse, troppi paletti, troppi vincoli legati a chi conosci o a chi ti manda così, quando è arrivato il Covid, ho deciso che, se volevo cambiare vita, era ora o mai più e che l’Italia non aveva più nulla da offrirmi. Alla fine di gennaio del 2021 mi sono trasferita definitivamente in Portogallo.
Adesso vivi ad Fundao, in Portogallo. Come mai hai deciso di trasferirti proprio lì?
Quando sono arrivata in Portogallo, sono andata in Algarve, nella zona di Loulé. L’Algarve è una bella regione e il clima è fantastico ma i prezzi sono molto cari. Dall’estate 2023 è diventato molto difficile riuscire a vivere decentemente in Algarve, se non si è pensionati e non si dipende da un reddito fisso esterno al Portogallo. Tutto è aumentato e i soldi non girano più come prima. Per la mia attività, l’Algarve presenta un grosso problema di spazio per i cavalli. Con tutto questo influsso di stranieri che sono arrivati, i prezzi sono saliti alle stelle (casa con 3 ettari di terra 1.800.000 Euro), tutti cercano di costruire o vendere e dunque è diventato quasi impossibile trovare qualche ettaro di terra da affittare per farci pascolare i cavalli. In estate, con le alte temperature, l’erba si secca e il fieno è costosissimo così ho cercato altre alternative che mi permettessero di dare ai cavalli lo spazio che meritano.
Il mio attuale vicino di casa, Samuel, mi ha contattata tramite un gruppo Facebook (qui tutto funziona tramite Facebook), ci siamo scambiati messaggi, telefonate, sono venuta a Fundao a vedere il posto, mi è piaciuto molto ed eccomi qui. La zona di Fundao è molto rurale, contadina, è ancora il Portogallo autentico e incontaminato. Qui ci sono pochissimi turisti e gli espatriati che ci vivono sono persone che ricercano una vita calma, a contatto con la natura, con dei ritmi più naturali e con il sapore della vita di un tempo antico e quasi dimenticato.
Come descriveresti il posto in cui vivi?
Premetto che abito in mezzo alla campagna, a 15 minuti di macchina dalla città. Fundao è una cittadina piccola, di circa 8.400 abitanti, paragonabile a un nostro paese di provincia. È tranquilla, la gente è cordiale e ha tutto quello di cui uno ha bisogno: scuole, zone commerciali e ristoranti. In zona ci sono 74 nazionalità diverse ma quasi nessun italiano, solo io e un’altra signora di Salerno, che vive qui solo in inverno. Questa è una zona dove si vive il Portogallo vero, niente a che vedere con l’Algarve o la zona costiera. Qui ci sono agricoltura e pastorizzazione. Fundao è conosciuta come zona di produzione delle ciliege, che sono di una bontà assoluta, poi producono frutta e verdura e ci sono allevamenti di ovini, caprini e qualche mucca. Siamo a 20 minuti dalla Serra de Estrela, l’unica montagna in Portogallo dove si può sciare.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?
Alcuni sono stati contenti, altri hanno pensato che fossi pazza, sopratutto perché avevo già più di 50 anni. Ad oggi, comunque, nessuno è mai venuto a trovarmi qui in Portogallo però se uno si basa su quello che dicono parenti e amici, non fa più niente!
Come ti sei organizzata prima della partenza?
Mi sono informata sul Portogallo, mi sono iscritta a molti dei gruppi Facebook per gli stranieri e poi, una volta sul posto, parlando con la gente, ho trovato tante informazioni e mi sono anche fatta degli amici, che mi hanno consigliata sui vari iter da seguire. Per gli aspetti pratici, ho venduto il più possibile, disdetto le bollette e sono partita.
Puoi raccontarci meglio di quello che fai?
Mi occupo di animali, in particolare dei cavalli. Li addestro, do lezioni e organizzo soggiorni educativi di più giorni qui nelle montagne. I soggiorni durano minimo una settimana e sono un viaggio a 360° nella vita e nella mente del cavallo; s’imparano le dinamiche del branco, come pensano, come si comportano, perché è importante avvicinarli in una certa maniera e non in un’altra e perché l’addestramento etologico dà ottimi risultati rispetto alle altre tecniche di addestramento. Ovviamente, poi, per le persone più avventurose, si va anche a bivaccare fuori in montagna, come fanno i cowboys.
Una cosa di cui non ero assolutamente a conoscenza prima di arrivare in Portogallo, è il modo in cui vengono trattati gli animali e, soprattutto, i cavalli. Diciamo che la situazione “animali” qui è paragonabile a com’era in Italia 50 anni fa e gli equidi legalmente non hanno diritti e non sono protetti come lo sono cani e gatti.
In Portogallo ci sono molti zingari, di etnia cigana, che vivono del commercio di cavalli e li usano come mezzo di trasporto, infatti, è piuttosto comune vedere queste povere creature per strada, usate per tirare carretti sovraccarichi e anche vederle parcheggiate all’esterno dei supermercati. Generalmente questi cavalli non sono tenuti in grande considerazione (neanche dai portoghesi stessi, coinvolti nel mondo dei cavalli), perché non hanno pedigree, sono nati da incroci di “Dio solo sa cosa” e solitamente, sia per la morfologia sia per l’uso che ne è stato fatto, non sono buoni per fare salto o dressage, le due discipline più praticate qui sia dai portoghesi sia dagli stranieri. Questi cavalli, però, sono eccellenti per la monta americana, specialmente nelle discipline di Mountain Trail e Ranch riding.
Generalmente, questi cavalli vivono situazioni di maltrattamenti che, in alcuni casi, sono severissimi e quasi tutti necessitano di un addestramento “riabilitativo”, sia fisico sia psicologico. Ovviamente chi più e chi meno però tutti devono re-imparare ad avere fiducia nell’essere umano, ed ecco che un addestramento diverso da quello etologico non può funzionare.
Premetto che qui in Portogallo la monta western è praticamente inesistente, infatti io sono l’unica istruttrice diplomata in tutto il Paese.
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Da quando sono arrivata in Portogallo, dunque, la mia missione è quella di sviluppare la monta americana e di far conoscere al mondo la situazione di questi “cavalli senza nome”, cercando di dar loro un futuro migliore. Il mio progetto di aiutare i “cavalli senza nome” combacia perfettamente con quello del mio vicino di casa, Samuel, e dà un senso al perché ho scelto di venire proprio a Fundao. Insieme a Samuel e altre 14 persone, sono socio fondatore di una cooperativa biologica che si chiama Logica Bio Coop. Questa cooperativa nasce con la missione di creare un legame socio/economico tra le persone che vivono nella zona, e non solo, e dinamizzare l’economia locale, sviluppando la produzione e vendita di prodotti locali e biologici, educando e informando alla cura e al benessere degli animali per cambiare la mentalità e creare una coscienza di allevamento e turismo più etico e responsabile. La cooperativa possiede anche un negozio, un ristorante e uno spazio comune dove si fanno incontri e workshops sui temi sopra citati.
È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?
Direi che trovare un lavoro da dipendente che non sia in un call center è difficile, specialmente se non si parla inglese o portoghese. Tuttavia, c’è tanto potenziale per qualcuno che vuole aprire un’attività in proprio.
Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?
Call center, hotels, resorts e ristoranti nelle zone del Paese a forte attrazione turistica. Probabilmente anche nel settore IT.
Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
Direi che sono come ovunque in Europa, ormai. Le grandi città sono molto costose, vivere con uno stipendio solo e in più dover pagare l’affitto, non è fattibile. Nei paesini la vita costa ancora un po’ meno. Tuttavia, uno si deve adattare e deve amare la vita tranquilla.
Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
Ho la macchina a gasolio e pago dai 1,58 ai 1,78 Euro al litro. I cibi d’importazione sono cari ma le marche locali non molto. Alcuni supermercati hanno gli stessi prezzi di quelli in Italia mentre altri sono più cari ma al mercato si trovano frutta e verdura a meno di €1 al kg. Il burro, per esempio, costa più di €2, una dozzina di uova bio costa 6 Euro. In alcuni ristoranti si può mangiare un pasto completo con bevanda, dolce e caffè per €7. Il caffè al bar costa €0,75.
Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?
Non è molto difficile, come cittadini EU l’iter da seguire è uguale per tutti, portoghesi e non. La lingua ufficiale è il portoghese ma molte persone parlano bene l’inglese e anche il francese, dunque, con un po’ di buona volontà, si riesce a fare molto da soli. La burocrazia è come in Italia, complessa e a volte insensata, quindi è meglio farsi aiutare da persone competenti. Alcune formalità si possono sbrigare benissimo da soli, specialmente per una piccola attività in proprio, e direi che un buon contabile è indispensabile.
Da quando abiti lì, hai notato dei cambiamenti nella città?
Costruiscono case e appartamenti nuovi e moderni e sono stati aperti nuovi negozi, principalmente appartenenti a grosse catene come Intermarché.
Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?
Come prima cosa il codice fiscale, un numero di telefono portoghese, poi un certificato di residenza e il conto in banca, a meno che uno non voglia essere residente, allora può aprire un’attività come residente estero che lavora qui.
Come ti sei mossa per cercare un alloggio?
Almeno all’inizio, ho usato gruppi Facebook, il sito Idealista, Casa Sapo e le agenzie immobiliari poi, man mano che ho fatto amicizia con le persone del posto, è diventato più semplice trovare buone occasioni tramite il passaparola.
Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?
Le zone non gettonate dai turisti e non in riva al mare. Diciamo che in tutti i posti a 45 minuti di macchina dal mare è possibile trovare buone occasioni sia per comprare sia per affittare e i prezzi dei ristoranti sono ragionevoli. Il segreto resta sempre la capacità di adattarsi alla vita locale.
Come sei stata accolta dalla gente del posto?
Molto bene, i locals sono persone cordiali e ospitali. I portoghesi in generale non sono invadenti e pronti a invitarti a casa loro però se uno ha bisogno c’è sempre chi è pronto a dare una mano. Ovviamente c’è differenza tra la gente che vive nelle zone remote delle campagne, che non ha molto ma ti dà volentieri un pomodoro, un chilo di fichi o due insalate, e il portoghese che vive in un posto molto turistico. Quest’ultimo é meno “generoso”, pur restando cordiale e gentile, e ha la tendenza a vedere lo straniero come un portafoglio ambulante.
Come descriveresti le loro vite?
Semplici, tranquille e senza stress. Molti portoghesi non sono interessati a “fare soldi”, sono contenti con quello che hanno. Preferiscono avere meno e passare più tempo con famiglia e amici piuttosto che stare al lavoro per guadagnare sempre più soldi.
Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?
Direi che la sanità è paragonabile a quella italiana, buona in alcuni posti e non eccellente in altri. Qui c’è penuria di medici di base, dunque, a volte ci vogliono anche 2 anni prima di avere un medico di famiglia. Nel frattempo, però, in caso di bisogno è possibile andare al “centro di salute” e lì ti visitano senza troppi problemi. La burocrazia, come accennato, è come quella italiana, a volte insensata ma altre volte veloce e snella. I mezzi pubblici sono buoni e puliti in città, inesistenti altrove.
C’è qualcosa sul Portogallo che hai scoperto solo una volta sul posto e che, magari, avresti voluto sapere prima della partenza?
Diciamo che il tempo qui ha una dimensione molto diversa. I portoghesi hanno la tendenza a non dire mai di no direttamente, dunque, per qualsiasi lavoro ti dicono “sì, non c’è problema, lo faccio” e poi non si fanno mai vedere o quando li chiami ti raccontano che la macchina si è rotta o che verranno la settimana prossima ma poi passano 2 o 6 settimane prima che li vedi. Prima o poi le cose vengono fatte ma ci vuole una vita e bisogna riuscire a navigare tra un mare di “bugie”. Ci vuole tanta, tanta pazienza e sicuramente non bisogna avere scadenze pressanti, altrimenti è la fine. Molti locals ti fanno perdere tanto tempo per niente però fa parte del vivere qui e, dopo un po’, ci si abitua. Se poi si ha un amico fidato portoghese che fa da intermediario, allora le cose diventano molto più semplici.
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Direi che è complicato trovare la propria dimensione e la “propria gente”. Se uno non parla la lingua è difficile fare amicizie vere con i locals e gli espatriati generalmente restano tra di loro. L’importante è non scoraggiarsi e continuare a conoscere gente, uscire e tentare cose nuove, poi pian piano si trovano le persone giuste e la propria dimensione.
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
Per me la gioia più grande è stata quella di trovare una dimensione di vita più umana e serena, dove i valori come il rispetto, l’educazione e la gentilezza sono ancora presenti. Le soddisfazioni? La possibilità di vivere a contatto con la natura e un’atmosfera dove il denaro non è la priorità numero uno nonché di dare un significato più profondo alla mia vita. Ho meno ricchezza materiale ma sono molto più felice e la mia vita è molto più ricca oggi di quanto non lo sia stata in passato.
Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
Consiglierei di venire prima a farsi un giro per vedere com’è il Paese. Direi anche di non limitarsi semplicemente alle zone più gettonate o a quelle dove ci sono più italiani. Tutti i Paesi hanno i loro pro e contro, dunque, è bene non soffermarsi su quanto costa questo o quello ma guardare al quadro generale e ascoltare il proprio istinto. Cercate di parlare con la gente del posto, magari affittate prima di comprare, almeno in un primo tempo. Il Portogallo è molto vario e ha molto da offrire.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
A chi vuole venire in vacanza qui direi di stare lontano dei posti turistici e di cercare di scoprire il Portogallo autentico, la sua gente e la sua cultura.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato che si vive molto meglio senza stress e con meno beni materiali. Che la gente “povera” è molto più ricca di quanto si pensi, che l’essere umano è fatto per vivere a contatto con la natura, seguendo i ritmi naturali e non rinchiuso in un ufficio 40 ore a settimana. La felicità viene da dentro, dal trovare la propria dimensione e la propria ragione di vita, e non da quanti soldi e beni materiali si hanno.
Progetti futuri?
Riuscire a sviluppare un network di adozioni e sponsorizzazioni per dare ai “cavalli senza nome” una vita migliore qui in Portogallo o all’estero, attraverso l’offerta di un turismo eco-responsabile di persone che vogliono supportare questo progetto, venendo a scoprire il Portogallo rurale e a imparare un modo di addestramento molto più naturale ed etico, basato sull’etologia.
Per seguire e contattare Silvia:
E-mail: Sylviacarozzi@gmail.com
Facebook: www.facebook.com/westernridinginportugal
www.facebook.com/ForsmanshipMethod