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Laura: il mio Senegal, la mia Africa, il mio ostello Begue Pokai

vivere in senegal

Aprire un ostello B&B in Senegal

Soffrire di mal d’Africa? Si può….A molti accade di recarsi in viaggio nelle calde terre africane e al ritorno soffrire di nostalgia, ricordando i sorrisi semplici e genuini.

Quel che è successo a Laura, al ritorno da un viaggio in Senegal. Accompagnata nel viaggio di ritorno da un vero e proprio “scompiglio emotivo”, Laura ha sofferto successivamente di una malattia nostalgica, che le ha fatto sembrare la sua vita nel mondo “bianco” fatto di schemi, obiettivi, conformismi e regolazione dei tempi, priva di logica.

Così ha deciso di tornare e di aprire un ostello, il Begue Pokai, nato con l’obiettivo di trasmettere ad ogni viaggiatore quella pace interiore ed esteriore che può essere vissuta in Senegal.

Laura, che significato ha la parola Begue Pokai?

“Begue Pokai” significa: “Felicità del Viaggio” .“Begue” è un saluto utilizzato in Senegal ed il suo significato in wolof (il dialetto locale) è “Felicità”. “Pokai” è invece il nome di un’associazione che è stata attiva a Milano fino al 2013 e che significa appunto “viaggio” in lingua Maori.

Perché hai deciso di chiamare così l’ostello che hai aperto in Senegal?

La scelta di chiamare l’ostello “Begue Pokai” nasce dall’obiettivo di trasmettere ad ogni viaggiatore l’atmosfera della pace interiore ed esteriore che può essere vissuta in Senegal, così come è stato per il mio primo viaggio e per ogni volta che metto piede in questa terra.

La parola Pokai è appunto dedicata al nome dell’associazione delle due amiche con cui ho vissuto il mio primo viaggio in Senegal nel 2011 e, tra l’altro, significando proprio Viaggio, è stato quasi naturale accostarlo alla parola Begue.

Inoltre le due parole derivano la prima dal dialetto locale, mentre la seconda dalla popolazione Maori, quindi dall’altra parte del pianeta, proprio perché il Begue Pokai vuole essere un punto di ospitalità in Senegal per tutti i viaggiatori del mondo.

Una scelta inusuale la tua. Quando e perché hai deciso di aprire il Begue Pokai proprio in Senegal?

Il mio primo viaggio in Senegal è stato di 4 settimane, nell’agosto 2011. Avevo già visitato altri Paesi e posti per così dire “esotici” come Cuba, la Thailandia (qui la nostra guida per trasferirsi a vivere e lavorare in Thailandia), l’India…. Ma la sensazione e “lo scompiglio emotivo” che ha accompagnato il mio ritorno in Italia dal Senegal, anche nelle settimane successive al viaggio, non è paragonabile con nulla vissuto in precedenza e mi ha spinta a ritornare dopo pochi mesi.

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Questo è ciò che potrebbe essere definito “mal d’africa”, una vera e propria malattia nostalgica, in quanto la vita nel nostro mondo “bianco” fatto di schemi, obiettivi, conformismi e regolazione dei tempi, sembra essere priva di logica.

Per questo, nel secondo viaggio in Senegal mi è venuto naturale prima acquistare un terreno, poi far scavare un pozzo, poi trovare un muratore, poi… e poi… tutto il resto è accaduto da sè. Ovviamente la scelta, per così dire “istintiva e irrazionale”, è stata ponderata dai dati razionali: il Senegal è una repubblica democratica stabile, con un PIL in costante crescita, con una maggiore attenzione al turismo e con l’imminente apertura di un nuovo aeroporto internazionale che dista pochi chilometri dal villaggio di Toubab Dialaw, dove ho costruito il Begue Pokai.

Per quanto riguarda l’apertura dell’ostello, quali sono stati i passi burocratici affrontati?

I passi burocratici sono stati e sono ancora oggi veramente complessi, devo ammetterlo, soprattutto perché il progetto ha previsto una prima fase di costruzione ed una seconda di avvio dell’attività “commerciale”.

Potremmo scrivere un libro su tutte le peripezie affrontate e ancora in corso, proprio perché, essendo il turismo un settore poco controllato in passato, ma in espansione e su cui il governo sta puntando, è in atto una fase di regolamentazione delle strutture soprattutto locali, che sono state per anni lasciate a se stesse da parte delle autorità.

Sei da sola a gestire il Begue Pokai?

Sì, al momento sono unica proprietaria, anche se l’idea iniziale è partita con un’altra amica che ha poi avuto necessità di allontanarsi temporaneamente dal progetto, ma senza di lei sicuramente il Begue Pokai non sarebbe esistito.

Poiché vivo per la maggior parte dell’anno in Italia, sono aiutata da una “equipe” con cui si è instaurato un rapporto non solo lavorativo, ma di profonda stima e amicizia. Mi aiutano in pianta stabile tre persone senegalesi meravigliose, Astou (la ragazza delle pulizie); Ablaye il guardiano tuttofare e Elaje il giardiniere.

Poi c’è David che si occupa di accompagnare i viaggiatori nelle varie escursioni. Tuttavia, soprattutto nella fase di start-up, sono stata aiutata da una persona meravigliosa che si chiama Ivana, che vive in Senegal da 25 anni e che mi ha aiutata fisicamente e moralmente ad affrontare i problemi. La chiamo, scherzando, “la Direttora”. Sono stata poi supportata nella gestione da altre ragazze che hanno dato la loro impronta e il loro contributo al Begue Pokai; Loredana, Martine, Stefania e adesso Stephanie.

Partecipo anche alla piattaforma “Workaway”, che mi offre la possibilità di ospitare viaggiatori gratuitamente che, in cambio, dedicano alcune ore della giornata ad aiutarci. Proprio per questo motivo, ho lanciato l’hashtag “#beguepokaisyou”: chiunque passi o decida di vivere al Begue può lasciare la sua impronta e il suo segno.

Quali sono i servizi offerti?

Il Begue Pokai non è propriamente un ostello, ma una combinazione tra il viaggio in solitaria e la vita in famiglia, proprio perché ogni viaggiatore instaura un rapporto di familiarità e amicizia con il resto della banda.

Il Begue Pokai offre diversi tipi di soluzioni per tre tipologie di portafogli, dal posto letto in camerata, alla camera doppia o tripla con bagno privato. I prezzi sono comunque accessibili ed economici. Il target a cui si rivolge il Begue Pokai è quello del viaggiatore zaino in spalla. Dal Begue Pokai è possibile arrivare in pochi minuti a piedi alla bella spiaggia dorata di Toubab Dialaw e mettere direttamente i piedi nell’Oceano Atlantico. L’arredamento è ispirato all’eco-design e tutto il materiale e le forniture sono stati acquistati in Senegal proprio per promuovere l’economia locale.

Il Begue Pokai offre inoltre: pick up dall’aeroporto; colazione biologica continentale a base di prodotti e marmellate spesso fatte con i frutti del giardino; connessione wi-fi; possibilità di fare un tuffo nella piscina con vista sull’Oceano di un vicino di casa; accesso alla “biblioteca del viaggiatore”, alimentata proprio dai libri e riviste regalati dagli ospiti.

Diamo anche assistenza prima del viaggio, con consigli pratici su cosa mettere in valigia e possibilità di organizzare escursioni personalizzate in base ai desideri di ogni comitiva, visitando non solo le meraviglie del Senegal, ma anche le associazioni locali con cui il Begue Pokai collabora per i propri progetti di sostenibilità ambientale e sociale, come ad esempio l’associazione Sunugal.

I viaggiatori possono anche partecipare attivamente al progetto “adotta un albero”, aiutandoci fisicamente a piantare alberi da frutta presso le famiglie del villaggio per combattere la desertificazione. Infine, i più fortunati potranno aguzzare la vista per scovare il simpatico camaleonte che ha deciso di venire a vivere sul banano del Begue Pokai!

Ci sono molti italiani tra gli ospiti del Begue Pokai?

Sì, al Begue Pokai ci vengono a trovare molti italiani, ma non mancano famiglie senegalesi o gruppi francesi, oltre alle simpatiche eccezioni.

Ad esempio, l’anno scorso abbiamo ospitato una comitiva di ragazzi e ragazze spagnoli, una famiglia svedese e un signore sloveno, mentre a marzo si è fermato per qualche giorno un canadese che stava attraversando l’Africa in autostop con un trolley ed un ombrello da pioggia. Ad aprile abbiamo invece ospitato una coppia di ragazzi, tedesca lei, giapponese lui.

Insomma, è stato raggiunto lo spirito della multiculturalità, dal Senegal all’emisfero australe!

Al momento ti dividi tra il Senegal e l’Italia. A quando il trasferimento definitivo?

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Chi può dirlo? Quando sarà arrivato il momento giusto lascerò anche io queste mani che mi trattengono e scenderò giù per lo scivolo.

Non ti spaventa un po’ trasferirti in un posto distante anni luce dall’Italia, soprattutto per quel che concerne usi e costumi?

La paura è comprensibile, si tratta di un Paese con una cultura spesso distante da quella occidentale, ma proprio per questo motivo più genuina, viva ed “attraente”. In altri termini, la cultura senegalese richiede una costante profonda attenzione da parte di noi bianchi, chiamati “Toubab”, per essere compresa appieno e in ogni sua sfaccettatura: dall’alimentazione, all’abbigliamento, alle feste religiose, ai rapporti umani stessi.

La distrazione in Senegal, per chi decide di viverci, si può pagare a caro prezzo. Il Senegal è comunque a poche ore di distanza dall’Italia e inizia ad essere popolato da un numero crescente di italiani che riescono a dedicare un po’ del loro tempo, anche sui social network, per condividere esperienze o confrontarsi su problemi quotidiani degli espatriati.

Ho conosciuto proprio in Senegal persone meravigliose che sono ormai entrate a far parte del mio gruppo di amici con la A maiuscola.

Progetti futuri:

Per il futuro più immediato sto organizzando delle nuove formule di viaggio che si chiamano “Viaggilab”, ovvero dei viaggi/laboratorio di 9 giorni, con base al Begue Pokai, durante i quali, accanto alla scoperta del Senegal, si partecipa a laboratori tenuti da esperti del settore in lingua italiana: a ottobre partirà il Viaggiolab di Saponificazione e trasformazione delle Erbe, mentre a novembre stiamo formando il gruppo per il viaggiolab in “Naturopatia”.

Tra dicembre e gennaio è previsto invece quello di Fotografia. I viaggiLab danno la possibilità di conoscere il Paese con un approccio diverso e tornare a casa con un doppio bagaglio culturale.

Per il futuro vorrei trovare dei finanziamenti per il progetto “Boutique No Plastique”, che ho lanciato in via sperimentale negli anni passati, e che si impegna a sensibilizzare le famiglie e i commercianti locali al minor consumo di sacchetti di plastica.

Vorrei poi ospitare nel Begue Pokai esposizioni di artisti locali nel campo della scultura, sfruttando gli spazi in comune e il giardino. Infine, sto progettando di creare al piano terra dei servizi dedicati non ai turisti, ma esclusivamente agli abitanti del villaggio…. Ma questa sarà una sorpresa!

Sito: www.beguepokai.com

Video: www.youtube.com/watch?v=aL6EEz3Hj2c

Mail: Begue.pokai@gmail.com

A cura di Nicole Cascione

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