Emigrare in Svezia
Mario Varcaccio lavora nella clinica di malattie infettive al Policlinico di Trollhättan in Svezia. Ha deciso di trasferirvisi nel 2014, subito dopo essersi laureato e dopo aver ottenuto l’abilitazione. Una scelta la sua legata non solo all’attuale sistema di distribuzione dei posti di specializzazione, che non sempre consente di iscriversi al corso desiderato, ma anche alla certezza di dover andare presso un’altra Università. Una situazione che, come afferma egli stesso, porta ad una conseguenza naturale: emigrare, per poter in tal modo studiare ciò che si è scelto nell’Università desiderata.
Mario, vivi in Svezia da oltre due anni, avrai sicuramente un quadro chiaro del sistema sanitario svedese, in cosa differisce da quello italiano?
Le differenze sono veramente tantissime e sostanziali. Il paziente rientra in protocollo clinico terapeutico, che va dal momento del ricovero fino alla completa guarigione, con contatti domiciliari telefonici programmati da parte del sanitario ospedaliero. Le visite hanno dei prezzi quasi simbolici (10-15 euro). La medicina generale è strutturata in maniera completamente diversa: non esiste la nostra figura del medico di famiglia, ma ci sono veri e propri ospedali specialistici di medicina generale con laboratori per eventuali analisi, che consentono quindi di evitare il sovraccarico di lavoro nei policlinici oppure visite specialistiche inutili. Inoltre, l’anagrafe del paziente è nazionale e viene aggiornata ad ogni visita; pertanto qualsiasi pronto soccorso, in caso d’urgenza, è in grado di conoscere le problematiche cliniche del paziente ed il tipo di terapia effettuata.
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E quello universitario?
Quello universitario è in parte simile, ma qui gli studenti non pagano tasse. L’università di medicina dura 6 anni e tutte le scuole di specializzazione durano 5 anni (inclusa Medicina Generale). In Italia, durante gli anni universitari, manca completamente la parte pratica, oltre ai contatti con i pazienti, mentre qui in Svezia gli studenti universitari hanno molte ore di attività frontale con i pazienti nelle varie branche. Gli studenti di Medicina percepiscono, a volte, una retribuzione a partire dal 5°-6° anno. L’abilitazione merita una considerazione a parte. In Svezia si parte dal presupposto che prima di essere specialista di qualsiasi branca si è “medici”, pertanto viene effettuato un percorso di 21 mesi in varie branche (sia mediche che chirurgiche) al fine di ottenere un’omogenea formazione professionale, poi si accede alla specializzazione. In Italia, il più delle volte, si diventa specialisti senza essere in grado di porsi in modo corretto verso qualsiasi altra branca specialistica. Anche le modalità per ottenere l’abilitazione sono assolutamente diverse dalle nostre. In Italia, fino ad ora, per ottenerla occorrono solo sei mesi. E’ inoltre da sottolineare che, in Svezia, i 21 mesi di abilitazione sono sostenuti da veri e propri contratti lavorativi, ben retribuiti: 6 mesi in medicina generale, 6 mesi in chirurgia generale, 6 mesi in medicina interna e infine 3 mesi in una specialistica a scelta, che è solitamente quella in cui ci si vorrebbe specializzare.
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Esiste ancora la meritocrazia in Svezia?
Assolutamente sì! La modalità di accesso, a qualsiasi livello, consiste in un’intervista da sostenere con il direttore della clinica della quale si vorrebbe entrare a far parte, solitamente della durata di 1-2 ore; il più delle volte si comincia sempre con un contratto lavorativo, ovviamente retribuito, di prova, della durata di 6 mesi.
Quali sono i pro e i contro del vivere in Svezia?
Vivere in Svezia purtroppo non è semplice. Il clima è particolarmente rigido, la gente non è portata alla socializzazione, la lingua è complessa e il sistema lavorativo è completamente diverso dal nostro. Serve sicuramente un grosso spirito di adattamento e grande forza di volontà.
Quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare durante il tuo trasferimento?
Vivendo da solo le difficoltà sono state tante. All’inizio ho avuto difficoltà di integrazione a causa della lingua e soffro tuttora molto il periodo invernale a causa della mancanza di sole. Per quanto riguarda il lavoro, anche qui non è stato semplice, il sistema è completamente diverso e complesso. Sono arrivato qui da medico abilitato, ma i medici svedesi, con l’abilitazione effettuata in Svezia, avevano un’esperienza “sul campo” di gran lunga superiore alla mia e mi sono dovuto mettere in carreggiata velocemente….non è stata una passeggiata!
In base alla tua esperienza, quale consiglio daresti ad un giovane italiano in cerca della sua strada?
Sono qui consapevole di poter lavorare ed imparare molto di più rispetto ad una scuola di specializzazione italiana, senza dover subire un sistema che il più delle volte concede poco professionalmente. La mia scelta è legata agli obiettivi che mi sono preposto, certo costa in sacrifici ed affetti, in questi casi è indispensabile il supporto morale e finanziario della famiglia. La Svezia ha bisogno di medici, l’Italia non sembra avere una programmazione sanitaria chiara, questo esclude chiunque non voglia “tirare a campare”. A breve si creerà un problema gravissimo in Italia, il numero dei laureati sarà notevolmente superiore ai posti nelle varie specializzazioni con conseguente disoccupazione dei medici, ma di questo nessuno parla. Allora l’emigrazione dei medici sarà una necessità, fino a quando l’UE non ci toglierà anche questa possibilità.
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Pensi di rientrare Italia prima o poi? E a quali condizioni?
Mi manca molto il mio Paese e la mia famiglia, ma in questo momento non ci sono proprio le condizioni per poterci tornare. Purtroppo tanti medici neo specialisti in Italia non trovano posti negli ospedali, mentre qui si punta a far crescere i medici nei propri istituti e, alla fine del loro percorso di formazione, gli viene offerto un contratto a tempo indeterminato. Ultimamente poi in Italia non vedo molto rispetto per la professione del medico ed è ormai di moda denunciare sempre e comunque. Gli avvocati, ormai come i bagarini negli stadi, si appostano negli ospedali. Un giorno mi piacerebbe tornare in Italia da medico specialista ed ottenere un contratto a tempo indeterminato, ma mi rendo conto che in questo momento è solo un’utopia.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio primo obiettivo in questo momento è specializzarmi e poi valutare le proposte che mi verranno offerte.
La mail di Mario: mariovarcaccio@gmail.com
A cura di Nicole Cascione