Tommaso e la sua vita a Bacalar (Messico)
Questa è la storia di Tommaso: “Un ragazzo, un giovane di ‘ventiqualcosa’ anni come tanti altri. Inesperto della vita, ingenuo e un po’ sognatore. Precario o disoccupato a seconda dei periodi. Tutto sommato insoddisfatto per le scarse possibilità di realizzazione nella propria terra d’origine, la Versilia. Con precedenti tentativi di evasione: Berlino all’età di 18 anni, prima di iniziare l’università, prima che il servizio militare ponesse fine alla trasferta. In tutto 5 mesi, sufficienti per intuire le potenzialità offerte dalla fuga”. Fuga avvenuta nel 2007 con destinazione Barcellona, dove ha vissuto per cinque anni, fino a quando, sentimenti negativi come rabbia, frustrazione e noia, mescolati alla speranza di trovare sempre un posto dove poter stare meglio, l’hanno portato a Bacalar, una piccola cittadina situata sulla costa orientale dello stato del Quintana Roo, Messico, dove tuttora vive da circa sei mesi.
Tommaso, prima della “fuga” di cosa ti occupavi in Italia?
Di poco e niente. Nel 2005 mi laureai in Scienze Politiche a Pisa; volli studiare quello che piú mi piaceva incurante delle poche promettenti prospettive lavorative. E cosí fu: lavoretti stagionali malpagati senza futuro, una casa editrice locale e non molto altro. Ah sí, uno stage presso l’ufficio cultura del Comune di Viareggio che riuscì a disilludermi circa la possibilitá di approfondire la questione relativa alla gestione della cosa pubblica: capii che se non sei “figlio di” o iscritto in un partito da tempo, sarebbe stato solo tempo perso.
E quindi? Una volta capito il sistema cosa hai fatto?
Nel febbraio del 2007 salii su un aereo per Barcellona: non ero mai stato in Spagna (o meglio dovrei dire Catalogna), non conoscevo nessuno da quelle parti e non biasciavo piú di 2 o 3 frasi in spagnolo. Nella valigia poche cose (in questo Ryanair non ti aiuta), ma tanta rabbia da sfogare. Nel giro di due settimane avevo una casa e un lavoro. É vero che nel 2007 colá le vacche grasse la facevano ancora da padrone, ma forse un po’ del mio ce l’ho messo e le cose sono andate molto bene sin dall’inizio. Nuovi amici, compagni d’appartamento, colleghi, meravigliosa vita sociale e tante belle esperienze da bruciare per recuperare il tempo giá passato. Wow. Avere ancora 27 anni.
Hai deciso volutamente di trasferirti a Barcellona o è stata un’opportunità che ti si è presentata?
Mi sono trasferito a Barcellona perché incoraggiato da un’amica che viaggiava con me e con la quale condividevo quella voglia di fare fagotto. Poi lì le cose presero la dovuta piega sin da subito: trovai lavoro nel call center di una banca. Un lavoro così così, però pagavano molto bene se sapevi muoverti, contratto a tempo indeterminato. E Barcellona ai tuoi piedi, da scoprire, vivere a pieno.
Un lavoro pagato bene, un contratto a tempo indeterminato, una casa….Nonostante tutto hai lasciato Barcellona per volare in Messico..
Non credo nei cicli, ma dopo 5 anni a Barcellona molte cose erano cambiate: innanzitutto dai 27 ero passato ai 32, nel mezzo mi ero sposato con una messicana, ex-compagna di appartamento, avevo imparato ad odiare il lavoro dipendente, avevo fatto un master in marketing digitale, avevo cominciato a guardare piú in lá del domani ed avevo scoperto che Barcellona non mi stava offrendo quello che nuovamente cercavo: possibilità e libertà. Certo che la crisi economica non aiutò in quel senso, ma ad ogni modo non ho mai pensato di indebitarmi 30 anni per 60mq. di zona di comfort. E quindi decidemmo di far nuovamente fagotto, questa volta in due, con qualche rimpianto sì, perché Barcellona è il massimo che ho conosciuto. Ed il Messico mi era vicino: l’avevo conosciuto nel frattempo durante alcuni viaggi in compagnia della mia fidanzata, poi moglie. Anche Cacucci aveva contribuito. Mi piaceva… sembrava che in quel caos ci fosse un posto per chiunque volesse ritagliarsi un proprio spazio, senza chiederti l’anima in cambio. Così sono tornato ai miei 18 anni, quando montai su una macchina guidata da uno sconosciuto in direzione Berlino. Dodici ore di viaggio come allora.
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Un ulteriore trasferimento che ha significato un ulteriore cambio di vita, lavoro, amici… Quanto è stato difficile affrontarlo?
Meno che la prima volta; un po’ ti ci abitui a non mettere radici, a continuare il viaggio. Ma in fin dei conti non è un cambio di vita. Cambiano le tue abitudini, gli amici , l’ambiente, etc… é vero, ma è la persona che cambia ed il contesto è poi solo un riflesso di te. “Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare.”
Cosa ti ha dato la spinta per mollare tutto e andare via? Dove hai trovato il coraggio per farlo?
Piú che al coraggio penso all’incoscenza ed alla spensieratezza, intesa come astinenza dal dover conoscere e pianificare ogni aspetto prima di toccarlo con mano (che sforzo per uno della “vergine” come me…). Quasi sempre ho trovato le motivazioni per intraprendere nuove avventure in sentimenti negativi come rabbia, frustrazione, noia, mescolati alla speranza di trovare sempre un posto dove poter stare meglio.
Ora vivi da circa 6 mesi a Bacalar. Di cosa ti occupi?
Insieme a mia moglie, ho da poco creato un’agenzia di disegno web e marketing digitale www.ikaxan.com; lei è un’informatica di formazione ed io ho studiato marketing per cui, vista la necessitá da queste parti di professionisti del settore, ci è sembrato facile imbarcarsi in questa avventura. L’inizio è stato promettente. Abbiamo inoltre appena comprato un pezzo di terra dove costruiremo la nostra casa. Se poi ci saranno tempo e risorse, mi piacerebbe fare molte altre cose, come aprire un cinema, forse mettere su famiglia e chissà… Qui nel “pueblo” c’é bisogno di tantissimi servizi, per cui, quasi tutto quello che ti puó passare nella testa, ha senso.
Parlaci di Bacalar …
E’ un paese in cui si vive con tranquillità, molta tranquillità. É stato un cambio piuttosto radicale passare da Barcellona a Bacalar. É un paesino rurale con il grande attrattivo di ubicarsi sulle sponde della “Laguna de los siete colores”, autentico paradiso in terra. Il costo della vita è ancora piuttosto contenuto in relazione al potere di acquisto di uno stipendio locale, ancora di piú se lo si rapporta all’euro. Il turismo, unica industria locale degna di menzione, è abbastanza vivo, ma in prospettiva rimangono enormi margini di sviluppo in tutte le direzioni. I servizi basici sono scarsi, ma sufficienti se non hai grandi esigenze. Per intenderci non ci sono supermercati, negozi, bar, locali, centri commerciali alla europea. A 25 minuti di macchina, per tutto il resto ma senza esagerare, si trova Chetumal, capitale dello Stato. Direi che ci si vive bene, ma non me la sentirei di raccomandarlo a tutti. A un paio d’ore a nord ci sono Tulum, Playa del Carmen, Cancun, autentici vivai di italiani in fuga, piú vicine all’idea di cittá tropicale sulle sponde del mare dei caraibi, piú vicine agli standards a cui noi italiani siamo abituati. Se dovessi riassumere i pro e i contro del vivere qui a Bacalar, questi sarebbero i punti principali:
Pro. 1. Sei libero di fare piú o meno quello che vuoi (finché non pesti i piedi a qualcun’altro). Le leggi ci sono a mó di monito, stile “cosí dovrebbero andare le cose”, ma alla fine in una maniera o in un’altra riesci a risolvere qualsiasi questione. 2. La gente é veramente gentile, disponibile e di buon umore. É una delizia passeggiare per le strade e scambiare sorrisi con i passanti. 3. La laguna ed il calore. Laguna di sabbia bianca ed acque cristalline, dove potersi immergere tutto l’anno grazie alle costanti alte temperature. Meraviglioso.
Contro. 1. Sei libero di fare piú o meno quello che vuoi (finché non pesti i piedi a qualcun’altro). E questo è il problema. Non si rispettano le regole ed ognuno si fa le sue, a sua convenienza. Il sentimento di appartenenza ad un bene comune è basso ed alla fine le questioni si risolvono corrompendo le ‘autoritá’ o fregandosene del pensiero altrui. E poiché i locali non svettano per buon gusto e moralità, i risultati non sono i desiderabili. 2. La gente è veramente gentile, disponibile e di buon umore. Si è vero, ma purtroppo anche ignorante e povera. Questo induce le ‘autorità’, che tutto sono a parte modelli di autorevolezza, ad approfittare della situazione manipolando a loro piacere il popolo per soddisfare fini particolari. ‘Pan y circo para el pueblo’. 3. La laguna ed il calore. ¡Que rico! Si direbbe. Ma anche che caldo torrido! Da aprile ad agosto si salvi chi puó…nel senso che, a parte imparare a sopravvivere al caldo, devi imparare a farlo anche con gli uragani!
In fin dei conti tutto puó essere un pro o un contro: dipende come sei abituato a vedere il bicchiere.
E dal punto di vista professionale cosa puoi dirci? Ci sono differenze rispetto al nostro?
Certamente. Considerando il contesto, non è difficile posizionarsi sopra la media con una preparazione accettabile. Oltretutto i messicani sono noti per essere ‘malinchistas’, cioè danno più valore a ciò che viene da fuori piuttosto che a quello che hanno in casa; questo fa sí che uno straniero (a volte anche poco meritatamente) veda aprirsi le porte piú facilmente rispetto ad un locale.
Beh..questo è alquanto positivo per chi viene da fuori. Ma possibilità ce ne sono?
Sì, ce ne sono moltissime, sia come lavoratore autonomo che come dipendente, soprattutto nelle grandi città. Chiaramente qui, in Quintana Roo, il settore del turismo fa da padrone, per cui hotel, villaggi turistici, ristoranti, etc, sono sempre alla ricerca di personale. Occhio peró perché gli stipendi sono bassi e i giorni di vacanza ancor di più. Per il lavoro autonomo personalmente vedo grandi possibilitá, a patto che si possieda una spiccata abilità nel sapersi districare nella burocrazia (pensavate che l’Italia fosse un inferno? Ricredetevi). Manca da queste parti gente motivata e preparata per creare posti di lavoro di qualità.
E per quanto riguarda la sicurezza? In che misura è sentito il problema?
Qui nel villaggio la situazione è tranquilla: qualche furtarello, qualche ubriaco che fa un po’ di casino, un po’ di spaccio (la frontiera col Belize dista 30 minuti di macchina)…niente di preoccupante comunque. Si direbbe che un tasso basso di delinquenza è strutturale in presenza di una forte distanza tra poveri (la maggioranza) e ricchi. Piú in generale (esclusa Cancun), la situazione nella penisola dello Yucatan è una delle migliori del Paese. Per il resto della repubblica… beh ci sono i giornali a cantarne gli orrori.
Ci sono molti italiani a Bacalar?
Se non sbaglio, al momento dovremmo essere 10 residenti. Prima comunità europea di stranieri (che novità, no?). Qualcuno poi viene e va. Vincono per numero Gringos e Canadesi e magari Guatemalesi e Belizegni…ma si mimitizzano meglio e non è facile contarli.
Sei sposato con una messicana da tre anni. Quanto incide nel rapporto di coppia, la convivenza di due culture diverse?
Chissà, in fin dei conti non vedo grandi differenze tra le nostre culture (mia moglie è di Città del Messico): tutti e due siamo cresciuti da bimbi con Mazinga Zeta e Walt Disney, poi MTV con Daria e Beavis and Butthead…la globalizzazione ci prepara ad essere sempre piú simili. Certo alcune sfumature, per fortuna, rimangono. Tradizioni culinarie, sociali, culturali in senso lato ma, alla fine, noi siamo stati colonizzati dagli Stati Uniti, loro ce l’hanno sull’uscio. ‘Mexico, tan lejos de Dios, tan cerca de Estados Unidos’.
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Cosa apprezzi maggiormente del Paese in cui ti trovi? E cosa invece non riesci proprio a capire e a giustificare?
Se dovessi scegliere una cosa tra le tante che apprezzo di questo Paese, direi che il diritto ad un facile accesso ad una casa di proprietá sia quella che piú mi colpisce. Anche la gente piú umile che non ha mezzi alcuni per accedere a prestiti, possiede sempre un pezzetto di terra e un tetto di proprietà. Quello che non riesco a giustificare (come italiano non mi dovrebbe colpire piú di tanto) è la cattivissima gestione della cosa pubblica e la bassissima qualità della classe politica. PRI, PAN, PRD, etc.. non é una questione di colori politici, ma di poco amore verso i rappresentati e la propria terra. Si può essere così corrotti?
Cosa consiglieresti a chi sta meditando di trasferirsi?
Fatelo! Sarete sempre in tempo per tornare indietro se non dovesse piacervi, ma lo dubito.
Magari prima fatevi un bel viaggio per tutto il Paese (il visto turistico dura 6 mesi); il Messico è così grande e vario che, prima di prendere una decisione sul luogo in cui trasferirsi, vale la pena girarlo in lungo e in largo; ad ogni modo vi porterete a casa un’esperienza indimenticabile. Oltretutto offre la possibilità di viaggiare alla portata di tutte le tasche, a seconda delle possibilità e dei gusti. Infine vorrei rimarcare che più ti allontani dal tuo Paese, più torni ad apprezzarlo, rivalutando tanti aspetti che probabilmente si danno troppo per scontati.
Cosa hai trovato di positivo all’estero nel settore lavorativo e nella vita privata che invece in Italia non trovavi?
Poter mettere su un progetto personale senza doversi preoccuparsi troppo di permessi e finanze; qui vige la regola: tu provalo, poi se ti va bene ti metti in regola!
Cosa pensi del gran numero di italiani che in questo periodo sta lasciando l’Italia?
Che fanno bene. Io sono come loro. Mi piacerebbe pensare il contrario ma, ahimé, la situazione italiana non ti lascia scampo: o scappi o fatichi. É penoso questo fenomeno: spero tocchi alla nostra generazione e che le prossime abbiano più possibilità di scelta.
Durante questi 6 anni di permanenza all’estero ti è mancata l’Italia?
Ovviamente le bellezze del nostro Paese sono uniche, così come la famiglia o gli amici, che spesso mancano (chissà che non riesca a portarmene qualcuno da queste parti….). Fortunatamente, finché vivevo a Barcellona, potevo ritornare a casa due, tre volte l’anno, ora, dal Messico la cosa si fa parecchio piú difficile.
Ci tornerai un giorno o pensi che ormai l’estero resterà la tua casa?
In questo momento non ci sono le condizioni per tornare in Italia e non credo che ci saranno presto, per cui, rimango qui. Per concludere, mi piacerebbe aggiungere una considerazione di carattere generale: il punto di vista espresso in questa intervista sul Messico vale per quella che è stata la mia esperienza fino ad ora. Ripeto che il Messico è molto ampio non solo per dimensione, ma anche per la vastità di realtà locali tanto distanti l’uno dall’altro. Prendi uno di Tijuana, uno di Merida, uno di Tapachula, uno di Zacatecas, li metti accanto e non noterai grandi somiglianze. Oltretutto la mia esperienza, esclusi i viaggi in lungo e largo per la repubblica, si basa soprattutto sulla vita bacalarense che, di per sé, é un microcosmo. Un emigrato in altre zone della repubblica potrebbe offrire punti di vista ed esperienze molto distanti da quelle appena raccontate e non per questo poco credibili; quindi vi invito a prendere le mie parole per quello che sono evitando facili generalizzazioni.
Con piacere risponderó a chiunque voglia approfondire la questione “emigrare in Messico”; o meglio “emigrare a Bacalar”!
A cura di Nicole Cascione